La via di luce

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Mai come in quel momento provai paura. Cosa potevo fare? Vagai con gli occhi per l'ambiente che mi circondava, alla disperata ricerca di una improbabile via di fuga.

-Chi sei?- chiesi io, cercando di darmi un tono.

-Dov'è la principessa Myriamne?- disse l'uomo. Per poco non feci un respiro di sollievo. Non stava cercando me quindi, ma voleva Miriam. Questo significava che potevo scappare in qualche modo.

-Era qui qualche minuto fa in effetti. Poi si è tolta la collanina ed è sparita...- dissi io vago, ma sincero.

-E dove è andata?- chiese lui.

Non potevo dirgli quale era il nostro punto di incontro, quindi avrei dovuto raccontargli una bugia, ma prima dovevo guadagnare tempo. Se avessi vuotato il sacco subito, si sarebbe insospettito.

-Perchè dovrei dirlo a te?- dissi io cercando di trasmettere sicurezza. Feci un passo in avanti, le braccia sui fianchi. Qualcosa brillò negli occhi dell'uomo. Cominciò ad avanzare verso di me, il mantello che ondeggiava al vento, i rami dei salici che vibravano nell'aria fredda, i suoi occhi vitrei. Richiamai tutto il mio autocontrollo per non fuggire a gambe levate. Presi l'unica cosa che mi poteva darmi un po' di sicurezza: il Jano. Lo estrassi e divaricai le gambe. L'uomo notò il pugnale, per un secondo percepii la sua incertezza. Ecco, dovevo fare leva su quella.

-Sei veramente sicuro di voler andare contro al Principe Elia del lucente Regno di Glosbe?- fui soddisfatto di me stesso, per il tono di voce sicuro e determinato che mi uscì.

-La principessa viaggia sempre con altri Detentori. Ero preparato all'evenienza. Sei solo un piccolo ostacolo in più alla mia ricompensa.- disse l'uomo sorridendo.

-Anzi, prenderò te e il tuo Jano, e vi venderò come schiavi. C'è un gruppo di mercenari interessati a gente come te!- Si lanciò su di me.

Male, male, male. Ero abituato a creare pericoli e problemi da lontano, non ero preparato per il corpo a corpo. Nonostante gli allenamenti con la spada, non ero per niente pratico con un pugnale. L'uomo estrasse dal mantello una sciabola e si scagliò su di me. Per poco la schivai indietreggiando.

Strinsi la mano destra attorno all'elsa. Doveva venirmi qualcosa in mente. Ora. L'uomo mi afferrò per il braccio e mi strattonò verso di sé. Calò la lama, voleva amputarlo. No, non potevo assolutamente permetterlo.

Gli mollai un calcio sullo sterno per allontanarlo da me e nuovamente riuscii a guadagnare qualche metro. Poi finalmente mi resi conto.

Una luce aveva attirato la mia attenzione: il mio Jano brillava. La lama che prima era nera, improvvisamente ora splendeva di argento. Sull'elsa era incastonata una pietra bianca a forma di Gufo. Solo gli occhioni erano di vetro e ora erano luminosi. Stava succedendo qualcosa.

Quando guardai nuovamente l'uomo improvvisamente vidi: attorno a lui, sul terreno c'erano delle strisce luminose. Sull'uomo stesso c'erano dei punti bianchi. Capii.

Il gufo era uno degli animali sacri del Regno di Glosbe. Quante volte i sacerdoti a lezione mi avevano ricordato le tre qualità più importanti del gufo:una vista esemplare che gli permette di capire subito, essere scaltro e approfittarsi della situazione. Silenzioso: non si percepisce la sua presenza fino a quando non è lui a volerlo. Intelligenza: riconosce i pericoli anche a lunghe distanze, ha una forte intuizione e riesce a vivere su questa terra, mantenendo sempre lo sguardo verso l'infinito e il mondo dello Spirito. Queste erano le potenzialità del mio Jano e io dovevo sfruttarle.

Il Jano, il Gufo, mi stava parlando. L'uomo per un attimo rimase sorpreso da tutta quella luce. Dovevo sfruttare quel momento.

Mi avvicinai a lui, seguendo il percorso luminoso a terra, feci finta di sferrargli un pugno. Lo colpii alla caviglia e si ritrovò a terra. Lui si aggrappò alla mia gamba per trascinarmi con lui, feci finta di crollare su di lui. Il pugnale stretto nella mia mano calò sul suo addome.

L'uomo urlò dal dolore. Improvvisamente sentii il verso dell'aquila. Feci in tempo ad alzare la testa, per vedere che l'animale stava scendendo in picchiata su di me. Mi rotolai a terra, cercando di nascondermi sotto un albero. Ma non sarei riuscito a scappare sta volta.

Vedevo il percorso di fronte a me, ma non sarei stato abbastanza veloce. Mi preparai ad essere colpito.

Ma non successe nulla. Spostai nuovamente i miei occhi in alto. L'aquila era scesa di molti metri, ma non riusciva a entrare nella foresta, non riusciva a scendere oltre le chiome dei salici piangenti. C'era una sorta di barriera dai colori iridescenti, che non glielo permetteva. Mi guardai attorno. Oltre a me e l'uomo per terra, non c'era nessun altro. L'uomo si lamentava dal dolore, ma rimaneva fermo a terra. Guardai la mano destra. Era sporca di sangue. Guardai la lama argentea. Era sporca di sangue. Sbattei le palpebre un paio di volte. Mi toccai l'addome, le braccia, le gambe. Ero vivo. Ero intero.

Il sangue non era il mio.

[CONCLUSO] Il Principe Oscuro - La Maledizione dei 12 Jano [SAGA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora