1. Piacere, sono Sfortunata!

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Cavolo, queste buste della spesa sono proprio pesanti! Tra l'altro sta per scoppiare un temporale orribile ed io mi ritroverò ad aspettare in un qualche supermercato del quartiere Kichijoji di Tokyo con le verdure e la mia bicicletta arrugginita. Non mi dispiace questa idea: adoro la pioggia che scende lungo i vetri, il mio quartiere è molto tranquillo ed ho ancora qualche yen per prendere uno snack... e poi, sempre meglio di dover arrivare a casa zuppa e raffreddata!
Ma poi faccio mente locale e mi ricordo: oggi è il giorno dell'Ispezione. Già. E non credo che zia Yui me la farà passare liscia una seconda volta. La scorsa settimana è stata benevola: ha solo passato il pomeriggio a borbottare, dato che la casa era lucida.

La mia vita è simile ad una fiaba, a una leggenda o a un brutto sogno, ma non credo che con il tempo e con l'arrivo di un qualche inaspettato spirito o folletto tutto si risolverà e diventerà magnifico. Questa è la realtà e penso di dovermi ripetere ancora una volta questa tiritera, per accertarmi che non sia un incubo.
Io sono Sumire Inochiki. Ho nove anni. Sono piccola piccola, la mia mamma e il mio papà mi ripetevano sempre che ero molto graziosa. Ma da quando quel grande camion me li ha portati via, nessuno mi ha più detto "vai a giocare", "sei bravissima" e le solite belle cose che i genitori dicono ai propri figli.
Non mi sarei mai aspettata tutto quello che è successo, in fondo ero solo una bimba di sei anni e non conoscevo ancora l'aspetto duro e deprimente della vita. Quella mattina mi lasciarono a casa di zia Yui rassicurandomi e dicendo che sarebbero tornati presto. "Ti chiediamo una sola mattina, tesoro!" provò a convincermi papà. Io ero attaccata alla gamba della mamma, piangente: avevano promesso di giocare con me tutto il giorno. Li avevo convinti a leggere insieme il libro pop-up della fatina Felicity, quello che tanto amavo sfogliare prima di dormire. Di solito la mamma era stanca morta quando tornava dal lavoro e quindi era il papà quello che mi faceva addormentare. Ma quel giorno lo avrebbero dedicato tutto a me... o così dissero; mi svegliarono presto solo per dirmi che purtroppo non avrebbero potuto tenermi compagnia al mattino per colpa di una stupida visita medica!
Mi arrabbiai, cercai di trattenerli e piansi, ma l'unico risultato che ottenni fu quello di fargli perdere tempo e di renderli tristi e stanchi. 
"Ma la mamma non è mai con me! Perché andate via anche oggi?" protestai.
"Oh tesoro... non ti devi preoccupare, faremo il prima possibile e poi torneremo subito da te!" aggiunse mamma con un abbraccio. Alla fine mi lasciai convincere e papà si chiuse la porta alle spalle, raccomandandomi di conservare il libro per loro.
Fu l'ultima volta in cui li vidi. Gli altri attimi confusi che collego a loro sono solo il seggiolino blu in un bianco corridoio ospedaliero, con la zia in disparte che parla con i medici, una vociferante sala di tribunale e due vasi di fiori rinsecchiti sulle lapidi dei miei genitori.
Forse non li ricordo perché ero piccola, perché non capivo ancora la grandezza di quello che vivevo. Ma ora, nei momenti in cui vedo le mie compagne che abbracciano le mamme che vengono a scuola a prenderle, vorrei solo sapere com'è il sentimento di attesa che si prova quando sai che qualcuno per cui sei importante sta arrivando solo per te.

Ora c'è la zia Yui che pensa a me, o almeno dovrebbe. Lei è una donna sulla quarantina, cattiva e severa, senza figli. È l'unico membro della famiglia che mi rimane, quindi mi hanno detto che la mia unica alternativa è stare con lei. L'unico problema è che non mi vuole, mi vede come un fastidio... la zia vive nel condominio dall'altra parte della strada, perciò non mi ci vuole nulla per tornare a casa: mi permette di visitarla come se fosse un premio per quando mi comporto particolarmente bene. Ho faticato tanto per convincerla a non vendere la nostra villetta, andandomi ad impegnare con mille lavoretti che lei detesta svolgere. Io faccio tutti i servizi e sono ubbidiente, non le chiedo di giocare e non la infastidisco. Sono un'ombra nella sua vita, come quegli insetti indesiderati che si è costretti a tenere in casa. Ma mi accontento così, perché altrimenti perderei le due cose che adoro di più: la mia vecchia dimora e il libro di Felicity, che custodisco ancora gelosamente sotto al cuscino. Lo conservo nella speranza di incontrarli ancora, un giorno.

Ha iniziato a piovere tantissimo e mi sono riparata sotto una tettoia, ma devo assolutamente tornare a casa mia anche se ho una paura folle dei temporali

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Ha iniziato a piovere tantissimo e mi sono riparata sotto una tettoia, ma devo assolutamente tornare a casa mia anche se ho una paura folle dei temporali. La pioggia è bella da vedere solo quando si è al sicuro. Salgo sulla bici nera, sbilanciata dalle buste della spesa. Pedalo verso la mia casetta, ma non vedo niente con questa pioggia che mi offusca la vista! Con la mano tremante cerco di raggiungere la bella spilla che appunto sugli abiti prima di uscire, per provare a calmarmi: ha il mio nome inciso sopra ad una gemma blu e il bordino d'argento. L'ultimo regalo della mia mamma.
Quando sento un auto che mi sorpassa schizzandomi d'acqua sporca pedalo ancora più forte, ma la pioggia aumenta e all'improvviso... BUM! Un lampo e un tuono violentissimo! Strillo in preda al terrore e freno di botto, non so dove sono di preciso. Con la bici addosso cerco di chiedere aiuto a qualcuno mentre provo a rimettermi in piedi. Sono stordita, la pioggia mi bagna il viso e si mischia alle lacrime. La bicicletta sembra diventare dieci, cento, mille volte più pesante di come era già e sento un dolore lancinante alle costole, mentre spero con tutto il mio cuore che qualcuno mi trovi e mi tiri fuori da questo strazio orribile, in qualunque modo.
Un clacson, un freno e poi... buio.

Sasageyo,
Arienty

Attack on Titan: Lost in the WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora