Capitolo 17

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MINSOO'S POV
<Ora tu spieghi per filo e per segno cosa cazzo è successo. Perché hai preso a botte Lalisa?>

BamBam ha preferito allontanarsi un po' con la macchina dalla scuola, prima di poter parlare, per farmi scaricare la grande tensione presente nel mio sistema nervoso.

So che ho sbagliato, so che ho esagerato, però ne è valsa la pena.

<È complicato da spiegare, ed è anche una storia lunga> sbuffo, roteando gli occhi, mentre guardo fuori dal finestrino.
In effetti non volevo raccontare niente a nessuno, Jisoo sapeva solo una piccola parte e manco, quindi figuriamoci se vado a parlare con altre persone.

Non che Bammie sia un estraneo, ci conosciamo da tanto tempo, più o meno quattro anni, ed è sempre stato disponibile con me. Ma non so quanto tempo si conosce con Jimin, e la cosa che mi fa paura è sapere cose che non dovrei esserne a conoscenza di quest'ultimo.

Perché? Semplice. Non voglio avere altre delusioni o false testimonianze. Proprio per questo, subito dopo che Lalisa è uscita dalla classe, ci ho riflettuto subito. Non voglio continuare a rischiare, ad essere in continuo pericolo.
Anche se fa male lasciare tutto così.

<Abbiamo tutto il tempo che vuoi, se vuoi ci fermiamo anche in un bar per prendere qualcosa da bere così mi racconti meglio li, faccia a faccia, mh?>
<Detto così sembra una minaccia> ridacchio girando la testa verso di lui mentre poggio il braccio nello spazio leggermente sporgente del finestrino.

<Scema> ride <Andiamo nel bar vicino alla villa pubblica della città>
<Va bene va bene>
E nel mentre rifletto ancora, guardando la strada muoversi verso dietro grazie alla macchina che di tanto in tanto frena o accelera.

Voglio davvero lasciare tutto così? Senza avere un minimo di speranza nei confronti del mio insegnante di chimica?
Però il problema è proprio quello, lui è un professore di una scuola frequentante da alunni che non sanno tenersi le cose per sé senza ficcare il naso da tutte le parti. Anche se non fosse stato così, sarebbe stato ugualmente pericoloso. Il preside, nonostante le regole delle scuola, non ha mai avuto tanta importanza sull'igiene o organizzazioni delle classi. Però una cosa era certa. Guai chi aveva relazioni tra colleghi, o tra alunni e professori stessi.

Perché non voleva reputare la carriera propria e altrui e non voleva avere discussioni con lo Stato. D'altronde, sono ancora minorenne e compierò gli anni l'estate dell'anno successivo, esattamente a luglio. E forse sarà lì che posso avere la mia vera libertà.

Jimin è stato un ragazzo, al di fuori della scuola, che nonostante i litigi e le incomprensioni, sempre presente. Ed è questo che lo caratterizza. Se ne fotte altamente di ciò che pensano gli altri, ma fino a un certo punto. Infatti è il primo a dirmi alcune raccomandazioni prima di entrare a scuola tramite Whatsapp o a chiedermi se ho notato qualche comportamento sospetto dagli alunni in generale nei miei confronti.

Sono nella confusione più totale e ciò che serve adesso, è solo relax. Scendo dalla macchina, dopo essere arrivati, e mi dirigo insieme al ragazzo accanto a me verso il bar.
<Sediamoci, c'è il servizio a tavola> indica un tavolo più lontano dagli altri, andando lì, seguito da me.

Allontano la sedia per poi sedermi e riavvicinarmi alla piattaforma rotonda poggiandoci su le mie braccia incrociate.
<Allora> Bammie si siede accavallando una gamba all'altra mentre poggia la schiena alla sedia, mettendo le braccia sopra i manici di essa <Ti ascolto>

Sospiro, prima di dire le mie parole <Io e Jimin non abbiamo avuto un buon rapporto fin dall'inizio, lo hai visto anche tu, no?>
<Sì, anche se ultimamente vi vedo più uniti>
<Beh, sono successe varie cose. All'inizio appunto non parlavamo quasi mai e ci sopportavamo in classe lanciandoci sguardi omicida, anche senza farci vedere dagli altri. Però non so, da quel momento in cui ho detto che lui fosse un problema per il mio futuro...c'è stato un cambiamento. Mi sono resa conto di aver sbagliato e, siccome lui già se ne era andato dopo le mie parole, gli ho dovuto parlare il giorno dopo in aula, facendomi mettere in punizione di proposito, dato che sapevo che non mi avrebbe mai parlato se fossero finite le lezioni> gioco con le mie dita mentre guardo il ragazzo davanti a me, che sembra interessato senza perdere il filo del discorso.

The Teacher of 3°CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora