CAPITOLO TRE

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Dopo la notizia inaspettata della sua futura guardia del corpo, Taehyung passò la giornata nello studio di Jungkook ad annoiarsi, mentre quest'ultimo finiva di sistemare tutte le scartoffie riguardanti le sue proprietà. Oltre alla noia, però, nell'animo del biondo aleggiava anche una certa inquietudine. Sentiva come se qualcosa di negativo sarebbe potuto accadere di lì ad un qualsiasi momento. E questa sensazione negativa continuava ad aumentare e a peggiorare man mano che la sera s'apprestava ad avvicinarsi sempre più.

"Bene, direi che adesso è l'ora di mostrarti la tua futura stanza, piccolo angioletto" disse improvvisamente Jungkook, mentre si stiracchiava, dopo aver sistemato gli ultimi fogli al lato destro della scrivania. Ormai la notte era calata da un pezzo e la luna, assieme alle stelle, era già presente e alta nel cielo. "Dio, se sono stanco e affamato" affermò ancora, mentre si alzava e si dirigeva a passo spedito verso la poltrona su cui era seduto Taehyung. Appena gli fu davanti, gli porse la mano per farlo alzare - mano che l'umano afferrò prontamente -, per poi guidarlo fuori dallo studio e dirigersi a passo spedito verso sinistra, andando fino infondo al corridoio. Qui si trovarono davanti a due porte e Jungkook entrò nell'ultima e, nel mentre, disse: "Questa è la tua stanza e, ti avviso subito, è collegata alla mia, qua a fianco, attraverso quella porta in fondo". E si fermò dal parlare solo per indicare il passaggio alla sua stanza da letto. Poi continuò: "Questo per dirti subito di non fare cose avventate; direi che non ti convenga neanche pensarlo".

Quando Taehyung entrò nella stanza, dire che rimase affascinato da ciò che vide è poco: si innamorò letteralmente a prima vista di tutto quello che i suoi occhi videro nell'entrare lì dentro. Insomma, cercate di capirlo, per quanto non apprezzasse la situazione in cui si era ritrovato contro la sua volontà, stanze del genere se le sognava solo nei suoi sogni più nascosti. Come non poteva innamorarsi di quel letto ad una piazza e mezzo, in legno con delle decorazioni oro, ricoperto da lenzuola rosse con fiori bianchi e circondato da quelle bellissime tende rosse in pizzo? Oppure di quel tavolino in legno da scrittore con una sedia ricoperta da un tessuto con lo stesso colore delle lenzuola del letto? O ancora di tutti gli affreschi riportati sul soffitto della stanza? E anche di tutti quei quadri dipinti da chissà quali grandi pittori di quella stessa epoca o di quelle precedenti, con le cornici in oro? E vogliamo parlare di quella libreria, lunga mezza parete accanto alla porta che collegava alla stanza di Jungkook, piena di libri tutti da leggere? Andiamo, Taehyung era un grandissimo amante dell'arte, come non poteva farsi sottomettere dal fascino artistico di quella stanza meravigliosa ai suoi occhi?

"È b-bellissima..." decise di dire il biondo, dopo aver finito di osservare tutti gli affreschi che riusciva a scorgere dalla soglia della porta. Meraviglia e stupore trasparivano dal suo viso: occhi spalancati come la bocca, in un'espressione di pura incredulità. E, anche se incerti, quei piccoli passi che fece in avanti all'interno della stanza, dimostrarono la voglia di osservarla meglio, di guardare tutto e immagazzinare nella sua memoria tutto quel lusso e quell'arte che, a quanto pareva, per del tempo a lui sconosciuto, sarebbero stati, in un certo senso, di sua proprietà.

Neanche il tempo di iniziare a girare la stanza per osservarla meglio, che sentì delle mani prenderlo con violenza per i fianchi per poi spingerlo, facendolo sbattere contro il muro dall'altra parte rispetto a dove erano entrati. E tutto successe in modo così frenetico da non fargli capire niente fino al momento in cui non sentì un forte dolore espandersi sulla fronte, sul torace e sulle ginocchia; gli esatti punti che erano andati a collidere contro la parete. Beh, come poteva anche solo riuscire ad elaborare il tutto, se succedeva ad una velocità fuori dal normale? In seguito, dopo essere stato sbattuto contro il muro, sentì il corpo di Jungkook spalmarsi sul suo e un qualcosa di duro scontrarsi con il suo sedere. Per quanto ingenuo e innocente fosse - a causa della sua inesperienza -, a Taehyung non ci volle chissà quale mente per capire che si trattasse del membro eccitato del vampiro.

