CAPITOLO 1

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Era tardi. Le due di notte. Non ero ancora arrivata a casa da una serata con amici. Sinceramente avrei voluto restare in strada. Senza nessuno. A pensare a tutto e a niente. Ero stanca ma avevo voglia di sdraiarmi sul letto. Continuavo a camminare e dopo un quarto d'ora, arrivai a casa. Ovviamente mia madre si lamentò per il ritardo. Cosa mi importa? Ho troppi problemi, non facciamocene altri. Salii in camera e chiusi la porta a chiave. Mi misi il pigiama e andai a letto. Mi tirai su le coperte per non mostrare a nessuno, nemmeno a me stessa, quei tagli che ormai mi stavano divorando. Si, sono autolesionista. Ma in fondo ero felice. Di cosa? Non lo so. Passai tutta la notte a piangere. Piangere per non essere amata. Mia madre non sapeva niente sulla mia situazione, ma lo scoprì presto. La mattina dopo andai in cucina. Mio fratello, che mi capiva sempre, mi chiese -cos'hai?- io stavo zitta e guardavo quello schifo che mia madre considerava "cibo". Poi aprii la porta di casa, mi misi il cappotto, e uscii. Non sapevo bene dove andare, ma sapevo che avrei voluto scappare. Mi sedetti su una panchina vicino casa, a guardare il cellulare e ad aspettare uno "sta scrivendo..." su whatsapp. Ma non avevo voglia di illudermi. Chi mi cercherebbe?  Avevo un contatto: Tommy. E basta. Strano vero? Per un'adolescente direi di si. Ma cosa mi importa? Voglio solo morire. Non chiedo altro che questo. Sono depressa anche per Luke, quel figo che c'è a scuola. Passo la ricreazione a guardarlo senza staccargli gli occhi di dosso. Tutti mi prendono in giro. Ma come non innamorarsi di un ragazzo con gli occhi di nessun colore, ma pieni di infinito. Non ne potevo più di essere innamorata. Così, ripresi a tagliarmi. Ero piena di tagli, non sapevo più dove usare il taglierino. Tornai a casa e chiesi a mia madre di preparmi una cioccolata calda. Tommy cercava di comunicare con me ma io stavo zitta. Nessuno ai ricordava il suono della mia voce, nemmeno io. Quando mia madre arrivò in stanza con la cioccolata, mi chiese con aria triste -tesoro, ti posso chiedere cosa ti sta succedendo?- io alzai le maniche della felpa piano piano e le feci vedere i tagli. Fece una risatina e poi mi disse -ah si? Autolesionista? Ci sono passata- io rimasi scioccata. Mia madre? Mia madre era autolesionista? Non ci credevo, non volevo crederci. -ma...- era la prima volta dopo sei mesi che parlavo. A quel "ma" mia madre mi interruppe -allora sai parlare?- risi -si mamma, so parlare- lei si sedette vicino a me con la tazza di cioccolata in una mano, e con l'altra mi accarezzò il viso. Non avevo mai sentito la sua mano sfiorare la mia faccia. Mai. Con un tono di voce che a mala pena si sentiva mi sussurrò -puoi dirmi tutto,tutto- c'eravamo capite con uno sguardo, era la prima volta che mi sentivo davvero felice. -mamma, come hai superato l'autolesionismo?- , mi guardò e subito rispose -ho capito che continuando così mi sarei solo rovinata- quella frase mi fece riflettere. Smisi di tagliarmi. -grazie mamma-. Era la prima volta che mi sentivo fiera di me stessa. Era stupendo.

l'unico sorriso nel terroreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora