Capitolo 11

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MINSOO'S POV
L'ho detto. L'ho appena detto.

Ho appena detto che a me importa di lui. Ho appena detto che a Lee Minsoo importa di Park Jimin.

Sento la sua mano che si stringe leggermente in un pugno e con questo, non so che cosa vuole fare o cosa significa.
So solo che con uno scatto fulmineo mi ritrovo al muro, accanto alla porta, con lui davanti a me, con un suo braccio disteso mentre poggia la mano sulla parete bianca della classe, puntandomi il dito contro con l'altra mano libera.

<Pensi davvero che sia così stupido? Pensi davvero che non ho sentimenti e che faccio lo stronzo dalla mattina alla sera? Pensi davvero che Park Jimin sia una persona che non ha un cuore e che non si preoccupa per la minima cosa anche se non la da a vedere agli occhi degli altri? È questo che pensi eh Minsoo?> il suo tono è frustrato, mi guarda con quegli occhi felini, rabbiosi ma allo stesso tempo pieni di rancore.

Allora anche lui è così.

<A-a-a me importa di te Jimin> ripeto, sussurrando ancora una volta, abbassando di poco lo sguardo.
<A te importa di me eh? Però nonostante tutto continui a fare di testa tua, continui ad essere orgogliosa e non lasci che il tuo cuore parli seriamente al posto della tua bocca, è questo quello che sei Minsoo, sei una ragazza con un cuore d'oro che però non lo dimostra, perché? Perché forse ha paura di essere giudicata? Perché forse non vuole essere troppo buona per ciò che otterrà in futuro?> rimane nella stessa posizione abbassando il dito che mi aveva puntato prima, ma mantenendo l'altra mano poggiata al muro con il braccio disteso, poi si allontana girandosi passandosi le mani sui capelli, sbuffando e camminando lentamente.

<C-c-ci sei rimasto male per ciò che h-ho detto ieri?> gioco con le mie dita, guardandole, nervosamente
<No, non è questo il fatto. Il fatto è che appunto non dimostri veramente agli altri ciò che sei. Non so se con Yoongi o con Jungkook sei anche così e non lo voglio sapere. Non ti dico di essere come dico io per me, ma almeno di sforzarti e non essere testarda e orgogliosa, tutto qui> alza leggermente le spalle girandosi, rivolgendo di nuovo lo sguardo su di me.

Sospiro <Lo sai come sono, senti. Ieri non so il motivo per cui ti ho detto... quello. Cristo Jimin non voglio che stai male. Possiamo essere nemici, possiamo essere amici, possiamo essere conoscenti, sconosciuti, ciò che vuoi, però non voglio ugualmente che tu non ti senta a tuo agio ecco. Sono una ragazza, ho anche io i sentimenti, anche io ho un cervello, anche io ho un cuore, anche se a volte come hai detto tu non lo dimostro. Ma con tutto ciò non significa che allora continuerò a fare sempre così. Ti giuro a volte dico a me stessa che mi odio per alcune cose che faccio, quindi figurati> ed era vero.

Mi odiavo per tutte quelle volte che facevo la testarda, mi odiavo per tutte quelle volte che ho fatto sempre di testa mia, quando ricevevo un consiglio ma poi alla fine non ascoltavo ugualmente. Odiavo quasi tutto di me, Lee Minsoo odiava sé stessa.

Le parole della serata precedente sono uscite dalla mia bocca per semplice nervosismo. D'altronde, ho un insegnante che al di fuori della scuola è tutta un'altra persona, uno di quei ragazzi normali che desiderano spassarsela. Non di più. Però ho sbagliato, e questa volta lo sto ammettendo seriamente.

<Non mi sono offeso per una cosa del genere, te l'ho detto. Però cerca di migliorare. Ma con questo...> si avvicina a me, arrivando a pochi centimetri dal mio viso.

Sento il suo respiro, caldo e confortevole. La sua voce profonda ma limpida allo stesso tempo, sento il suo contatto anche se non mi sta toccando.
Un'onda di calore invade il mio corpo, insieme ad una scarica di brividi lungo la colonna vertebrale, facendomela inarcare di poco.

<...sei pur sempre perfetta, nonostante i tuoi cento pregi e i tuoi mille difetti> sussurra accarezzando lentamente la mia guancia, mentre mi guarda con aria rassicurante, non con quel solito ghigno beffardo, non con quell'espressione di sfida o di strafottenza. No. I suoi occhi incontrano i miei, su cui io mi ci perdo ogni volta.

Ed è così. Mi perdo, perché sono così profondi e così belli che si perderebbe chiunque.
<N-n-non è vero... Jimin non dire queste cose-> scuoto lentamente la testa, ma le sue mani delicate prendono il mio viso, dolcemente.

<Minsoo, non sto scherzando, puoi essere veramente tutto quello che vuoi, puoi essere anche una puttana, una poco di buono, una che se ne fotte di tutti e inizia a parlare volgarmente senza pensare che gli altri abbiano sentimenti. Ma tu, per me, sei perfetta così come sei> e accarezza le mie guance, lentamente, con un tocco talmente rilassante da farmi chiudere gli occhi, di poco.

<Ti rilassa?>
Annuisco, ancora con gli occhi chiusi, godendomi pienamente quelle dita piccole e morbide che toccano la mia pelle.
Non ho intenzione di aprire gli occhi, ho paura. Paura che si sia avvicinato. Paura che si sia allontanato di poco con solo la testa. Paura di incontrare subito dopo le sue labbra sulle mie, paura di incontrare quegli occhi meravigliosi. Paura di incrociare i nostri sguardi.

Perché si. Park Jimin è capace di farmi andare in tilt il cervello.

<Q-q-quindi abbiamo risolto?> sussurro, corrugando di poco le sopracciglia, mentre passo lentamente la lingua tra le labbra, per l'ansia.
<Si bambolina, abbiamo risolto> ridacchia fermandosi con le dita, ma mantenendo le mani poggiate ancora sulle mie guance, tenendomi il viso.

<Non chiamarmi bambolina!> ed istinto, apro gli occhi.

Cazzo.

Lo sapevo. Mi sta guardando, ovviamente, intensamente. Mi squadra, seguo i suoi movimenti con gli occhi. Guarda prima i miei occhi, poi il mio naso, poi i miei zigomi, la mia mascella e infine le mie labbra.

Non morderti il labbro Park Jimin. Non farlo.

<Senti> cattura la mia attenzione e porto di nuovo lo sguardo su di lui, dato che stavo osservando un punto indefinito della sua camicia sperando di dimenticare il suo movimento effettuato con i denti sulle sue labbra.
<Si?>
<Riguardo al discorso di prima, quello di essere nemici, amici, conoscenti o quel che sia...>

Ansia.

<Ti ascolto> cerco di non far tremare la voce, cerco di essere più tranquilla possibile, senza mettere in mostra le mie mille preoccupazioni di come potrebbe continuare, di cosa potesse dire, come reagirebbe subito dopo una parola sbagliata, ancora una volta.

<E se diventiamo scopamici?> e da lì, ghigno

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ENNIEEEEENTEEEEEEEEEEEE :))))

ehehehehe sorpresaaaaa. Ve lo avevo detto che ci sarebbero stati capitoli più tunz tunz.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia in generale vi stia interessando, dai che il prossimo capitolo sarà mlmlmlml🌝

Annyeooong saranghaeee💜

The Teacher of 3°CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora