CAPITOLO CINQUE

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'Dove sono?'. Questo fu il primo pensiero che ebbe Taehyung quando si svegliò la mattina dopo, a causa della forte luce, proveniente dalla finestra, che illuminava la stanza. Non riusciva a ricordarsi niente di quello che gli poteva essere accaduto, sentiva solo un forte dolore in tutto il corpo, oltre a sentirsi privato di ogni energia. 'Ma che mi è successo?!' si chiese ancora il biondo, veramente confuso, mentre cercava di aprire gli occhi e svegliarsi definitivamente. Appena riuscì a mettere a fuoco ciò che lo circondava, anche i ricordi iniziarono a riemergere, poiché riconobbe la stanza in cui si trovava, collegandola alla serie di immagini dolorose che riemersero prepotenti nella sua mente. Subito, cercò di tirarsi a sedere, ma invano. Il didietro gli faceva davvero male, e come avrebbe potuto non essere altrimenti? Con quello che era successo la sera prima, il dolore non poteva essere che inevitabile.

Il respiro iniziò a farsi sempre più veloce e affannoso, il fiato iniziava a mancargli sempre più e, per questo motivo, velocizzò i respiri, in modo da cercare di prendere l'aria mancante. Stava per avere un attacco di panico, lo aveva capito. Per questo, ignorando il dolore, si alzò a fatica dal letto ed andò zoppicando verso la finestra, per poi aprirla in modo da respirare l'aria fresca mattutina che proveniva da fuori. Per lui, l'unico modo per calmare un attacco di panico era quello di sentire il vento freddo in faccia, sentire come l'aria fresca gli inondava i polmoni, facendogli, quindi, recuperare il fiato mancato, riuscendo così, pian piano, a regolarizzare il respiro. Sapeva bene che quello non era il momento di farsi prendere dall'ansia; doveva cercare di mantenere la mente lucida e, di conseguenza, doveva cercare di svuotare la mente.

Dopo cinque minuti buoni passati davanti alla finestra per calmarsi, sentendo ormai freddo e recuperata un po' di stabilità, si girò per cercare i suoi vestiti da mettersi, per poter così riparare la sua pelle. Abiti che, purtroppo, ispezionando la stanza, non trovò da nessuna parte. Guardò pure all'interno del guardaroba, per vedere se ci potesse essere una qualsiasi cosa da indossare, ma senza successo. Così, pur di non rimanere nudo, si avvicinò al letto e, ignorando le immagini che, prepotenti, volevano riemergere, prese tra le mani il lenzuolo rosso e bianco per poi avvolgerlo attorno al suo corpo stanco e dolorante. Era confuso, la situazione era confusa. Non sapeva cosa aspettarsi, come procedere, cosa fare. Così, decise di partire col fare una cosa alla volta, iniziando dal cercare qualcuno a cui chiedere dei vestiti da indossare. Si diresse, quindi, verso la porta della sua stanza per poi aprirla ed esporsi fuori, per ispezionare il lungo corridoio al di fuori di essa.

Non fece a tempo, però, a mettere la testa fuori dalla sua camera che una figura alta e imponente gli si parò davanti agli occhi, facendolo, quindi, urlare ed indietreggiare, andando a sbattere, di conseguenza, contro lo stipite della porta. L'uomo, o meglio, il vampiro che era riuscito a far spaventare a morte Taehyung, non era altri che Fahri, la sua guardia personale del corpo; probabilmente appostata fuori dalla sua stanza per tenere d'occhio lui e chiunque si permettesse di aggirarsi lì nei dintorni.

"Mi avete fatto spaventare, signore!" esclamò il piccolo umano, guardando la guardia con i suoi grandi occhi, resi ancora più grandi a causa della sorpresa e dello spavento appena avuti.

Fahri, però, non rispose, continuando, invece, a guardarlo da capo a piedi, con uno sguardo assorto e, per i gusti di Taehyung, troppo intenso ed intimo. Comunque, imbarazzato, decise di abbassare la testa e portare lo sguardo ai suoi stessi piedi, in modo da fuggire a quelle orbite oculari così scure e penetranti. E fu lì che si rese conto di come si era presentato al vampiro: il leggero lenzuolo lasciava scoperte tutte le sue spalle, quindi anche il collo e le clavicole martoriate da Jungkook la notte precedente, ed anche la sua gamba sinistra dal piede fino a metà coscia, visto che, da perfetto idiota, non era stato attento ad indossare al meglio quel maledetto tessuto in modo da coprirsi il più possibile. Velocemente, quindi, rientrò nella sua stanza chiudendo dietro di sé la porta, per poi sistemarsi al meglio il lenzuolo. Purtroppo, le spalle rimanevano ugualmente scoperte, ma, almeno, il resto era tutto ben celato.

Rosso come il sangue - KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora