Capitolo 19

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Capitolo 19
***Capitolo XIX***

Ero ancora sul letto. Passai tanto tempo da sola con i miei dubbi, cosa che mi fece soffrire ancora di più.  Un raggio di luce, caldo e aranciato illuminò il mio corpo. Non so come, ma ritrovai la forza per alzarmi. Guardavo l'alba sbocciare, che emanava quella luce così raggiante e viva, riscaldando la città. Feci un lungo sospiro, perché farmi tante domande? Dovevo subito agire! Volai giù dalla finestra in cerca della prima farmacia aperta.
Ne trovai una a pochi chilometri da casa mia. Una volta comprato quel che mi seeviva, tornai a casa più agitata che mai.
Mi sedetti sul water in attesa che il test mi desse il verdetto. Quei maledetti secondi, sembravano ore. Aspettai con le mani sulla testa, mordendomi nervosamente le labbra.
Sentivo le goccioline di sudore scivolarmi dalla fronte e cadere a terra in un piccolo rumore.
*Plic! Plink!*
Era l'unica cosa a rompere quel silenzio infernale.
Mille domande riaffiorarono nella mia mente...
"E se ero incinta? Cosa avrei fatto? Sarebbe tornato? Il piccolo avrebbe mai visto il padre? Come l'avrebbero presa gli altri?"
Mi rimbombavano in testa continuamente quelle vocine irritanti, quando squillò il telefono.
Feci con la testa avanti e indietro per scacciare via tutti quei pensieri, come se mi fossi appena risvegliata. All'inizio non gli diedi tanta importanza, poi mi illusi fosse lui, il mio caro Trunks. Il telefono segnava un numero sconosciuto.
Pan:"Pronto?!"
Risposi con voce fredda, così fredda da far gelare il cuore.
James:"Ehm...E' Pan?"
Pan:"Si, chi è?"
Mantenevo quel tono distaccato, ma lui continuava a rispondermi con una voce vellutata e calda, anche se non era la voce che desideravo ascoltare in quel momento, era piacevole.
James:"Sono James, non so se ti ricordi di me...Ci siamo incontrati ieri sera al pub..."
Pan:"Oh ciao James! Vuoi dirmi qualcosa?"
James:"Si! Stasera vuoi uscire di nuovo con me?"
Pan:"Lo sai che sono sposata...E ho un figlio...Forse due"
Dissi quelle ultime due parole così piano che era impossibile che mi avesse sentita.
James:"Oh auguri! Comunque non preoccuparti, voglio solo stare un po' con te!"
Pan:"Va bene... A stasera..."
James:"A stasera!"
Riattaccai. Aspettai un attimo sul posto, per capire ciò che era successo, ero completamente sconnessa dal mondo. La voragine nel mio petto si era un po' soffocata. I miei pensieri furono interrotti dal mio debole stomaco, corsi in bagno in pochi secondi, non ci volle il test per sapere che era una nausea mattutina. Infatti con la coda dell'occhio osservai il piccolo bastoncino che rappresentava quelle due maledette liniette. Se Trunks non se ne fosse mai andato, sarebbe stato uno dei momenti più belli della mia vita. Aspettavo un'altro bambino. Una parte di me gioiva, l'altra mariva. Quei due sntimenti lottavando tra di loro, facendomi riavvolgere dai miei pensieri...Lui mi mancava sempre di più, quel vortice di tristezza, nel mio petto diventò ancora più grande. Come se mi strappasse tutti gli organi contenenti in quel cerchio di dolore. I miei polmoni faticavano, il cuore batteva senza controllo. Caddi a terra con la mascella serrata come se stessi aspettando qualcosa...qualcuno...un segno del destino magari!
Ed ecco di nuovo tutti i rimpianti...le persone non cambiano, si illudono solo di poterlo fare!
In quel momento nella mia testa c'era la rivoluzione! Il mio cuore diceva:
"Tu lo ami! Fidati tornerà, basta aspettare! L'amore è la cosa più forte al mondo!"
La mia testa invece contestava:
"Amore? Amore, amore, amore...A cosa serve? Assolutamente a nulla."
Così rimasi ancora per una volta a terra aspettando che il vortice si rimarginasse, mi contorcevo dal dolore che provocava quella sensazione: aspettare qualcosa che non accadrà mai. Mai.

