Capitolo 23. Silenzio

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I giorni successivi trascorsero lentamente in noiosissime cene e ristoranti della città, neppure le spiagge sembravano le stesse. Mio padre se ne dovette andare di nuovo per lavoro e con Cameron le cose non andavano bene, non riuscivamo a parlarci. Ero sul punto di volermene andare anche io.

Una sera eravamo riuniti a casa di Carter a mangiarci un panino. Tra varie chiacchiere e cazzate, Taylor saltò su e disse:

« Ma ragazzi.. Perché non facciamo un viaggio? Dico sul serio. ».

Tutti smettemmo di mangiare il panino e lo appoggiammo sui nostri piatti.

«.. Tipo in Italia. » continuò.

« Sarebbe bello, però dovevamo organizzarci prima. » disse Shawn.

« Ma quale organizzarsi e organizzarsi! Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, in più i biglietti costano anche poco. » ribatté Taylor.

« É una buona idea.. » disse Matthew. « ..E poi c'è anche la pizza! ».

« Dovremmo chiamare anche Emily però! Mi ha detto che arriverà tra due giorni. » dissi io.

« Va bene tutto. » dissero Jack e Johnny.

« Magari a Firenze » disse Carter.

« O a Roma» intervenì Hayes.

Taylor aveva un sorriso compiaciuto sul viso. « Giusto. ».

« Io intanto inizio a informarmi per l'hotel. » disse Nash. « Quando partiamo? ».

« Potremmo partire a inizio agosto.. Va bene? » propose Taylor.

Annuimmo tutti.

« Non vedo l'ora. » disse Matt entusiasta.

Tutti eravamo entusiasti. In più ad agosto c'era il mio compleanno, quindi sarebbe stato fantastico. Quando avemmo finito di mangiare, ci imbucammo ad una festa, a casa di un certo Chris Collin. Era un ragazzo dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli castani liscissimi.

Abitava fuori da Los Angeles e c'erano almeno 20 minuti abbondanti di macchina per arrivare là. Era molto popolare e faceva un sacco di feste in estate, così mi dicevano.

Beh, a casa sua c'era un sacco di gente e a differenza delle altre feste, non si sentiva il puzzo di birra o robe varie.

Ci sedemmo attorno ad un tavolo a parlare, di nuovo. Chris venne vicino a me e mi fece qualche domanda del tipo 'Dove abiti?' o roba del genere. Sembrava un interrogatorio ma alla fine Chris mi è sembrato molto carino e simpatico.

« Vuoi ballare? » mi chiese un po' imbarazzato.

« Io? Oh, va bene. » risposi, alzandomi.

I ragazzi rimasero indifferenti alla risposta, a parte Cameron, che stava guardando Chris in modo cagnesco. Io proseguii comunque la mia strada, tenendo la mano di Chris.

Restammo a ballare per almeno 30 minuti tra l'immensa quantità di gente che c'era in quella sala e mi sentivo alquanto schiacciata. Notai che dei miei amici stavano già andando, mentre al tavolino erano rimasti solo Cameron, Nash, Hayes e Matt.

Mi lasciai dalla presa di Chris, che mi stava tenendo i fianchi con le mani.

« Scusa, devo andare. » gli dissi.

« Tranquilla. » mi disse lui.

Mi incamminai verso il tavolino e Nash mi fece cenno di andare.

« Gli altri? » chiesi.

« Sono in macchina che ci aspettano. Jack, Jack e Shawn sono già andati ».

Raggiunsi la macchina di Nash, ma Taylor e Carter l'avevano già occupata dietro.

« Il posto davanti è mio! » urlò Hayes entrando nel posto davanti di corsa.

« Eh no ragazzi, fatemi entrare. » dissi io seccata.

« La macchina è per quattro Giulia. » Mi disse Taylor.

« E quindi dove dovrei andare? »

« Vieni con me. » disse Matthew. « Ci carica Cameron. ».

Cercai di trattenere la mia espressione scocciata. Non volevo assolutamente entrare in macchina con Cameron, tanto meno parlargli. Ero troppo imbarazzata.

« Okay. »

Salii subito nel posto dietro accanto a Matthew.

Per tutto il tragitto non ci scambiammo neanche una parola io e Cameron, ed era così brutto, e strano. Quando portammo a casa per primo Matthew rimanemmo noi due.

Io guardai in basso, in preda alla disperazione e all'imbarazzo. Anche lui esitò subito di guardarmi.

« Dovremmo smetterla di fare così. » disse poi, interrompendo quel terribile silenzio. « Lo so che probabilmente le cose non torneranno come quelle di prima, ma almeno cerchiamo di essere amici e di non ucciderci a vicenda con questi silenzi fino alla fine dell'estate. ».

Il mio sguardo si alzò. Anche il suo era puntato sul mio. Era davvero frustrante.

« Si.. Hai ragione. » dissi io.

« Bene. » sospirò «.. Allora ti accompagno a casa? »

« Non vorrai mica lasciarmi qua in mezzo in piena notte spero. » ridemmo tutti e due.

« Non lo farei mai . » disse infine, accendendo il motore della macchina.

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