Capitolo 8

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MINSOO'S POV

<Tu stai male.>

<Yah Jungkook non ho fatto niente di male. Eddaiiii ti preeeego perdoooona la tua onnieeeeeee> faccio il labbruccio intrecciando le dita come segno di preghiera.

<Ocaca> continua ad ignorarmi mentre prende un bicchiere da un ripiano della cucina.

Avevo fatto venire i ragazzi a casa mia, dato che non avevo niente da fare. La pazzotica Jisoo è uscita a fare delle commissioni e siccome mi seccavo andare con lei ho deciso di stare a casa, chiamando i miei migliori amici.
Sono qui da circa un'ora e Jungkook e arrabbiato -forse- con me.
Stavamo semplicemente andando in cucina solo che, siccome avevo anche io sete, per prendere il bicchiere ho fatto cadere addosso a lui un sacchetto di zucchero.

<Sono tutto appiccicoso lo capisci?> sbuffa per poi bere l'acqua dal contenitore di vetro.
<Ma la doccia qui te la puoi fare, oh andiamo. Qui dentro fate peggio di ciò che fate a casa vostra> gesticolo come infastidita, anche se non lo sono.
Jungkook piagnucola <Sei sempre la solita. Perché ovviamente una ragazza nana che si mette in punta di piedi cosa può provocare? Bordello. AHHHHH UN CARAMELLO SONO DIVENTATO>

<Ma io ti amo lo sa- CHE SIGNIFICA RAGAZZA NANA OHH BESTIA> gli do una piccola e leggera spinta dalla spalla con una mano, guardandolo male.
<Stai zitta cosa nana> posa il bicchiere nel lavello <Io vado a lavarmi, uso le cose di tuo padre tanto non lo verrà mai a sapere sshhhh> sale al piano di sopra velocemente, lasciando me in cucina.

<Ovviamente non ha tutti i torti sul fatto che sei nana> se la ride Yoongi, una volta che l'ho raggiunto, mentre ha gli occhi puntati sullo schermo della tv dato che gioca alla play station.
Prendo un cuscino dal divano e glielo lancio in piena testa, colpendolo e facendogli piegare di poco il collo <Te lo meriti. Mh.>

<Mh> mi imita facendo la vocina irritante ridendo.
<Oh smettila ora ah prima che ti arriva tutta la cucina addosso> mi siedo a gambe incrociate accanto a lui, entrambi sul pavimento ma seduti su dei cuscini di forma quadrangolare.

Guardo attentamente come il mio migliore amico gioca: le dita che si muovono freneticamente sul controller, premendo tasti e facendo muovere le manovelle, gli occhi puntati concentrati senza distogliere lo sguardo, la lingua che fuori esce di poco dalle sue labbra dato che lo usa come metodo di concentramento, cosa che mi ha fatto sempre ridacchiare perché lo trovo semplicemente adorabile, quel pomo d'adamo che a volte fa su e giù a causa dell'inghiottitura della saliva, quei capelli color menta che ricadono sulla sua fronte... è semplicemente Min Yoongi.

<La smetti di mangiarmi con gli occhi?> ridacchia continuando a guardare lo schermo.
Arrossisco di poco poi scuoto leggermente la testa <Non ti stavo guardando scemo>
<Infatti, mi stavi divorando> ride ancora <Vabbè ma tanto, tu sei autorizzata dai>

Mille ricordi mi passano per la testa. Io e Yoongi ci conosciamo da quando eravamo due piccoli bambini in cerca di latte dalla mamma. Lui è nato ovviamente prima di me, ma non è questione di un anno per l'appunto. Un paio di mesi. Man mano che siamo cresciuti, abbiamo legato sempre di più, fino ad arrivare ad ora.
Ma un giorno, l'ansia prevadeva il mio corpo. Pensavo che fosse veramente finita con lui, che mi potevo dimenticare il nostro rapporto, dato che a causa di questi fenomeni si ci può allontanare tempo due secondi.

Nei suoi confronti, anche se sono più piccola, ho sempre avuto un carattere iperprotettivo. Quando camminavamo nei corridoi del primo anno delle superiori, ogni ragazza della scuola si girava e allungava troppo gli occhi. E io da lì partivo in quinta, se non anche in decima. Mi dava fastidio, perché se si prova realmente qualcosa, non si passa subito a fottere nella prima stanzetta che capita. Ed è per questo che io rischiavo anche di ripetere l'anno dato il mio comportamento, prendevo sempre a botte chiunque passava davanti a lui e diceva cose poco gradite e cortesi. Chi sculettava davanti, chi ondeggiava i fianchi, chi si rialzava la gonna della divisa per far intravedere almeno un po' di culo di gallina, come lo chiamo io e chi si mordeva il labbro tipo selvaggio. E poi c'ero io, con un bastone di ferro in mano.

The Teacher of 3°CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora