Capitolo due

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Jimin's pov

"Jungkook?"
Iniziai a sentire l'aria mancare, quando il mio ex ragazzo e, a quanto pare, compagno di stanza, si chiuse la porta alle spalle, venendo verso di me.
Non riuscii a decifrare il suo sguardo, sembrava vuoto, perso. Mi guardò dalla testa ai piedi, per poi superarmi, andando verso la sua valigia. Mi stava completamente ignorando. Cercai di ingoiare il nodo che mi si era formato in gola, girandomi verso di lui. Iniziò a piegare i vestiti, con estrema lentezza, non degnandomi neanche di uno sguardo.
"Mi stai ignorando?"
Silenzio. Era come se non esistessi. Iniziai ad innervosirmi. Pensai a tutto ciò che avevamo passato in due anni, i baci, le carezze, le liti, i pianti a causa della distanza, il dolore provocato dalla nostra rottura... e adesso lui stava semplicementi lì, davanti a me, come se non ci conoscessimo.
"Guardami."
Nessuna risposta. Strinsi i pugni, sentendo dentro di me tutte le emozioni provate con lui: felicità, tristezza, delusione, era tutto amplificato nel mio stomaco. Sentii gli occhi farsi lucidi. Mi avvicinai velocemente a lui, cercando di convincerlo a guardarmi.
"Jungkook?"
Niente. Assolutamente niente. Gli diedi una spinta, alzando la voce.
"JUNGKOOK, CHE CAZZO, SEI DIVENTATO SORDO? SMETTI DI FARE IL COGLION-"
Non riuscii a finire la frase, che Jungkook si voltò di scatto, afferrando il mio polso. I suoi occhi erano vuoti, spenti, sembrava non provasse alcuna emozione.
"Ci sento, Jimin. Smetti di urlare"
Sentire la sua voce mi fece perdere un battito. Era diventata più profonda, ma neanche da questa traspariva alcuna emozione. Non aveva niente del Jungkook che conoscevo io. Cercai di rimanere calmo, ma delle lacrime iniziarono a solcare il mio viso.
"Allora smetti di ignorarmi."
Lasciò il mio polso, tornando a sistemare i vestiti.
"Che vuoi che ti dica?"
Mi avvicinai di più a lui, prendendo la maglietta che stava piegando.
"Non lo so, ma ignorarmi non mi sembra la cosa migliore, siamo stati insieme più di due anni, te lo ricordi no?"
Mi guardò negli occhi e, per un secondo, mi sembrò di vedere della tristezza. Ma, questa tristezza, che mi ricordava il vecchio Jungkook, scomparì subito, dando spazio alla rabbia. Fece scattare la mascella, avvicinandosi a me. Indietreggiai, fino a sbattere la schiena contro il muro.
"Se me lo ricordo? Penso di ricordarlo anche meglio di te. Tu invece, ti ricordi di avermi lasciato per telefono? Dopo più di due anni? E adesso ti lamenti perché ti ignoro? Sai una cosa Jimin? Vattene a fanculo. Non voglio vederti, sentirti, non voglio neanche respirare la tua stessa aria. Ti odio. E odio me stesso, lo sai perché?"
Abbassai lo sguardo, ferito dalle sue parole, e scossi la testa.
"Perché nonostante continui a ripetermi di odiarti, sono tutte cazzate."
Alzai lo sguardo, lasciando cadere a terra la maglietta che gli avevo strappato dalle mani.
"Jungkook..."
Sussurrai, con la voce spezzata, ma notai che i suoi occhi erano tornati vuoti. Non sembrava più triste o arrabbiato, era completamente apatico.
"Potresti semplicemente ascoltar-"
"Vado a prendere una boccata d'aria."
Mi interruppe e si allontanò da me, afferrando la maniglia della porta.
"Ah, Jimin..."
Mi voltai, guardandolo negli occhi.
"Non parlarmi. Non voglio avere niente a che fare con te."
Si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi da solo. Mi sedetti a terra, iniziando a singhiozzare. Poggiai la nuca sulla parete, alzando lo sguardo sul soffitto. Ha ragione. Del resto, perché mai dovrebbe ascoltarmi? Sono uno stupido. Sono sempre stato uno stupido.

"Jiminieee"
Il più piccolo rispose allegramente alla chiamata del suo fidanzato.
"Ciao, Jungkook... ho bisogno di parlarti"
La voce del maggiore sembrava talmente seria, che il sorriso del corvino sparì.
"C'è qualcosa che non va?"
Dopo un minuto di silenzio, Jimin prese coraggio, iniziando a parlare.
"Sì, Jungkook. Non va niente. Non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sentirti solamente per telefono e vederti due volte all'anno, quattro se sono fortunato. Non ce la faccio più a sentire le tue scenate perché non sai dove sono, con chi sono, perché non ti fidi di me. Questa situazione va avanti da due anni, non riesco più a sopportarla."
Ci fu un attimo di silenzio da parte di entrambi.
"Mi stai lasciando?"
Chiese il corvino, con voce spezzata.
"Sì, Jungkook."
Rispose il più grande, cercando di mantenere un tono sicuro.
Jungkook non rispose. Chiuse semplicemente la chiamata, buttando il telefono sulla scrivania. Guardò il suo letto, vedendo la valigia quasi pronta. La buttò a terra, rovesciando tutti i vestiti appena piegati. Andò poi verso il suo comodino, osservando il biglietto aereo, comprato per fare una sorpresa al suo fidanzato. Una lacrima solcò il suo volto, quando lo strappò in mille pezzi.
"Ti odio, Jimin."

Mi rannicchiai ancora di più su me stesso, ripensando a quell'orribile telefonata.
"Mi odio anch'io, Jungkook."

Happy ending /Jikook\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora