Louis e Harry si sedettero pesantemente sul divano con uno sbuffo.
Arredare la stanza di Harry era stata un'impresa.
Certo, non avevano dovuto sollevare mobili e montarli, ma era stato comunque difficile. Louis aveva dovuto spiegare ad Harry un po' di cose.
La prima era che sull'Isola Che Non C'è si ha la possibilità di creare alcuni oggetti o modificare la materia, perché lo scopo di quel posto era di far diventare la vita di alcune persone perfetta.
E poi, Harry aveva dovuto imparare a farlo. A creare la materia, sia chiaro. Louis aveva fatto comparire una sedia dal nulla senza il minimo sforzo, ma Harry si era sforzato in una maniera incredibile (e aveva emesso versi simili a quello che potrebbe emettere una persona stitica in bagno) eppure all'inizio era riuscito a creare solo una matita.
Una matita! Ed era anche da temperare.
Così Louis gli aveva spiegato che quando si crea qualcosa, questa nasce esattamente come la si immagina, in tutti i dettagli.
E quindi la matita che Harry aveva immaginato evidentemente era consumata.
Louis aveva adorato guardare Harry con la fronte mandida di sudore e una ruga tra le sopracciglia, dovuta al fatto che si stesse concentrando. Sapeva che lo sforzo che stava facendo era incredibile, ci erano passati tutti in bimbi sperduti, anche lui.
Ma lui sapeva che pian piano sarebbe riuscito a creare oggetti senza sforzarsi, così, in un battito di ciglia.
"Ho sete" disse Harry.
"Beh, puoi far comparire due bicchieri di limonata, con tanto di ghiaccio, cannuccia e ombrellino, lo sai."
"Lou! Stai scherzando? In questo momento non riuscirei neanche a far comparire una nocciolina, sono troppo stanco!" Rispose Harry, chiudendo subito la bocca, mentre realizzava di aver appena dato un soprannome a quel ragazzo che era praticamente un'estraneo.
"Okay, ci penso io" disse Louis. Ci fu un attimo di silenzio. "Harry vai a sederti al tavolo"
"Cosa?" Chiese il riccio corrugando la fronte.
"Va a sederti al tavolo". Harry si alzò e fece come gli era stato chiesto. Louis lo segui e mentre camminava gli comparve un grembiule nero che copriva i suoi vesti dalla vita alle ginocchia. Quando arrivò al tavolo stringeva tra le mani un blocchetto. "Allora, signor Styles, cosa le porto?" Chiese Louis fingendo di essere un cameriere.
"Louis, come sai il mio cognome?" Chiese il riccio non capendo. Louis allungò il piedi e gli diede un calcio alla caviglia, sotto il tavolo. "Idiota, sto fingendo di essere il tuo cameriere" bisbigliò. "Oooh, capisco - Harry si schiarì la voce - umh, dunque mi porti una limonata fresca con ghiaccio".
Louis annuì e si volto di spalle facendo tre passi. Harry intanto gli guardava il sedere.
Louis immaginò un vassoio nero con due bicchieri di limonata così come li aveva descritti l'altro ragazzo, in più aggiunse un ombrellino rosa e una fetta di limone ad ogni bibita. Proprio come le aveva viste nella sua mente, tutte queste cose gli comparvero tra le mani.
Si girò e tornò al tavolo da Harry. Lui lo fissava tenendosi la testa con la mano e il gomito poggiato sul tavolo.
La luce entrava dalla finestra vicina e Louis pensò che Harry era bellissimo, con il volto illuminato dalla luce del primo pomeriggio, ma non aprì bocca. "Signor Styles, ecco a lei il suo ordine" disse invece. Si sedette difronte ad Harry e in silenzio iniziarono a sorseggiare la bibita fresca.----
Chiedo scusa per aver aggiornato dopo così tanto tempo. Non vi ruberò molto, volevo solo dire che da oggi in po mi impegnerò per aggiornare almeno due volte a settimana.
Ilaria
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Somewhere in Neverland
FantasyLouis, il nuovo Peter Pan. Harry, un ragazzo che ha bisogno di aiuto, con tutti i requisiti per andare a vivere a Neverland. Insieme ai bimbi sperduti - o forse dovrei dire ragazzi - può succedere di tutto, sopratutto se ci si trova sull'Isola Che N...