Epilogo

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Chicago Journal
Edizione del 17 Settembre 1926

Morto Vincent Blackwood

Primogenito di Antony Noah Blackwood, già a suo tempo nel mirino dell'FBI, lascia la moglie Jodie e due figli, Antony e Andrew.

L'uomo è stato trovato senza vita ieri mattina, steso sul pavimento della sua cella al penitenziario di Stato dopo un presunto collasso del fegato. Stando alle fonti, si sarebbe trattato di Cirrosi, ma la causa della morte dovrà essere confermata dal suo medico curante. 

Era rinchiuso da quattro anni nel penitenziario di Chicago con accuse plurime di omicidio e di altri reati imputati a lui e al resto della famiglia. Nonostante la mancanza del cadavere, la polizia è quasi certa del suo coinvolgimento nella sparizione di Giuseppe "Joe" DeNardo, da anni in lotta con il deceduto per il controllo dei traffici illeciti della città. 

Andrew si buttò di peso sulla poltrona dello studio di suo zio, subito dopo aver lanciato nel caminetto il giornale comprato quella mattina di ritorno dal funerale. Non riusciva a fare a meno di pensare all'ultima volta che era stato in quel salottino con lo zio a discutere, prima dell'arresto del vecchio. Ricordava a memoria tutto ciò che si erano detti quel giorno e, d'improvviso, avvertì una leggera stretta al cuore.

«Perché me lo hai tenuto nascosto?!» Urlò arrabbiato sbattendo entrambi i pugni chiusi sul tavolo in legno di mogano.

Vincent, dopo essersi trascinato sui propri piedi, si sedette pesantemente sulla poltrona, chiudendo gli occhi pesanti come se gli costasse una enorme fatica e, nel tentativo di restare concentrato sul mantenere i nervi saldi, appoggiò due dita nell'incavo tra le sopracciglia e il naso in un espressione crucciata.

«Perché non sapevo come dirtelo» Ammise in un sussurro colpevole.

Andrew, visibilmente sconvolto, prese tutte le lettere firmate dalla sua presunta madre dal tavolo accanto e, dopo averle accartocciate, le buttò nel camino acceso. Le fiamme divorarono in poco tempo anni di menzogne, alimentando ancor più la sua rabbia.

«Per tutti questi anni mi hai fatto credere che si erano trasferiti in Europa e adesso vengo a sapere che sono morti?!» Urlò a pieni polmoni mettendosi le mani nei capelli per cercare di calmarsi, invano. La disperazione prese il sopravvento sulla rabbia, riempiendogli gli occhi scuri di lacrime amare. Era stato uno sciocco ingenuo a credere a quelle bugie. "Stupido, stupido, stupido!" Pensò trattenendo le lacrime.

Vincent lo osservò rammaricato perché, se suo nipote stava male, era solamente per causa sua, ma ciò che lo faceva stare peggio, era la certezza che non avrebbe mai ottenuto il suo perdono. Avrebbe voluto confortarlo, mostrandogli anche solo un minimo gesto di affetto e dirgli che lo aveva fatto solo per il suo bene...

«Dimmi cosa cazzo è successo!» Ripeté Andrew buttandoglisi al collo e prendendolo dal colletto della camicia.

Un brivido percorse la schiena di suo zio, facendogli assumere un espressione che Andrew non gli aveva mai visto in volto prima di allora. Aveva notato qualcosa di simile varcare i suoi occhi quando lo guardava in faccia, ma non gli aveva mai dato troppo peso.

Solo ora capiva a cos'era dovuto e, in quel piccolo frangente, Andrew provò compassione per quello zio dall'aspetto trasandato e sciupato dalla malattia.

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