1 gennaio 1913
Residenza di Vincent e Jodie BlackwoodNella stanza era calato un gelido silenzio, rotto solo dal pianto spaventato di Jodie. Vin l'aveva allontanata dalla vista di Mike ma non erano nemmeno serviti i suoi premurosi gesti a calmarla: dopo averla stretta tra le proprie braccia, aveva iniziato ad accarezzarle i capelli sussurrandole all'orecchio che era tutto finito. Ma era vero? Sicuramente no. Dopotutto, tutti i suoi sforzi per tenerla al sicuro dagli affari di quel mondo sporco e marcio fino al midollo erano appena stati spazzati via come foglie al vento.
«Vin... Che sta succedendo?» Mormorò tra un singhiozzo e l'altro la donna, in preda alle lacrime. «Ti prego, devo saperlo!»
L'uomo la strinse ancora più a sé, guardando oltre la sua spalla il sangue che, pian piano, gli si stava seccando su mani e braccia: serrò il pugno con rabbia, inspirando a fondo il profumo dei capelli neri della donna, in cui aveva affondato il viso per calmarsi.
Gli ci volle tutto il coraggio che aveva in corpo per parlare ma, a quel punto, tanto valeva dirglielo. «Joe mi vuole morto...» Confessò. Non si era mai sentito così inerme da quando Brown lo aveva cacciato dalla Sesta.
Dopo quella frase sentì Jodie bloccarsi, come paralizzata dalla paura e solo successivamente la avvertì tremare come un foglia: gli si spezzò il cuore perché, se solo avesse sposato un altro uomo, a quest'ora non avrebbe dovuto preoccuparsi per sé stessa, per il marito e per il figlio. «Tu e Antony siete al sicuro, tuo zio mi ha garantito che non correrete alcun pericolo» Aggiunse Vin in un sussurro, stringendola ancora di più. «Farò di tutto per proteggervi, Jodie...»
«Sam dovrebbe proteggere anche te!» Strillò lei con gli occhi rossi di lacrime. «Per Dio, tu sei mio marito! Non può farci questo...» Gli disse appoggiandogli entrambe le mani sul petto e scostandosi per guardarlo negli occhi.
Vin le accarezzò dolcemente il viso per asciugarle le lacrime. «Non ti lascerò mai, te lo prometto» Mormorò. «E poi so badare a me stesso, non mi serve la sua protezione» Cercò di rassicurarla ma sapeva benissimo che non sarebbe bastata una manciata di parole per riuscirci. Lanciò ancora un'occhiata fugace al corpo disteso sul divano e serrò la mascella inorridito, pensando che poteva capitare a lui o, peggio, a qualcuno della sua famiglia.
Il pensiero lo fece scattare come se avesse preso la scossa e allontanò nuovamente la donna da sé con un movimento brusco. «Coraggio, usciamo di qua» Borbottò accompagnandola verso la porta.
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In cucina l'aria, che fino a poco tempo prima era felice e spensierata, ora era pesante come il piombo: lo sguardo del padrone di casa incrociò subito quello di Angelica che si portò la mano alla bocca alla vista del sangue sugli abiti del fratello, mentre Andrew le dormiva tranquillo in grembo. Luca invece sembrava disinteressato e continuò a intrattenersi a giocare con il nipote come se nulla fosse accaduto.
Vin deglutì in silenzio, sperando che Andrew e Antony non dovessero mai patire una situazione come quella che stava vivendo lui adesso.
«Ti devo parlare» Esordì guardando il cognato che, a malapena, grugnì per fargli intendere che lo aveva sentito. «Adesso» Aggiunse Vin, perentorio come sempre.
Solo allora Luca ricambiò l'occhiataccia e si alzò in piedi dando una leggera pacca sulla testa al nipote in segno di saluto. Dopodichè entrambi si allontanarono, lasciando che Angelica provasse a tranquillizzare Jodie.
Dopo essere entrati nello studio al piano di sopra, Vin si precipitò alla scrivania posando l'appunto insanguinato sul piano in legno, facendo un mero gesto della mano. Aveva quasi timore di leggerne il contenuto ma preferiva farlo da solo e lontano da tutti, in modo da poter pensare con calma.
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Dawn of Blood
Historical FictionÈ il 1907: dopo quasi un decennio di guerre criminali, Chicago è stata spartita tra le sei famiglie mafiose più potenti della città. Per porre fine alla lunga scia di sangue che ne è derivata, i sei capifamiglia hanno deciso di riunirsi per firmare...