Capitolo 18
***Capitolo XVIII***Mi girai di scatto verso la porta che si era appena spalancata, feci un sospiro di sollievo...
Goshin:"Buongiorno, mamma!"
Pan:"Goshin!Che ti avevo detto?!Non vedi entrare così nella stanza di mamma e papà!"
Goshin:"Scusa..."
Disse con faccia da cane bastonato. Si avvicinò al mio letto e con un agile salto, balzò sul morbido materasso. Era accanto a me, e mi guardava con quei occhi color mare in cui ti vuoi perdere...dopo qualche secondo, i miei pensieri furono interrotti dalla sua voce squillante...
Goshin:"Dov'è papà?"
Chiese innocentemente.
Pan:"Credo sia a lavoro...Non lo hai sentito uscire?"
Goshin:"No..."
Mise una mano sullo stomaco, che brontolò rumorosamente.
Goshin:"Mamma, io ho fame..."
Pan:"Si tesoro, incomincia a scendere che ti preparo la colazione!"
Parti come un razzo giù per le scale, per poi sedersi al tavolo, attendendo il mio arrivo.
Dopo qualche secondo decisi di scendere, e incominciai a cucinare per il mio bambino. Stava giocherellando con un ciuffo dei suoi capelli corvini, aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Improvvisamente si bloccò, come impietrito. Osservai a lungo il suo sguardo, il suo respiro affannoso, la sua posizione permanente...Sembrava essere in ansia.
Mi avvicinai con il piatto in mano, e lo fissai ancora un po'...
Pan:"Goshin...C'è qualcosa che non va?"
Mi guardò negli occhi e scosse la testa come per scacciare via i pensieri.
Goshin:"No...Va tutto bene..."
Appena finì la colazione, si alzò silenzioso e volò via verso la sua scuola. Si era comportato in maniera strana. Chiusi gli occhi per individuare l'aura di Trunks, forse lui ne sapeva qualcosa. Riaprii gli occhi, di scatto. Non avevo trovato la sua aura. Era come scomparsa, inesistente. Mi ricordai immediatamente della lettera sul comodino, mi precipitai nella mia camera in poco tempo.
Allungai la mano tremante verso la lettera che, una volta tra le mie mani, la aprii delicatamente."Cara Pan,
Se stai leggendo questa lettera, non mi hai trovato con te stamattina.
Grazie a Dende, Vegeta si è messo in comunicazione con Goku.
Gli ha chiesto aiuto...La navicella è stata distrutta, non è ancora riuscito a eliminare il nemico, dopo sei lunghi anni. Dobbiamo andare.
Conta su di noi!Siamo partiti stamattina alle 7, io, Goku, Goten.
Perdonami, se non te l'ho detto.Ma avresti insistito per venire.
E Goshin ha bisogno di te, ha bisogno di sua madre.
Tornerò, te lo prometto. Mi mancherai più di qualunque altra cosa.
Sarai ogni momento nella mia mente. Ti amo...
Trunks."Il mio viso, prese un colorito paonazzo, mi accasciai a terra. Avevo le mani strette al petto. Mi aggrappai al dolore, perché era tutto quello che mi rimaneva...
Nel mio petto, si era formato un vortice. Un enorme vortice, che nulla avrebbe potuto colmare. Non so per quanto tempo rimasi lì, non so quante ore, minuti, secondi erano trascorsi, e non sapevo come avrei fatto a sopravvivere senza di lui tutto quel tempo.
Senti la porta aprirsi, non mi girai, ero rimasta ancora in quella posizione.
Goshin:"Mamma?!"
Disse buttandosi a terra verso di me.
Goshin:"Stai bene?"
Pan:"Vai dalla nonna."
Goshin:"Ma...Perché?Cosa è successo?!"
Pan:"Goshin, non fare domande. Vai dalla nonna!"
Si alzò, dai suoi occhi s'intravedeva delusione e tristezza, si soffermò a guardarmi perplesso, poi spiccò il volo dalla finestra.
Passò circa un ora, ma alzai dal freddo pavimento. Una passeggiata mi avrebbe fatto bene.
Mi sarei schiarita le idee. Vidi che era buio, la luna era in cielo. Splendeva fra le stelle, la sua luce rese la città più argentata. Vidi un Pub molto accogliente. Qualche drink non mi avrebbe fatto male! Entrai e quundi ordinai qualcosa da bere.
Ero seduta al bancone, davanti a me un bicchiere vuoto, l'altro mezzo pieno. Guardavo un punto fisso, mentre le lacrime mi rigavano il volto.
James:"Giornataccia?"
Pan:"Non sono in vena di confidenze..."
James:"Andiamo...E' più facile parlare con qualcuno se non ti interessa la sua opinione!"
Pan:"Tu ti sei mai trovato in una di quelle situazioni che sai già che andranno a finire male, e nonostante questo ti ci infili lo stesso. E dopo quando succede quello che più temevi vorresti schiaffeggiarti perché dovevi aspettartelo...Però sei fatto così, e ti punisci per questo...
James:"No!"
Pan:"Come ci si riesce?"
James:"Non facendo quello che gli si aspettano! Così la vita è più divertente...Posso offrirti un drink?"
Pan:"Puoi offrirmene due!"
James:"Piacere, James!" disse allungandomi una mano.
Pan:"Io...Io sono Pan!"
Tornai a casa molto tardi, quando ero con lui, quel vortice, diventava più piccolo. Riusciva a farmi sorridere nonostante la mia tristezza. Ero distesa sul letto, quando incominciai ad avvertire una leggera nausea.
Gradualmente divenne più pesante, tanto che non la potei trattenere. Pensavo fosse dovuta a tutto quell'alcol che avevo bevuto. Avevo esagerato un bel po' quella sera. Nella mia mente rifiorivano le immagini di quel ragazzo da poco conosciuto...James...Occhi verdi, capelli castani, alto, muscoloso...Però nessuno poteva rimpiazzare il mio Trunks...
Si, se ne era andato...Ma restava sempre mio marito...
Poi il mio cuore si fermò, saltando un battito. Io e lui stavamo cercando un altro bambino, avevamo provato per un bel po' di giorni...e se quella maledetta nausea fosse dovuta alla mia eventuale gravidanza? Forse usai troppa immaginazione, ma il futuro che mi aspettava con 2 bambini senza un padre, mi sembrò freddo.