Cap. 12

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-"Dove vai?!"- mi urla inseguendomi -"Non compotarti da bambina viziata!"-
-"Sarei io la bambina viziata?!"- apro il portone di casa, ma una mano sopra la mia testa lo richiude immediatamente, mi giro. Il volto incappucciato di Caronte mi guarda dall'alto.
-"Dove credi di andare? Sei sotto la mia protezione, non te ne andrai in giro come un cagnolino felice"- Caronte mi allontana dalla porta poi riferendosi a Enrico -"Te non hai qualcosa da fare? Demone il lavoro di aspetta"-
Enrico mi supera -"Non credere che lo faccio perché me l'hai detto tu"- chiudendo con forza il portone alle sue spalle. 
-"Vieni andiamo a curare quelle scottature"- Caronte inizia a camminare verso l'infermeria. Le scottature? Abbasso lo sguardo verso il mio braccio: delle macchie lo ricoprono. Me n'ero completamente dimenticata... Mi ritorna in mente il volto di Diego. Chissà come sta...
Seguo Caronte lungo i corridoi, appena entriamo in infermeria mi arrampico sopra il lettino. Inizio a far ciondolare le gambe guardando Caronte che cerca nei cassetti. L'infermeria è sempre servita solo a me, i demoni non hanno bisogno di curare le proprie ferite, io sì. Enrico la prima volta che mi ha dovuto mettere una garza non sapeva nemmeno da dove iniziare....perchè sto pensando di nuovo a quel bambino?! Sto stronzo è ovunque!
Caronte posa la garza alla mia destra tirando fuori la crema per le scotatture dalla scatola in cui si trova, mi solleva il braccio delicatamente: le sue fredde dita si strigono delicatamente intorno al mio avambraccio, apre la pomata iniziando a spalmarla sulle macchie. Lo guardo, o almeno cerco di farlo il cappuccio copre la sua faccia -"Sei troppo silenzioso Caronte"- mi lamento
-"Non chiamarmi Caronte"- posa la pomata al mio fianco -"Chiamami Kentin"- mi mette una mano sulla spalla scostando un po' la spallina della canottiera, sospira -"Togliti la maglia"-
-"Eh?!"- Ma questo è scemo?! Non mi levo nessuna maglia!
-"Dai Lucilla, levati sta maglia"- ritira la mano riprendendo la crema.
-"No e no! Non mi levo la maglietta cazzo! Sei un maschio!"- mi tiro indietro sul lettino: la mia schiena si appoggia alla fredda parete dell'infermeria.
-"E allora?"-
-"E allora?! Pronto! C'è qualcuno in casa?! Sono una donna!"- Ma ci è o ci fa?!
-" 'Donna' "- Kentin simula le virgolette con le dita ridendo.
-"Hey!"- incrocio le braccia
-"Ferma che ti sporchi con la crema. Dai Lucilla non fare storie e togliti la maglia"- avvicina la sua mano ma, la schiaffeggio spostandomi dal mio posto.
-"Pedofilo!"- urlo scendendo dal lettino.
-"Pedofilo?"- ripete girandosi dalla mia parte.
-"Sì sei un pedofilo! Ti rendi conto di quanti anni hai in più di me?!"- 
-"Lucilla"-  si tira giù il cappuccio massaggiandosi con una mano la parte superiore del naso  -" Voglio solo curarti le ferite"-
-"Certo! E per farlo mi fai togliere la maglia, mi sembra logico! Sono in canottiera ci arrivi benissimo!"- 
-"No se sei ferita anche sotto la canottiera"- continua massaggiondosi le tempie
-"Enrico non me lo avrebbe mai chiesto!"- le ultime parole mi escono da sole dalla bocca. Perchè l'ho detto?
Kentin si blocca -"Senti: non me ne fotte un cazzo di quello che faceva quel demone. Ora te ti levi quella canottiera e mi fai vedere sei sei ferita!"- alza la voce guardandomi negli occhi.
Volto lo sguardo -"Io non prendo ordini da te"- borbotto andandomi a sedere sul lettino.
Lui sospira -" Vuoi levarti sta canottiera o staremo qui per tutto il giorno?"- chiede con voce calma.
Sbuffo prendendo i il bordo della canottiera e passandomelo sopra la testa.
-"Finalmente!"-  esclama.
Lui controlla se c'è qualche bruciatura sulla mia pelle. Mi sento abbastanza in imbarazzo, diciamo che non è mai stato il mio sogno stare in reggiseno davanti a un demone! Inizia a fasciarmi il braccio. Quando finisce mi guarda per poi voltare lo sguardo immediatamente di lato, le sue guancie diventano lentamente rosse -"Sei bruciata...nel..."- balbetta.
