I bicchieri si erano svuotati, ma Louis e Harry erano ancora li seduti a parlare.
A Harry piaceva stare con Louis. Anche a Louis piaceva stare con Harry. Era semplice.
"Senti questa" disse Louis quando smise di ridere per una battuta di Harry. "C'era una volta un bambino che si chiamava A. Ed era molto malato. I medici del villaggio un giorno gli portarono un frutto strano: sembrava una mela un po' allungata ed era stata scoperta molto recentemente. Il bambino la mangio e guarì. Così i dottori decisero di dare un nome a questo frutto miracoloso e lo chiamarono Per-A. Che poi è diventato Pera." raccontò Louis.
"Chi ti ha raccontato questa storia?" Chiese il riccio.
"Nessuno, l'ho inventata io!" Disse con un briciolo di orgoglio.
"Lou, è terribile 'sta storia" lo sfotté Harry. Louis mise il broncio e incrociòl le braccia al petto.
Silenzio.
Harry fissava Louis. Louis fissava il pavimento. Il pavimento non fissava nessuno, per ovvie ragioni.
Il riccio appoggiò la testa sul braccio e con la mano sinistra iniziò a battere le dita sul tavolo. Il rumore delle dita ornate da un anello di ferro riempivano la stanza.
"Loueh, dai. Guardami." Disse Harry a mo' di preghiera. Louis alzò gli occhi e incrocio quelli dell'altro ragazzo, poi emise un verso stizzito e giro il viso da un'altra parte.
"Sei proprio un bambino" disse Harry sorridendo e scuotendo la testa. Si alzò dalla sedia e si avvicinò a quella di Louis che lo osservava con la coda dell'occhio.
Il ragazzo cacciò un urlo davvero poco virile quando Harry se lo carico su una spalla e iniziò a camminare. Il riccio arrivò al divano accompagnato dalle minacce i Louis, riguardo cosa sarebbe successo se non l'avesse messo giù immediatamente.
Appena le ginocchia di Harry toccarono il divano disse "vuoi che ti metta giù?".
Louis annuì. "Come vuoi" disse Harry, poi aprì le braccia di scatto. Louis urlò per la seconda volta, facendo ridere Harry. Quest'ultimo si sedette affianco all'altro ragazzo che era steso sul divano e inizio a fargli il solletico. In un primo momento Louis riuscì solo a muoversi a scatti per il solletico e a ridere. Poi passò all'attacco ribaltando la situazione. Iniziò anche lui a fare il solletico ad Harry e in breve tempo, il riccio, aveva le lacrime agli occhi. "No, Lou. Basta" lo pregò intervallando ogni parola con delle risate.
Ma Louis non voleva smettere. Era troppo bello vedere Harry ridere, sentirlo ridere, guardare quelle fossette.
Si mise a cavalcioni su di Harry, cingendogli i fianchi con le gambe e intanto continuava a fargli il solletico.
"Allora, Styles, com'è la mia storia?" Chiese Louis.
"È terrible" riuscì a dire Harry, tra le risate. Louis aumentò la quantità di solletico e ad Harry vennero le lacrime agli occhi "Come, scusa? Non ho sentito bene."
"È stupenda, Lou! La tua storia... È stupenda" rispose Harry, sempre intervallando le parole con risate e movimento bruschi.
Louis si bloccò di colpo e annuì "Bravo bambino, così si fa" disse spostandosi da sopra al riccio.
Rimasero per un po' seduti sul divano per far riprendere Harry. Questo, quando ebbe regolarizzato il respiro, iniziò a chiedersi che ore fossero. Si concentro, immaginando un orologio da parete. Lo immaginò in metallo, con delle lancette sottili e con solo alcuni numeri. Aprì gli occhi e, appeso alla parete difronte a lui, c'era l'orologio che aveva immaginato. Sorrise contento e Louis, che si sentiva come un genitore orgoglioso, affianco a lui, gli fece un piccolo applauso.
"Complimenti Harry. Sia per i gusti, che per il risultato." Disse Louis complimentandosi. Poi girò la testa di scatto "Noccioline fritte! Sono già le sei del pomeriggio!"
"Noccioline fritte?" Chiese Harry, stranito.
"Non farci caso, è linguaggio fiabesco" disse Louis accompagnando la frase con un gesto della mano che lasciava intendere che fosse una cosa di poco conto. "Harry purtroppo è tardi. Volevo farti conoscere Giglio Tigrato, Trilli e tutti gli altri ma dovrai aspettare l'ora di cena" continuo Louis.
"Umh, okay." Rispose semplicemente Harry, non capendo se ciò che aveva detto Louis era una cosa positiva o negativa. L'altro ragazzo di alzò e si avviò alla porta seguito dal riccio. "Dunque, io ora vado a sbrigare alcune faccende da Pan, tu intanto fatto la doccia, cambiati, guarda la televisione. Insomma, è casa tua fai quello che vuoi. Io ti passo a prendere tra due ore e raggiungiamo gli altri a cena. Okay?"
Harry annuì mentre guardava Louis che apriva la porta e usciva. Alzò un po' il braccio e iniziò ad agitare la mano.
Vendendolo così, Louis pensò a quanto Harry fosse bisognoso d'affetto e a quanto sembrasse piccolo e indifeso in quel momento. Sul volto gli nacque un sorriso e, allontanandosi, ricambiò il saluto di Harry. Infine, giratosi di spalle, cammino verso il bordo della piattaforma e spiccò il volo.
E mentre il sole tramontava, Harry guardava Louis allontanarsi nel cielo azzurro striato di arancione.
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Somewhere in Neverland
FantasíaLouis, il nuovo Peter Pan. Harry, un ragazzo che ha bisogno di aiuto, con tutti i requisiti per andare a vivere a Neverland. Insieme ai bimbi sperduti - o forse dovrei dire ragazzi - può succedere di tutto, sopratutto se ci si trova sull'Isola Che N...