«Al diavolo! Bang!».
Il dito di Mario finì per sbaglio sul grilletto della pistola e siccome non era una pistola finta, ma vera, il rumore dello sparo riempì la cucina della Pensione rimbombando sulle pareti e sulle pentole. Facendo tintinnare i bicchieri, i mestoli appesi ai ganci e le vaschette vuote di gelato disseminate dappertutto.
Il cuore di Romana perse un battito, un rivolo di sudore le colò lungo il collo. Con la coda dell'occhio vide Bramanti, a pochi passi da lei, irrigidirsi. Quello sparo le mozzò il respiro.
Il proiettile si conficcò nel muro poco sopra l'acconciatura raccolta dell'antropologa.
Booth saltò giù dal soffitto e andò a nascondersi dietro le gambe del cuoco.
«Sei impazzito?», gridò Romana visibilmente agitata.
«Non è impazzito. Lui è proprio pazzo», le rispose Bramanti.
«Che cosa dobbiamo fare per fermarlo?».
«Mi creda, ci ho provato e riprovato a fermarlo: per due anni! Bisognerebbe ucciderlo, ma io non me la sento...»
Il volto di Bramanti sbiancò di nuovo.
Mario si mise a girovagare per la cucina senza una meta apparente, ballando al ritmo della musichetta pop che proveniva dalla sala principale. Qualcuno doveva aver alzato il volume della radio, perché adesso si sentiva fino a lì... uhm...
«Chiamerò la polizia. Quella vera! Io collaboro spesso con loro, vedrà che arriveranno in un minuto», disse Romana, che esasperata incominciò a frugare nella borsa in cerca del telefono Brondi che Carmen aveva voluto portasse con sé.
«No. Non lo faccia», la implorò Bramanti prendendole i polsi fra le mani tremanti.
«Non lascerò che questo pazzo uccida me o il mio gatto!», gli inveì contro Romana.
«Meow meow!», confermò Booth.
«Per favore, non chiami la polizia... Se mi vuole bene, non lo faccia», la supplicò di nuovo il signor Bramanti. Adesso aveva le dita aggrovigliate tra loro e le mani giunte in preghiera. Gli occhi scuri lucidi e preoccupati e un rivolo di sudore che gli stava colando giù lungo la tempia.
Romana lo fissò senza capire. «E perché non dovrei? Sicuramente a Misano Adriatico hanno una squadra speciale, fatta apposta per i malati mentali pirata-pazzoidi, che potrà occuparsi del suo amico.»
«Per favore...», continuò Bramanti evidentemente a corto di idee per spiegarle la situazione. Sbatteva pure le ciglia come un cerbiatto.
Mario stava ancora sculettando allegramente con la pistola in mano, quando in cucina entrò una donna grassoccia con degli eleganti boccoli rosso fuoco e un vestito largo, a fiori, pieno di fronzoli. Somigliava a una bomboniera.
«Carmen! Che ci fai qui?». Romana si alzò dal pavimento dove era rannicchiata e balzò al collo della cugina.
«Ia sona venuto a salvarta!», le rispose Carmen abbracciandola. «Ia ta deva chiedere scuso, a ta...»
La donna estrasse dalla sua tracolla il giornale che aveva appena comprato e lo porse a Romana: «Leggo!»
Romana aggrottò le sopracciglia e lesse ad alta voce il titolo dell'articolo in prima pagina:
«Caldo record anche a Misano. Non mettete ghiaccioli nelle parti intime. È pericoloso! Che significa, Carmen: non riesco a capire...»
«La dato! Leggo la dato!».
«Lunedì, ventinove Luglio 2019. Sì, lo sapevo già di essere nel futuro... anche se non so, esattamente, come è potuto accadere».
Carmen scosse la testa e le posò le mani sulle spalle. Guardò la cugina negli occhi preparandosi a rivelare tutto quanto. Stava scegliendo le parole giuste quando il suo sguardo si posò sul corpo del cuoco.
«Alfonsi!», disse carmen rivolta al cadavere, ome se potesse risponderle, «Io credeva che ta aveva lasciato ma per quello tedesca! Ia credeva che fosse scappato in Germanica!»
«Lo conosce?», s'informò incuriosito e incredulo il signor Bramanti.
«Lui era il mia amanta, prima che litigassimo», rispose Carmen portandosi una mano sul cuore, sussultando mentre guardava la scena che le si parava innanzi: il suo amato di una vita, disteso sul bancone della cucina, con il gatto di sua cugina che si strofinava sui risvolti dei pantaloni sale e pepe macchiati di sugo.
«Alfonsi, stai dormenda?», chiese Carmen anche se sapeva già la risposta.«No, lui è morto», le rispose categorico il signor Bramanti, «Anche se non so ancora il motivo...»
Romana abbracciò di nuovo sua cugina, i cui occhi si riempirono di lacrime mute. «Non ti preoccupare, scopriremo chi è stato e lo vendicheremo. Per questo ci sono io, Romana: l'antropologa forense!».
«Ta non seia un'atropelega firenza!», protestò la cugina con voce sempre più affranta.
Romana in tutta risposta le fece un gran sorriso, «Ma certo che lo sono!».
Mario sparò un altro colpo di pistola, questa volta verso la finestra che si ruppe in mille pezzi. L'aria salmastra del mare entrò nella cucina e si mescolò con l'odore del fritto.
Tutti quanti sussultarono e Booth si aggrappò con gli artigli alla gamba del povero Alfonso, quasi fosse un mobile su cui rifarsi le unghie.
«Dannazione, toglietegli quella pistola!», s'arrabbiò la donna che si credeva un'antropologa.
«Spero che nessuno abbia sentito il rumore degli spari», disse tra sé e sé Bramanti. Poi prese un respiro, si alzò dal pavimento e raggiunse Mario.
Gli tolse l'arma dicendogli che il fritto di mare era pronto in tavola, poi si girò verso le due donne: «Signora Romana, dovete scusarci, quando vi abbiamo accolto pensavo che foste...». Non terminò la frase perché implicava rivelare che erano due ricercati, o almeno che lo era Mario.Romana raccolse il sacchetto dove aveva depositato la mano di Alfonso. «Non vi preoccupate, Massimo. Avete detto fritto di mare? Avevo proprio fame: perché non mangiamo e poi cerchiamo di scoprire il mistero?»
«Penso che sia una buona idea», le rispose Bramanti mettendo la pericolosa pistola all'interno di una pentola vuota e incrostata di sugo al ragù.
Carmen stava continuando ad asciugarsi gli occhi con un fazzolettino, sua cugina continuava a rincuorarla con affettuose pacche sulle spalle e nessuno, a parte Booth, si accorse che era sparita anche l'altra mano del cadavere.
Che fine aveva fatto? Booth era sicurissimo che prima fosse lì, e anche Bramanti poteva confermare che soltanto una mano era stata tagliata al cuoco della Pensione Stella.
Un'altra mano, viva e vegeta questa volta, scura come un'ombra, passò in fretta dietro l'angolo del bancone.
Uno scintillio di lama venne riflesso negli occhi felini del gatto, che piegò il muso interessato. Booth si girò verso la sua padrona e verso quei rumorosi tizi che lo avevano tanto spaventato, ma per qualche motivo decise di stare zitto.
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LA MANO MISTERIOSA
HumorQuella che doveva essere una normale vacanza si rivela un intricato mistero da risolvere. Ma ci sono troppe cose che non quadrano, per l'affarmata antropologa forense Romana Brennàn. Troppe.