Abbasso lo sguardo notando una lieve bruciatura sopra il mio seno. Ah...aspetta mi stava guardando le tette! Afferro la maglietta con una mano e con l'altra lo spingo indietro -"Pedofilo!"- urlo coprendomi  -"Sei un maniaco!"-
-"Non sono un maniaco e nemmeno un pedofilo! Come facevo a sapere che eri cresciuta così tanto!"- cerca di difendersi lui.
-"Fai schifo!"- urlo balzando giù dal letto e correndo fuori nel corridoio, arrivo all'atrio. Pervertito pedofilo! Radrizzo la canottiera, il portone si apre e mi blocco. Mara entra seguito da Enrico: parlano vivacemente ridendo.
-"Lucia..."- Mara mi nota fermandosi con sguardo interrogativo, anche Enrico mi nota mentre i suoi occhi si allargano 
-"Hey..."- dico imbarazzata per poi schiarirmi la voce.
-" Ti rendi conto che sei in reggiseno vero?"- mi indica Mara confuso.
-"Sì..."- rispondo distogliendo lo sguardo da lui. Enrico mi sta guardando e non in faccia: i suoi occhi sono carichi di qualcosa di pericoloso ma nello stesso tempo intrigante, appena li incontro guardo di lato mentre la mia faccia si infuoca.
Sento dei passi alle mie spalle. Kentin! 
Mi giro immediadamente -"Pedofilo!"- urlo coprendomi con la maglia.
-"Eh?!"- se ne esce Mara guardando Kentin.
-"Ancora?! Non sono un pedofilo stavo solo cercando di..."- Caronte si avvicina passo dopo passo a me ma Enrico mi si posiziona davanti, l'ampiezza delle spalle e la sua altezza mi manda una senso di protezione.
-"Caronte...che stai facendo?"- chiede Enrico con voce piatta.
Il cappuccio di Caronte è ancora abbassato, riesco a vedere i suoi occhi farsi più scuri mentre una scintilla omicidia gli passa attraverso -"La stavo curando, cosa che tu non fai mai"- risponde pacato. Una mano mi passa sopra la testa togliendomi dalle mani la canottiera e infilandomela -"Copriti"- Mara mi mette una mano sul picco della schiena accompagnandomi fuori -"Lasciali a litigare"-
Una volta fuori ci sediamo sulla panchina -"Papà è ancora arrabbiato?"-
Mara si passa una mano sul volto -"Sì...ci sta facendo andare a destra e a manca"-
-"Mi dispiace non ve lo meritate, te non lo meriti"- fisso le mattonelle consumate dalla fuligine. Mara è sempre stato un ottimo lavoratore,  a differenza di Enrico non l'ho mai sentito contrariarsi a un ordine. In confronto a Enrico è molto più maturo. -"Mara"-
-"Dimmi"- 
-"Ho conosciuto un ragazzo sopra..."- Mara sta in silenzio facendomi parlare -" Ma lui è diverso dagli altri umani, può vederci e sentirci...suo padre è un esorcista..."-
-"Sicura che sia il suo vero padre?"- Mara si alza dalla panchina guardando davanti a se.
-"Non lo so..."- mi alzo dopo di lui -"Mara"-
-"Dimmi"-
-"Enrico prima ha detto che io non dovevo nemmeno nascere...è vero?"- cala il silenzio, si sente solo in lontananza le urla di qualche anima e i soliti rumori del lavoro.
Mara si volta verso di me guardandomi negli occhi, il nero pece mi attira immediatamente -"Sì, è vero. Nessuno di noi sa il perchè sei nata. Luciferò non poteva e potrà avere figli"-
Mi abbandono cadendo sulla panchina.
-"Ma ora sei qui"- aggiunge -"Quindi non farti troppe domande. Sarà tutto un suo piano come al solito"- Mara alza lo sguardo verso il "Cielo".
-"Di mio nonno?"-
-"Sì..."- 
Il portone si apre con uno schianto, Caronte cammina velocemente: il cappuccio gli copre nuovamente il volto -"Andiamo Lucilla"-
Sto per ribaterre ma lui alza il tono -"Non ribattere! Andiamo e basta!"- 
Guardo Mara in cerca di aiuto, lui mi fa spallucce dandomi una pacca amichevole sulla spalla.

E se fossi diversa?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora