[Oh! you beautiful doll,
You great big beautiful doll
If you ever leave me
how my heart will ache,
I want to hug you
but I fear you'd break...-Seymour Brown, 1911]
₪
Territorio di Joe DeNardo
East Chicago
6 agosto 1914,
qualche ora più tardi.Anche se nel buio dell'enorme capannone indicatogli da Joe non si poteva vedere quasi nulla, Vincent era perfettamente conscio di essere circondato dal sangue. Lo poteva sentire nell'aria, satura del suo odore acre... Ne percepiva il sapore metallico sulle labbra screpolate. Era ovunque, di questo ne era certo.
Lo poteva sentire come un caldo e al contempo gelido respiro sul collo, coperto di piccole gocce di sudore dovute all'angoscia che quel posto gli trasmetteva. Si passò una mano sul volto appiccicoso e fresco, nel vano tentativo di mettere a fuoco ciò che stava realmente facendo.
Lo stomaco gli si stava agitando con ferocia, affaticato dalla combinazione di cognac e morfina a cui Joe lo aveva sottoposto giusto un'ora prima. La droga non aveva ancora smesso di fargli del tutto effetto ma non importava. Doveva andare avanti.
Ogni passo che faceva nel buio era accompagnato dallo scalpiccio inquietante dei suoi stivaletti a contatto con il pavimento. Dio solo sapeva cosa stava calpestando.
Tese le orecchie al fruscio di qualche piccolo animale e un brivido gli percorse la schiena quando vide il pelo lucido e scuro di un ratto passargli accanto ai piedi. Riuscì a stento a tenere salda in mano la lampada ad olio mentre dentro di sé combatteva contro il naturale istinto che gli diceva di andarsene di lì: persino il suo sesto senso sapeva che stava per succedere qualcosa di orribile.
Ma Vincent Blackwood non si sarebbe mai tirato indietro, né avrebbe fatto la figura del codardo.
Ne andava della sua stessa reputazione e di quella della sua famiglia. Era lì proprio per loro.
Sentì una scossa al fianco sinistro e dovette stringere i denti per riuscire ad andare avanti, almeno fino alla porta in legno scuro che gli stava di fronte a pochi metri di distanza. Proprio come Joe gli aveva detto mentre gli puntava contro la Colt. Solo quando alzò il braccio ad afferrare il pomello in ottone, si accorse del vistoso tremore che aveva preso possesso dell'intero arto.
Deglutí con estrema difficoltà la saliva amara e, prendendo da parte il poco coraggio che ancora gli era rimasto, girò la maniglia.
Clanck.
La porta che si apriva con un cigolio sinistro e raccapricciante per fare spazio a una vampata di aria pesante e opprimente di... morte.
L'odore e il sapore del sangue si fecero più nitidi nella sua testa. In un'altra occasione non gli avrebbe dato troppo peso, in fondo quando era poco più che adolescente aveva assistito più volte a ciò che il vecchio Mason "Enfield" faceva a coloro che non rispettavano Antony Blackwood. Aveva smesso in quel periodo di provare orrore.
Si portò quindi la mano ruvida alla bocca, cercando di non dare di stomaco.
Alzò appena la lampada ad olio che teneva con l'altra ma, in quel momento, desiderò di non averlo mai fatto, senza riuscire più a trattenersi.Quello davanti a lui era a malapena un cubicolo, una stanza di forse tre metri per tre, senza finestre e con solo una misera presa d'aria posta in un angolo in alto a destra. Ma il suo cuore smise di battere alla vista di ciò che si trovava ai suoi piedi: una enorme pozza di sangue vischioso si allungava da uno dei due cadaveri riversi a terra.
Non sentiva più nulla se non un suono assordante nella propria testa, come se gli impulsi elettrici del suo cervello avessero fatto corto circuito impedendogli di concepire qualsiasi cosa stesse provando in quel momento.
Guardò atterrito il viso dell'uomo costellato di macchie scure, violacee e di tagli netti provocati da una lama affilata. Il sangue e la saliva si mescolavano attorno alle labbra spaccate e gonfie, che nascondevano la mancanza di forse un paio di denti saltati via con una violenta serie di pugni.
Ma non si erano divertiti solo sul volto. I vestiti, insanguinati in più punti, coprivano il corpo martoriato e livido; dovette distogliere persino lo sguardo dalle mani nerastre, le cui dita, alle quali avevano strappato le unghie, erano state torte e persino fratturate.
La donna, invece, giaceva a poca distanza dall'uomo, come se si fosse protesa verso di lui in un vano e disperato tentativo di salvarlo.
Vincent le si inginocchiò davanti, incurante della pozza ematica sotto di sé e la prese tra le braccia portandosela al petto. Non osò guardare cosa le avevano fatto ma lo aveva potuto intuire dai resti del vestito verde chiaro e puntellato di macchie biancastre che le ricadevano addosso come stracci appesi a uno spaventapasseri.
Le accarezzò i capelli lunghi e neri, cullandola dolcemente come a volerla svegliare da un sonno comatoso e, senza nemmeno accorgersene, la sua mano scivolò sul ventre appena gonfio, maledicendosi per il male che aveva causato a Luca e Angelica.
Se non fosse stato per Jodie, Antony e Andrew, di cui ora doveva prendersi cura, Vincent si sarebbe ucciso in quell'istante.
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Dawn of Blood
Ficción históricaÈ il 1907: dopo quasi un decennio di guerre criminali, Chicago è stata spartita tra le sei famiglie mafiose più potenti della città. Per porre fine alla lunga scia di sangue che ne è derivata, i sei capifamiglia hanno deciso di riunirsi per firmare...