Uomo di mare

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Gli uomini del mare erano abili navigatori, mercanti e messaggeri, sempre in viaggio sui loro vascelli, indispensabili affinché le connessioni tra le innumerevoli isole del vasto arcipelago di Urrun rimanessero aperte. Alcune isole erano solite innalzarsi e cominciare a navigare nel cielo o cambiare forma, e numerosi pericoli si acquattavano nelle rotte tra un pezzo di terra e un altro.

Non era una passeggiata avventurarsi per mare.

I marinai erano, infatti, in grado di respirare sott'acqua, cosicché se una tempesta avesse rovesciato la loro barca avrebbero potuto sopravvivere, ed esercitare un controllo sul vento che permetteva ai vascelli di spiccare il volo. La loro abilità pretendeva un giuramento verso il mare. Appena un bambino dimostrava di possedere il dono veniva mandato su un vascello a far parte dell'equipaggio per tutto il resto della sua vita.

Ogni donna sulla terraferma sapeva che un uomo di mare non era il soggetto più adatto con cui metter su famiglia, dal momento che avrebbe continuato a navigare fino alla morte e si sarebbe divertito con altre donne su altre isole. Era proibito costringerli a mettere radici.

Harald conoscendo ogni diceria, sapeva bene che non sarebbe stato semplice conquistare il cuore di Brina, una giovane di terra, dell'isola di Klikaan, nota per i suoi artisti, giocolieri e musicisti. Aveva viaggiato in un lungo e in largo da quando, dodici anni prima, aveva maturato la capacità di respirare l'acqua come fosse ossigeno, eppure non aveva mai visto una fanciulla più incantevole.

Sapeva che non sarebbero rimasti ancora per molto ormeggiati sul porto di quell'isola, che se ne stava per la maggior parte dell'anno a fluttuare, eppure continuava a perdere il suo tempo a far visita al palazzo della musica con la speranza di parlare con Brina. Si era guadagnato molte occhiatacce da parte di tutto il resto dell'equipaggio della Leprelesta.

Brina era un'apprendista musicista e adorava suonare il violino. Così Harald pensò bene di spendere i suoi risparmi per comprarsene uno e provare a conquistarla suonando, nonostante della mano destra possedesse soltanto pollice e anulare e la stretta sull'archetto continuasse a scivolargli. Le altre dita le aveva perse in uno scontro con un mostro marino.

Gli sarebbe bastato anche soltanto ricevere un bacio, prima di levare le ancore. Si esercitò giorno e notte cercando di copiare le melodie che sentiva al mercato, ma quando finalmente riuscì a intonare uno straccio di canzone era già arrivato il momento di salpare.

Pensò più volte di disertare la Lepre, rovesciando le leggi di Urrun, guadagnando più tempo per corteggiare Brina. Ma lei non lo degnò delle attenzioni che sperava.

«Tu appartieni già al mare» gli aveva detto.

Provò a suonarle l'inizio della canzone che aveva composto, infondendo nella musica tutte le sue coraggiose imprese, ma non servì a nulla. Arrabbiato con sé stesso, Harald gettò il violino nel mare, che affondò lentamente, trattenendo fra le sue corde la melodia di un cuore infranto, e giurò che non avrebbe mai più perso la testa per una donna di terra.

 Arrabbiato con sé stesso, Harald gettò il violino nel mare, che affondò lentamente, trattenendo fra le sue corde la melodia di un cuore infranto, e giurò che non avrebbe mai più perso la testa per una donna di terra

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