"Giuro, non resisto più" esclamò con enfasi Jungkook. "È da due giorni che continuo ad avere l'odore del tuo sangue sotto al naso senza poterlo assaggiare. È da due giorni che continuo ad osservare la tua bellezza, il tuo corpo senza poterti né sfiorare né toccare. È da due fottutissimi lunghi giorni che vorrei possederti, averti, sottometterti e distruggerti senza avere la possibilità di farlo" affermò con rabbia ma, allo stesso tempo, con una nota di eccitazione nella voce.

Taehyung era veramente terrorizzato in quel momento. Sperava con tutto se stesso che il vampiro non avesse intenzione di fare ciò che stava implicitamente dicendo attraverso quelle frasi. Non si sentiva pronto a quel passo. Non che lo sarebbe mai stato, visto che si trattava di un passo che avrebbe comunque dovuto fare contro la sua volontà. Ma sperava di avere almeno il tempo di metabolizzare tutti quei nuovi eventi; il tempo di accettare o digerire, almeno in parte, quella nuova vita non voluta da lui.

"Ti voglio ora. Voglio adesso, in questo preciso momento, tutto quello che puoi darmi. Voglio tutto di te" continuò a dire Jungkook, sempre più eccitato dall'odore che emanava il suo angelo, iniziando a lasciare dei baci bagnati sul suo collo scoperto, dimostrando palesemente di star perdendo il controllo della situazione. Inoltre, la sete di sangue aumentava ogni secondo che passava.

"T-ti supplico. N-non farlo" singhiozzò Taehyung, iniziando fin da subito a piangere. Era troppo scosso da tutto quello che stava accadendo in quel momento per provare anche solo a dimostrarsi più coraggioso e meno patetico. "A-abbi pie-pietà almeno a-adesso" continuò a dire "M-mi hai por-portato v-via dalla m-mia ca-casa, d-dalla mia a-amata fam-famiglia. M-mi stai obbligando a s-seguirti e a-a f-fare t-tutto ciò che m-mi vorrai ord-ordinare i-in f-futuro. A-almeno s-stasera, l-lasciami stare!". E chiunque, al sentire la voce straziante dell'umano e al vedere quel pianto disperato, si sarebbe ritrovato con il cuore spezzato. Il dolore, il terrore e l'umiliazione del momento, trasparivano da quel viso dai tratti angelici e dalla voce tremante e scossa dai singhiozzi, che quel povero ragazzo non riusciva proprio a trattenere. Lacrime amare rigavano la pelle sensibile e arrossata di quel volto perfetto, esternando maggiormente la sofferenza che stava provando da quando era stato catturato e portato via dal suo villaggio, dalla sua famiglia. No, nessuno sarebbe riuscito a rimanere impassibile ad una scena del genere. Nessuno tranne Jungkook stesso.

"Zitto e piangi in silenzio!" ordinò, infatti, il vampiro. "Lasciami godere in pace questo momento" continuò a dire con voce sensuale mentre continuava a lasciare baci bagnati lungo il collo dell'umano, con le mani che accarezzavano, da sopra la camicia, il suo petto, quasi a volerlo far calmare - anche se, nel cervello del vampiro, non aleggiava neanche lontanamente quel pensiero -, per poi aggiungere più severamente e con un tono minaccioso: "Anche perché, in caso non mi lasciassi vivere questo momento nel modo in cui voglio io, ti farò vedere io con che mostro hai davvero a che fare". E, detto questo, spalancò la bocca facendo uscire allo scoperto i suoi lunghi canini con i quali laceró la pelle esposta del collo di Taehung, iniziando a dissetarsi con quel delizioso sangue, che reputava di alta classe; un privilegio per pochi. No, non per pochi: solo per lui.

Al ragazzino non rimase che subire tutto in silenzio, cercando di trattenere al meglio i singhiozzi dovuti sia al dolore fisico che psicologico, mentre sperava con tutto se stesso che, per quella sera, il vampiro si fermasse solo a quello e non andasse oltre. Anche se le mani, che inizialmente vagavano sul suo corpo accarezzandolo dal petto, allo stomaco, alle cosce, palesavano l'intenzione di andare oltre, mentre sbottonavano lentamente uno ad uno i bottoni di quella camicia sporca che aveva su da quando era stato rapito, facendo intendere di volerla togliere per poter iniziare ad usufruire di quel prezioso corpo, ormai di proprietà di Jungkook.

Rosso come il sangue - KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora