Capitolo 17.

762 45 9
                                    


Fabrizio era contento della richiesta di pace che gli aveva fatto Ermal. Soprattutto nel modo in cui gliel'aveva fatta, recuperando tutta quella naturale spontaneità che avevano perso nel tempo. Aveva un sorriso bellissimo, Fabrizio, mentre si dirigeva sul palco per le prove, quel sorriso che forse solo Ermal e i suoi figli erano capaci di fargli spuntare.

«Che c'è, perché sorridi in quel modo?» gli chiese Claudio quando lo vide salire sul palco.
«Mi è appena successo quello che speravo accadesse da diciassette anni». L'espressione che si dipinse sul volto di Claudio pretendeva spiegazioni ma ci mise poco a capire che il suo amico e collega in quel momento era chiuso in una bolla di felicità che avrebbe condiviso solo dopo aver realmente realizzato cosa gli stava accadendo.
«Abbiamo detto che facciamo un mash-up tra "Libero", "Pensa" e poi "Portami Via", giusto?» chiese Fabrizio cambiando discorso. Il maestro annuì. Avevano deciso per una performance acustica in modo tale da creare un contatto "a tu per tu" con un pubblico che non era totalmente suo. Un conto erano i concerti, in cui il pubblico sceglieva di venire al concerto, un conto erano i festival in cui chi vi partecipava, andava solo per seguire un determinato artista. Volevano creare un clima più tranquillo e soft, quasi intimo.

Le prove erano andate bene, c'era già qualcuno davanti alla transenna, alcuni lo avevano salutato, altri lo avevano accolto nella totale indifferenza. Decise di farsi una passeggiata in quella che era una cittadina collinare, ad accompagnarlo il suo fidato amico Claudio e Max. «Hai pensato a quella cosa di LigaJovaPelù?» gli aveva chiesto Max. «Non è una cattiva idea. Dal punto di vista professionale potrebbe essere una buona mossa se scegli l'artista giusto». Fabrizio sospirò fumando la sua Marlboro. Lo sapeva che Max non era così ma era lavoro, sapeva che in fin dei conti non aveva tutti i torti.

Scegliere un artista che in quel momento andava forte significava avere una maggiore pubblicità, passaggi radiofonici, utenti che avrebbero acquistato il singolo. Triste a dirsi ma era così. Il mondo della musica, a volte, sapeva essere davvero cattivo. «Avevo pensato a Renga o Nek» ammise.
«Bella scelta!» intervenne Claudio che fino a quel momento aveva seguito la conversazione senza intromettersi.
«A Renga potresti chiederlo stasera» osservò Max. Ed era proprio quello che aveva intenzione di fare. Nei suoi piani si sarebbero esibiti e poi, a fine serata, sarebbe andato a parlare con Renga.

«Vabbè, io torno in hotel a riposare un po', ci si vede per le 19:00 nel camerino. Fabrì, mi raccomanno, vedi d'arriva' puntuale».
Fabrizio sorrise: «Nun vedi che ce sta il maestro? Questo me farà arriva' con un'ora d'anticipo!» risero entrambi mentre sentiva Claudio sussurrare un "bastardo". Così rimasero solo loro due, Claudio lo fissava intensamente. «Come va col ragazzo di Milano? È da un po' che non me ne parli» gli chiese senza tante cerimonie. Fabrizio si sedette sul muretto che aveva alle spalle.
«Nun lo so, onestamente. A maggio, quando era a Roma ci siamo lasciati veramente molto male. Aveva detto che nun voleva più senti' parla' de me» il moro sentì una fitta al cuore a ricordare quella notte. Per calmarsi, quella sera, era dovuto arrivare fino a San Basilio e respirare un po' l'aria di casa.
«E adesso?» domandò curioso.
«E adesso nun so più niente. Mi ha chiesto se possiamo essere amici», Fabrizio sollevò lo sguardo che fino a quel momento aveva fissato la strada.
«E non è una cosa bella?»
«Sì, certo che lo è. Ma lui ha una compagna e io sono ancora innamorato di lui. Come si supera questo piccolo dettaglio?» Claudio sospirò e si sedette accanto a lui.
«Praticamente vi siete friendzonati senza dirvelo».
«Friendche?» chiese con una voce forse un po' stridula. Claudio rise.
«Quando una persona vuole un'altra, ma quest'altra non lo vuole o è impegnata, si dice che viene messa nella "friendzone", letteralmente la "zona degli amici"».
«Ah» rispose Fabrizio stupito dalla semplicità della cosa. «Che cose strane dite voi giovani».

Amici mai || MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora