Ambasciatori Bambini

14 1 0
                                    


Tra tutte le dodici terre,

una sola è quella che splende.

Motto nazionale del Regno di Glosbe.

Questa storia narra di come un giovane senza scopo nella vita, scoprì il vero motivo della sua esistenza e dell'esistenza dell'uomo. L'amore.


1 - Ambasciatori bambini

Entrai nella sala del trono con svogliatezza. Mi aspettava un'altra giornata tediosa. Mi stiracchiai il collo, mi grattai i capelli scuri spettinati e un po' troppo lunghi per il bonton di corte. Mi sedetti sulla poltrona reale a fianco a quella di mio padre e di mio fratello. Il trono era leggermente rialzato rispetto alla sala dei ricevimenti. Dal nostro piedistallo avevamo il controllo di tutta quello che succedeva nella sala. La grande vetrata intarsiata di vetri colorati, rifletteva il simbolo del sole sul pavimento di marmo bianco. Le grandi porte lavorate in mogano ci guardavano, esattamente di fronte a noi, all'altro lato della stanza. Stavo stravaccato, le mani incrociate fissando un punto indefinito in fondo alla sala. Cosa potevo inventarmi oggi? Di stare le prossime ore ad ascoltare la gente lamentarsi non ne avevo voglia. Ne avevo voglia di sentire le critiche di mio padre.

La mattina bisognava dedicarla alle udienze, il pomeriggio allo studio: così aveva deciso la mia istitutrice e così le mie giornate erano organizzate. Ma a cosa mi serviva partecipare alla politica dello Stato? Ero solo il secondogenito della famiglia e mio fratello sarebbe succeduto al trono del Regno di Glosbe. Sbadigliai. Io sarei rimasto fuori dai giochi. La mia rilevanza a corte era pressochè nulla. Non potevo decidere e in realtà mi andava bene così. Non avevo voglia di caricarmi dei problemi degli altri. Mi grattai la barba di 2 giorni pensieroso.

Ieri avevo quasi dato fuoco agli alloggi della servitù ed ero riuscito a non farmi scoprire.

L'altro ieri avevo riempito il cibo dei cavalli con degli acidi che avevo trovato nel ripostiglio dei giardinieri. Il risultato era stato molto divertente. Tutti quegli animali costosissimi, con il muso sfregiato indelebilmente. Per un momento mi ero sentito importante e artefice di qualcosa. Un'artista quasi. Che differenza c'era tra me e un pittore, o uno scultore, se entrambi davamo sfogo alla propria fantasia in modo diverso? Si, ero proprio un'artista. E il motore della mia arte era la noia.

Ero immerso nei miei pensieri quando le porte color mogano si aprirono. Mio padre e mio fratello entrarono scortati dalle guardie. Subito dopo apparvero una serie di araldi ai lati della grande sala dal pavimento di marmo e intarsiato d'oro. Erano tutti vestiti di tutto punto e con le trombe scintillanti.

Salendo le scale che portavano sul piano rialzato del trono, mio padre mi lanciò uno sguardo severo con i suoi occhi azzurrissimi. Sbuffai e roteai gli occhi. Non voleva che io arrivassi prima di lui. Per lui era una mancanza di rispetto di fronte a tutta la corte.

Dopo dieci minuti finalmente le udienze iniziarono.

Più persone si presentavano, più mi innervosivo. Erano tutte persone false. Sembravano tutti amare l'operato del re, ma chissà quanto ne avevano parlato alle spalle. E nonostante questo venivano a chiedere aiuto. E il re le aiutava. Questa era la politica di mio padre. Io li avrei solo abbandonati ai danni che avevano creato loro stessi. Pur sapendo che questo avrebbe potuto determinare una maggiore instabilità del reame.

Il marchese che era appena uscito, che numero era? Non capivo come sia lui che mio fratello potessero stare ad ascoltarli. Per quanto mi riguardava, potevano morire di fame. Loro stessi erano causa del loro male. Se erano poveri, che si rimboccassero le maniche.

-Chi sono i prossimi?- chiesi io al servo in attesa vicino a noi.

-Due ambasciatori del Regno delle Acque Mirabili- disse lui lapidario. Il Regno delle Acque Mirabili? Quello immerso in cui vivevano le ninfe? Forse sarebbe stato interessante. Improvvisamente si spalancarono le porte.

Fu una scena piuttosto strana. Di fronte a noi c'era una ragazza e un moccioso. Aguzzai la vista. Si era un moccioso. Come potevano essere ambasciatori?

Sorrisi divertito. La ragazza era di una bellezza sovrannaturale e non doveva essere di molto più giovane di me. Era alta rispetto a tutte le dame che giravano nel palazzo, aveva dei lunghi capelli dorati legati in una treccia, la carnagione chiara e due occhi verde acqua. Era vestita quasi come un uomo, e una donna nel mio paese non si sarebbe mai azzardata a girare così. Portava dei pantaloni di cuoio scuri, una camicia azzurra, con una grande cintura di pelle, alla quale era attaccato il fodero di quello che sembrava un pugnale. Per non parlare degli scarponcini neri di cuoio che le coprivano le caviglie. Se quella che portava attaccata alla cintura era la custodia per un pugnale, mi chiedevo... ma l'avevano perquisita prima di farla entrare? Ero sconvolto. L'unica cosa che sembrava seguire la nostra cultura era il velo che portava sui capelli. E cosa ci faceva a fianco a lei quel bambinetto? Avrà avuto 14 anni! Ed era vestito in maniera strana. Quasi come fosse uno di quei monaci rasati che giravano con le loro casacche azzurre predicando i loro dei.

Guardai mio padre e mio fratello, ma non sembravano divertiti come me. I loro volti erano una maschera di serietà e freddezza. La stessa che rivolgevano a tutti i poveretti che venivano in loro aiuto. Uno degli araldi si fece avanti e lì annunciò.

[CONCLUSO] Il Principe Oscuro - La Maledizione dei 12 Jano [SAGA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora