Capitolo otto

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Scusatemi se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma ho avuto un periodo un po' complicato, diciamo.
Comunque, il capitolo è leggermente più corto del solito, ma spero vi piaccia, aggiornerò di nuovo la settimana prossima, tra mercoledì e giovedì.
Scusate ancora per l'attesa, ma davvero non avevo la testa di mettermi a scrivere, spero riusciate a capirmi.
Come nello scorso capitolo, vi lascio la canzone che ho ascoltato mentre scrivevo, vi consiglio di ascoltarla e vi auguro una buona lettura ❤



Jungkook's pov

"Non posso illuminare qualcuno che vuole rimanere nel buio."

Continuai a ripetere quelle parole, seduto sul mio letto, con le ginocchia strette al petto. Guardai la lampada poggiata sul comodino, sospirando e chiudendo gli occhi, prima di spegnerla. Restai qualche secondo con gli occhi chiusi, appoggiando la testa al muro. Quando decisi di riaprirli, una sensazione di vuoto si impossessò di me. Avevo sempre odiato il buio. Non mi faceva paura, ritenevo che qualsiasi cosa si nascondesse nel buio, potesse benissimo farmi del male anche alla luce del sole. Nonostante ciò, per me rimanere nel buio era sinonimo di solitudine, era come se il mostro che tutti avevano paura si celasse in quelle tenebre, in realtà fossi io. Rimasi qualche minuto immobile, a fissare il nulla, fino a quando la porta si aprì lentamente, illuminando gradualmente la stanza.
"Ciao."
Mi salutò Jimin, accendendo la luce e chiudendosi la porta alle spale.
"Ciao..."
Risposi, non sapendo bene cosa fare.
"Non mi chiedi cosa ci facevo seduto da solo al buio?"
Cercai di scherzare, ma Jimin si limitò a scuotere la testa.
"Non mi interessa."
Sorrisi amaramente, guardando il soffitto.
"Già, lo immaginavo."
Non rispose.
Questa volta non era come tutte le altre occasioni in cui Jimin si era arrabbiato con me. Non mi stava ignorando, trattando male o altro. Mi stava trattando nella stessa maniera in cui tratti un perfetto sconosciuto, qualcuno del quale non ti importa, del quale non ricordi nemmeno il nome. Tornai a guardarlo, mentre sistemava i libri sulla scrivania.
"Jimin?"
Non mi guardò, continuando a sistemare i libri.
"Dimmi."
Cambiai posizione, sedendomi sul bordo del letto.
"Perché mi hai lasciato?"
Se dobbiamo davvero chiuderla qui, tanto vale avere tutte le risposte che mancano. E questa era l'unica domanda che non aveva mai smesso di frullarmi in testa, da due anni a questa parte.
Si bloccò di scatto, ancora con il libro in mano.
"Te l'ho detto, non sopportavo più la distanza, e poi..."
Poggiò il libro sulla scrivania, sospirando.
"Avevo l'impressione che non mi amassi più, dato che cercavi sempre scuse per non venire a trovarmi, ed ero sempre io quello che andava da te."
Poggiai le mani al materasso, spostando lo sguardo sulla parete.
"Non volevo che mia madre pagasse il biglietto aereo. Ci ho messo parecchio a mettere i soldi da parte."
Sorrisi, ripensando allo sguardo fiero di mia madre, quando le dissi che sarei riuscito a pagare il biglietto da solo.
"Sai, quando mi hai chiamato stavo preparando la valigia per farti una sorpresa."
Spostai nuovamente lo sguardo su Jimin, trovandolo girato verso di me. Restammo in silenzio a fissarci per qualche secondo.
"Mi dispiace che tu abbia sprecato i tuoi soldi per me."
Disse freddamente, continuando a guardarmi.
"Non ho mai pensato che fosse stato uno spreco."
Dissi, alzando le spalle.
"Perché?"
Mi chiese, distogliendo lo sguardo per qualche secondo, per poi riportarlo su di me quando iniziai a parlare.
"Perché li avevo messi da parte per te. Non avrei saputo come spenderli in un altro modo. E soprattutto non avrei voluto spenderli in un altro modo."
Risposi. Jimin si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo.
Scossi la testa, cercando di rimettere in ordine le idee.
"Stai uscendo?"
Cambiai argomento, vedendolo prendere le chiavi che aveva poggiato distrattamente sulla scrivania quando era entrato, prima di mettersi a spostare i libri.
"Sì, sono tornato solo per cercare il libro di economia. Vado a studiare da Jackson."
Chiusi per un attimo gli occhi, sentendo un improvviso bruciore, come quando sfiori per sbaglio una ferita ancora non rimarginata.
"È sul tuo comodino."
Mi alzai, prendendo il libro e passandoglielo.
"Grazie."
Annuii, tornando a sedermi sul letto.
"Allora vado."
Mi sollevai di scatto, vedendolo aprire la porta.
"Jimin-"
Ma mi bloccai, quando si girò verso di me. Lo guardai negli occhi per qualche secondo, prima di poggiare nuovamente la schiena al muro.
"Spegni la luce prima di uscire."
Mi guardò stranito, ma non fece domande, spegnendo la luce, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sospirai, guardando ogni angolo della stanza, avvolta dalle tenebre. Ed ecco che torna, il mostro che tutti temono, l'unico che si nasconde davvero in mezzo alle tenebre:
La solitudine.

Happy ending /Jikook\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora