Luther Denbrough
ALL MY LOVING
(THE BEATLES)Rividi Clementine tre giorni dopo quella fatidica festa.
Tre giorni di puro inferno, di sofferenza totale: mi alzavo dal letto di soprassalto dopo aver sognato Clementine, nuda, pronta ad essere toccata e assaggiata.
Forse aveva il sapore di clementini, pensavo.
Desideravo rivederla, bramavo una sua parola uscita dalle sue dolci labbra, morivo dalla voglia di perdermi nei suoi occhi di ghiaccio.
Un secondo, mi sarebbe bastato anche solo un secondo per rivederla e provare le mille e una emozione che mi suscitava.A quel tempo non sapevo che mi sarebbe bastato fare un giro in spiaggia per poterla incontrare.
La distesa di sabbia era la sua casa, la brezza estiva la sua aria, l'oceano era la sua anima, tempestosa ma calma, distruttiva ma rigenerante, prosciugata ma ricca di qualità.
Clementine era Pacific Beach, e Pacific Beach era Clementine.Dopo tre giorni di pura agonia, passati ad impazzire su un foglio di carta bagnato del suo nome, riuscii a trovarla.
I suoi genitori avevano invitato l'intero quartiere alla propria casa, per una festicciola moderata, dove vi erano più adulti che ragazzini.
I genitori di Angel, erano stati invitati, ed io mi aggregai alla piccola combriccola.Varcata la soglia della casa, che mai a quel tempo pensavo che l'avrei oltrepassata tante di quelle volte, la vidi nel suo più grande splendore.
I capelli scompigliati e non pettinati incorniciavano il suo viso accaldato, roseo, con gli occhi lucenti e limpidi, intenti ad osservare e comprendere pagine e pagine di un libro nelle sue mani, un libro diverso da quello dell'altra volta.Decisi io di fare il primo passo;
Andai da lei sistemandomi la camicia scura e le ciocche ribelli della mia chioma.
Appena fui vicino abbastanza, feci dietrofront e, agitato, spintonai molte persone per oltrepassare.
La bellezza di quella ragazza era ad alti livelli, rispetto alla prima volta. Il vestitino verde che indossava non faceva altro che marcarle le onde sinuose del suo corpo, i piccoli piedi nudi scivolavano sul pavimento, le lunghe dita giravano e rigiravano pagine dopo pagine, il suo viso concentrato era tra i più belli mai visti.
Clementine era una dea, io un comune mortale, con quale ardore potevo rivolgerle la parola?Una mano ossuta e delicata si poggiò sulla spalla destra, facendomi voltare e intravede due pozzi d'acqua situati su un viso angelico.
«Ciao, Luther.»
Sorrise, senza denti, a labbra chiuse, riuscendo comunque a mettere in subbuglio il mio cuore.
Oh Clementine, Clementine... eri davvero reale?Ci trovavamo al di fuori della villetta, sulla sabbia fresca della sera, lei a piedi nudi, io con le scarpe.
«Non vuoi sapere che libro sto leggendo oggi, Lulu?», mi aveva chiesto, dandomi per la prima volta un soprannome, che sarebbe rimasto per sempre nel mio cuore.La brezza estiva muoveva in piccole onde i suoi capelli ribelli, incorniciandole il viso rendendola più bella.
Non riuscendo a controllarmi, posai l'indice sulla sua guancia rosea e accaldata, e la accarezzai dolcemente.
La sua pelle morbida e liscia si indurì, quando lei sorrise contraendo i muscoli del viso.
Accorgendomi del gesto che stavo facendo, sottrai la mano dal suo volto e guardai imbarazzato la sabbia ai nostri piedi.«Luther...»
Ella mi prese il mento tra le mani perfette e mi alzò il viso in modo da guardarla negli occhi di ghiaccio e in un gesto repentino, alzò i piedini dalla sabbia e mi dipinse un piccolo bacio sul mio naso.
Sentivo il cuore esplodermi in mille emozioni, tra la felicità, la paura, l'amore.
L'effetto che Clementine faceva al mio corpo e alla mia mente, stordiva peggio delle droghe che qualche ragazzo stava prendendo lì vicino a noi.
In completa estasi, bramavo che lei scendesse con le labbra arrivando a toccare le mie e provare un'esplosione di emozioni e sapori, portandomi al culmine del piacere.
Ma ella si staccò quasi subito, un secondo durato millenni.
Il sorriso che mi fece dopo, riuscì a crearne uno anche nel mio volto, che si spense subito quando un ragazzo alto, di bell'aspetto, cinse Clementine, la mia dea, per la vita e le baciò le labbra immacolate color clementino.«Salve, sono Jeremiah, il suo ragazzo. Tu devi essere Luther, giusto? Clementine mi ha parlato di te,» disse il ragazzo, presentandosi.
Jeremiah Reeves, un'altra delle mie rovine.
AUTHOR'S CORNER
Ho problemi con il Wi-Fi, per cui non sarò molto attiva fino al ventisette agosto, dove tornerò in Italia, finalmente.
Sono felice di comunicarvi che ho quasi finito di scrivere questa storia e avrà dieci capitoli.
Grazie per leggere e commentare, siete stupendi
Andate in pace gente, e godetevi la vita ☀️
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𝐌𝐀 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐈𝐄|| L. Di Caprio (90s)
NouvellesCOMPLETATA|| 𝙈𝘼 𝘾𝙃𝙀𝙍𝙄𝙀, "𝘊𝘭𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪𝘯𝘦, 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢𝘣𝘣𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘦, 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘦𝘻𝘻𝘦 𝘤𝘦𝘭𝘢𝘵𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘣𝘦𝘢𝘵𝘦." 𝙨𝙩𝙖𝙧𝙩𝙚𝙙; 11/O8/2O19 𝙘𝙤𝙣𝙘𝙡𝙪𝙙𝙚𝙙; 29/O9/2O19