Gaerys Arvedui salì troppo presto al trono.
Era ancora giovane, inesperta, e nonostante il Gran Consiglio l'aiutasse a governare non era sicura dei passi da compiere. Aveva sempre pensato che suo fratello Narbeleth sarebbe diventato abbastanza grande per prendere il posto del padre, una volta che lui fosse stato troppo vecchio; ma lui aveva soltanto dieci primavere, contro le sue trentadue e tutto il popolo elfico aveva votato affinché lei sovrintendesse il regno per il fratello minore. La prima volta che si sedette su quel trono si disse che lo faceva per salvaguardare l'infanzia di Narbeleth, per permettergli di essere felice e spensierato come lo era stata lei.
Se solo non ci fosse stata quella maledetta guerra. Quella guerra che si era presa la vita di re Melvegorn, suo padre, e di moltissimi valorosi soldati che proteggevano la muraglia occidentale. Ogni notte perdevano terreno, ogni alba lo riconquistavano, in una lotta infinita.
Avrebbe tanto voluto trovare una soluzione per fermarla. Gaerys sapeva che regnare non era così facile, non si trattava di scaldare un trono in una sala sfarzosa, ma di prendere decisioni militari e far rispettare le leggi ai sudditi, risolverne i grattacapi e infondere coraggio ai soldati.
«Regina Gaerys» la interruppe il capitano delle guardie, mentre era intenta a leggere un libro alla luce della finestra. «Vi attendono alla sala delle udienze, per il consiglio».
Gaerys alzò distrattamente il capo dal tomo. «Ma certo!» sussurrò senza dar retta all'anziano elfo: «Ho una soluzione per vincere la guerra».
Gli occhi azzurri le brillavano, simbolo distintivo degli elfi della tribù dell'acqua.
«Come?» le domandò perplesso l'elfo.
Lei gli mostrò la pagina sulla quale teneva fermo il dito: «Il fiume! Quello che scorre all'interno del cuore della foresta. Anticamente ci ha donato la sua magia, potrebbe farlo ancora».
Il capitano non sembrava sorpreso. «Suo padre ci aveva già pensato, pregò diversi giorni quell'acqua senza alcun risultato».
«Perché non me lo avete detto?» si accigliò lei.
«Perché non è servito a nulla».
«Ci voglio lo stesso tentare».
Quella sera Gaerys partì verso il cuore del bosco. Le concessero un solo giorno di tempo per provarci.
Si inginocchiò sulla riva sussurrando parole antiche, ma non successe nulla.
Si immerse nell'acqua gelida, danzando fra le onde color notte. Rimase a mollo fino al sorgere dell'alba e si aggrappò esausta ad una roccia al centro del fiume.
Una lacrima frustrata le scivolò lungo la guancia, unendosi alla corrente.
E poi la udì, una voce flebile, un'eco che sembrò provenire dal fondale: «Un sacrificio di piena purezza potrà riportare la magia a coloro che desideri».
Sbatté le palpebre incredula, convinta di averla soltanto immaginata, ma una miriade di bolle le solleticarono i piedi. Era quello dunque il prezzo da pagare.
«Mio padre voleva evitarmi il fardello del trono... Perdonami Narbeleth».
Si immerse, sapendo che poi non ne avrebbe più avuto il coraggio. Non prese nessun respiro. Lasciò che l'acqua le entrasse nei polmoni e da quell'istante tutti gli elfi del suo regno ne ripreso il dominio.
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Viaggio nel Regno Fantastico
FantasyQuattordici prove (più tre facoltative) e prove per altri concorsi, per allietare le vostre serate e lasciarvi incantare da un mondo raro e stregato dalla magia; scritte secondo le regole del festoso gioco "Un mese nel Regno Fantastico" indetto da F...