Il tempo trascorrere lento e impassibile, aspettavo...aspettavo...ma quei mesi sembravano non finire mai. Ero al settimo mese, quasi ottavo. Aspettavo una bambina, questa volta avevo deciso di scoprire il suo sesso un po' prima. La vita era incominciata a essere più monotona. Frequentavo James, che mi aveva promesso di starmi vicina, tra noi era scappato anche un bacio...ma mi aveva baciato contro voglia, perciò era diverso...Per me lui era come fratello, come un migliore amico. Ma pensai che nel mentire a me stessa mi sarei fatta del bene. Non volevo fargli del male come lo hanno fatto a me.Lo amavo, ma non come amavo Trunks...
Quella sera come tutte le altre scesi al Pub giù da me, per incontrarlo.
Quando entrai era li, al bancone ad aspettarmi.
James:"Hei! Tesoro!"
Disse alzandosi e accarezzandomi il pancione. La piccola a sua volta scalciò a contatto col calore della sua mano.
Pan:"Ciao James..."
Mi guardò negli occhi, cambiò espressione come deluso. incalzò il discorso con voce fredda.
James:"Pensi ancora a lui?"
Pan:"No!Beh..."
James:"Lo sapevo. "Lo interruppi subbito.
Pan:"Lo sai che ora..Amo solo te! Io...Io..."
La mia voce era rotta dai singhiozzi, ma cercai di essere il più convincente possibile.Ovviamente non avevo una medaglia nel dire le bugie...
James:"Per favore, Pan! Lo so che lo ami!
Pan:"Si...ma amo anche te..."
James:"Senti, Pan!L'amore, quello vero, è magia. E noi, non provavamo questo. Sono stato uno stupido a baciarti, la colpa è solo mia. Non dovavamo...Non dovevo...Avevi anche un figlio...Cosa mi sara mai saltato in mente?! Scusami Pan..."
Pan:"No! è tutta colpa mia...io! Io ti ho fatto soffrire."
Lo guardai un attimo nei suoi occhi profondi e saggi. Mi accarezzò i capelli con la sua calda mano.
James:"Io ti amo, e ti amerò sempre! Perciò lo sto facendo, va da lui...sii felice! Fallo per me, Pan!"
Pan:"Ti voglio bene, James!"
James:"Ti amo, Pan!"
Gli feci un sorriso, presi la giacca e volai via.
Tornai a casa da Bulma, molto sollevata da quella conversazione. Afferrai Goshin saldamente tra le mie braccia e c'infilammo in una navicella di Bulma.
Goshin:"Mamma!  Cosa fai? Dove andiamo?"
Pan:"Io e tu e la sorellina, andiamo a fare visita a papino tesoruccio caro!"
Goshin:"Ma..."
La navicella, iniziò a tremare, e si alzò dalla terra rumorosamente, creando un boato sotto i nostri piedi.
Pan:"Si parte!"
Dissi spingendo il grande bottone rosso dove c'era scritto "partenza". La piccolina scalciò nella pancia. Credo che la destinazione fosse già programmata. Chissà quanto tempo ci avrei messo ad arrivare sul pianeta  destinatario. E se Trunks era...morto? Se lo erano amche Goku e Vegeta? Rabbrividi a quell'idea e continuai a guardare l'immenso spazio stellato, davanti ai miei occhi. Una lacrima piena di gioia mista a dolore mi scivolò sul volto. Ero partita, senza avvisare nessuno, come aveva fatto Trunks, quella mattina.

Trunks e Pan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora