Cap. 11

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Cammino lentamente dietro a Caronte. Dove mi sta portando? A casa? Non ho voglia di vedere mio padre...
Guardo in giro: i demoni e le anime lavorano come sempre, nessuno alza lo sguardo per incontrare i miei occhi. Caronte cammina silenziosamente sul vialetto, della cenere si alza dai ciottoli ad ogni nostro passo. Nergal è sul lato della strada intento a tenere le cisterne al caldo. Chissà che c'è dentro quei cosi? Me lo sono sempre chiesta. Nergal si alza stiracchiandosi, si volta distraendosi dal suo lavoro e incontrando i miei occhi, mi giro di scatto al contatto con le sue iridi blu notte.
-"Hey Caronte!"- si avvicina a gran passo con un amichevole sorriso stampato in faccia.
Caronte si ferma voltando il viso in direzione di Nergal -"Non hai da lavorare?"-
-"Sì ma una pausa me la posso concedere per salutare un vecchio amico!"- gli fa l'occhiolino, alza la mano appoggiandola sulla sua spalla.
-"Sparisci"- borbotta Caronte scansandosi e riprendendo a camminare. Non gli sono mai stati simpatici gli altri demoni, a volte mi è capitato di vederlo parlare gentilmente con alcune anime, cosa insolita per un demone.
Cerco di seguire Caronte ma Nergal mi blocca afferrandomi una spalla. In pochi secondi Caronte si smaterializza, con una nuvola di fumo bianco, tra me e il demone dagli occhi blu. Grazie, non ho la minima voglia di parlare con qualcuno.
-"Hey calmo Caronte! Non le faccio niente, ci consciamo da quando era piccolina!"- Negral si mette a ridere con sguardo divertito.
-"Lei è sotto la mia protezione decido io con chi può parlare e chi no."- Caronte risponde lentamente e con voce pacata, per niente divertito. Mi vuole già dettare delle regole? Io parlo con chi voglio! 
Apro la bocca per dire la mia ma Nergal mi precede -"E con chi la faresti parlare? Con le anime?"- scoppia a ridere alzando una mano
ma, prima che si appoggi alla spalla di Caronte lui la afferra al volo -"Non mi toccare"- mormora. Sulla faccia di Nergal si forma un cipiglio e le fiammelle sulle sue tempie avampano diventando un po' più alte. -"Lei è sotto la mia tutela non più sotto quella di Mazekeen, non la metterò in pericolo facendola avvicinare a voi"- continua.
-"Hey! Hey! Hey! Per prima cosa non critichi Mazekeen davanti a me! E per secondo: come ti può passare il minimo pensiero, in quella testa vuota, che noi potremmo fare del male al piccolo diavolo?!"- le fiamme sulle sue tempie avampano sempre di più, mentre delle sfumature viola si formano al loro interno. Caronte si gira afferrandomi il braccio, scompariamo in una nuvola di fumo bianco ritrovandoci davanti casa.
-"Non ho voglia di vedere mio padre"- momoro
-"Tranquilla non lo vedrai, vai pure in camera a riposarti"- 
Entriamo, lui si dirige su per le scale mentre io volto a destra verso camera mia. Sospiro camminando a testa bassa, i capelli corvini mi coprono la vista ai miei lati. Fisso le mie scarpe, un passo, poi un altro, un passo, poi un altro, sbatto contro qualcuno e cado al suolo. 
-"Hey guarda dove vai stupido demone!"- urlo massaggiandomi la schiena.
Il demone che mi ha urtato sta immobile davanti a me, scorgo i soliti pantaloni e scarpe eleganti dei servitori di mio padre
-"Hey! Ma mi hai sentito..."- l'urlo mi muore in gola mentre alzo la testa incontrando, gli ormai, familiari occhi stupendi -"Te..."- 
Lui mi guarda, i capelli castani sono raccolti in una crocchia disordinata, qualche ciuffo ribelle scende fino alla perfetta mascella scolpita -"Stai attenta quando cammini"- borbotta oltrepassandomi. 
Mi alzo di scatto correndogli dietro -"Hey Aspetta! Mazekeen!"- lui si blocca in mezzo al corridoio.-"Mi devi delle spiegazioni!"- continuo ad urlare fermandomi, la rabbia mi ribolle nelle vene. Stringo i pugni ai miei fianchi cercando di non far trapelare nessun tremito del mio corpo o della mia voce.
-"Non devo spiegarti niente Lucia"- risponde in tono piatto girato ancora di spalle.
-"Sì invece! Perchè non hai detto qualcosa a mio padre! Come puoi... ho passato ben diciassette anni vicino a te! è possibile che non ti sia nemmeno affezionato un pochino!"- urlo a pieni polmoni.
Lui scoppia a ridere, le sue spalle sussultano seguendo la sua risata amara -"Ma che dici? Noi demoni non proviamo quel tipo di cose, dovresti saperlo ormai"-
-"Allora tutte le promesse che mi avevi fatto erano solo 'il tuo lavoro'?! E girati quando ti parlo!"- faccio un passo avanti, i capelli neri mi ricadono avanti coprendomi metà della faccia
-"Non prendo ordini da nessuno"- 
-"Certo, tranne mio padre! E io sono sua figlia quindi rispettami!"- mi tiro indietro i capelli incrociando le braccia al petto, stringo il tessuto della mia maglia con le mani. Non devo tremare.
-"Te sei solo un umana Lucia!"- urla Enrico girandosi a guardarmi, nei suoi occhi non c'è rabbia. Sembra ci sia una lieve tristezza, è dispiaciuto...com'è possibile? -"è per questo che tuo padre continua ad affidarti gente, perchè sei un'umana!"-
-"E allora perchè la gente non mi vede?! Perchè non mi sono ancora trasformata in un anima dopo tutto il tempo che ho passato qui?! Perchè se gli umani mi toccano si bruciano?! Perchè i miei occhi sono come i vostri?!"- stringo ancora di più il tessuto, ormai stropicciato, della mia canottiera. Non devo tremare.
-"Non lo so Lucia! Non lo so!"- mi si avvicina un passo alla volta -"Vuoi sapere la verità?! Te non potevi nemmeno esistere! È impossibile che Lucifero possa fare dei figli, per di più con un umana! Te non dovevi stare al mondo eppure sei qui! Davanti ai miei occhi!"- la crocchia sulla sua testa si scioglie facendo ricadere i lunghi capelli sulle sue spalle.
-"E perchè?!"- chiedo sempre più confusa e arrabbiata, continuo a mantenere il mio sguardo dritto sul suo. Non devo tremare.
-"E che ne sò! Vallo a chiedere a tuo nonno! È lui la causa di tutto! Di ogni cazzo di cosa!"- Si passa una mano tra i capelli facendoli ricadere all'indietro, una lieve forma di dolore si fa strada nei suoi occhi e un pensiero mi passa per la testa. Ma tutti questi demoni sono felici di quello che fanno o sono obbligati? A Enrico piace fare quello che fa?
-"Va bene! Ci andrò!"- inizio a camminare a passo svelto continuando a mantenere il contatto con i suoi occhi.
-" E allora vai! Che ci fai ancora qui?!"- abbassa la mano indicando dietro di lui, la mascella contratta e gli occhi, sempre stupendi, ritornati ad avere la loro espressione normale.
Lo supero correndo lasciando la presa sulla mia maglia. Vaffanculo Enrico...

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