A colazione Harry notò che c'era poca gente, niente in confronto alla sera precedente, così lui e Louis ebbero modo di parlare.
Harry ascoltava in silenzio annuendo ogni tanto mangiando uova strapazzate che alternava con la pancetta.«E quindi la mattina troverai sempre poche persone perché molti... La colazione la fanno comparire in camera» spiegò Louis sorridendo.
«Già, lo avrei fatto anche io se solo un nano malefico non fosse piombato in casa mia» rispose Harry guardando Louis in modo torvo.
«È entrato una nano in casa tua e non mi hai detto niente?! Ma sei forse impazzito? I nani sono creature pericolose se non sai come comportarti. E poi...» voleva spiegare al riccio di quanto i nani fossero puzzolenti a volte, ma vedendolo rosso e con le lacrime agli occhi si interruppe:«Tutto bene Harry?».
Il riccio non rispose, beh non con le parole. Harry scoppio a ridergli in faccia.
Quando si fu calmato rispose a Louis in maniera decente: «Lou, sei tu il nano malefico».
Sembrava che l'altro volesse dire qualcosa, aprì e chiuse la bocca diverse volte senza però mettere suono.
Abbassò lo sguardo, prese il suo vassoio e, alzatosi, andò ad sedersi ad un'altro tavolo, da solo.
A sua volta, Harry prese il vassoio e andò a sedersi affianco a lui. Le loro braccia si sfioravano e le loro gambe si toccavano; tutto ciò provocava un'infinita serie di brividi ad Harry.
In verità la stessa cosa stava succedendo anche a Louis, ma nessuno dei due si sposto o disse qualcosa.Il riccio trangugiò in fretta la sua colazione e poi si alzò per andare a posare il vassoio in uno di quei carrelli da fastfood dove si poggiano... beh, i vassoi.
Quando si sedette era più distante dall'altro ragazzo rispetto a prima.
Non sapeva cosa fare: alzarsi, fingendo di dover prendere qualcosa per poi sedersi vicinissimo a Louis facendo sembrare tutto molto casuale, oppure, spostarsi senza fare giri inutili facendo intendere palesemente che voleva stare più vicino a lui?Cosa fare?
Harry non lo sapeva.
Iniziò a muovere la gamba come faceva quando era nervoso.
Sarebbe stato imbarazzante avvicinarsi a Louis facendo intend... "Oh! Chissenefrega" si disse Harry.
Si sposto più a destra fino a arrivare a toccare la gamba di Louis con la sua.
Con uno slancio di coraggio appoggiò anche la testa alla spalla di Louis. E poi, ciliegina sulla torta, prese una mano di Louis e iniziò a giocare con le sue dita.
Sentì Louis irrigidirsi sotto il suo tocco e lui stesso era tesò come una corda di violino. Ma poi respirò il profumo di Louis e le farfalle iniziarono a volare nello stomaco mentre i suoi muscoli diventavano molli.Si rilassò e improvvisamente giocare con le dita di Louis diventò la cosa più naturale del mondo.
Erano così piccole quelle dita, sopratutto se misurare alle sue. Nel complesso però la mano era molto elegante. La pelle era morbida e le unghie pulite e curate.
Il pollice.
Poi passava all'indice.
Al medio.
All'anulare.
Al mignolo.
Dopo poco tempo il mondo non esisteva più. C'erano solo le dita di Louis e i suoi pensieri su quanto gli sarebbe piaciuto stringere quelle mani i ogni momento.
Era caduto quasi in uno stato di trance quando Louis si schiarì la voce.
Harry scattò, raddrizzando la schiena. Quando il suo sguardo incontro quello di Louis, il riccio non poté fare a meno di arrossire e di far comparire un sorriso con tanto di fossette.«Aww» disse Louis pizzicandoli una guancia con affetto «che tenero».
Posarono il vassoio di Louis sul carrello e salirono le scale di pietra per tornare nella radura.«Adesso cosa si fa?» chiese Harry mentre si brava del calore del sole sulla pelle.
«Hai due possibilità, riccio. Posso insegnarti a volare oppure ti posso...» non finì la frase che Harry inizio a saltellare sul posto battendo le mani «Insegnami a volare, Lou! Insegnami a volare!» disse.Louis sorrise.
Con Harry era così: passava dall'essere un triste ventenne a un bambino di due anni in un negozio di caramelle.
Era stupendo guardare Harry sorridere con gli occhi che brillavano.
«Ma se poi imparo a volare non avrai poi bisogno che io ti tenga la mano» disse Louis dispiaciuto «Oh! Mi sentirei come una mamma che guarda il figlio credere - tirò su con il naso - tutto questo non lo posso sopportare» aggiunse fingendo di asciugare una lacrima all'angolo dell'occhio.Harry gli tirò un pugno amichevole sulla braccio per farlo smettere «Idiota. Qual'è l'altra possibilità?» chiese.
Louis avrebbe volentieri improvvisato un balletto per gongolare perché, oh sì oh yeah, Harry aveva appena deciso di non imparare a volare - non quel giorno, almeno - per continuare a tenergli la mano. Ma si limitò a sorridere radiso.
«Pensavo di farti fare il giro di tutta l'isola se ti va. Se qui da ieri mattina e hai visto pochissimo» propose Louis.
«Per me va benissimo» accettò Harry.
E così, ancora una volta, spiccarono il volo mano nella mano.
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Sono imperdonabile, lo so.
Cavolo, il capitolo 12 l'ho postato 10 giorno fa. Che scuorn -come si dice dalle mie parti, vuol dire 'vergogna' -.
Eh niente. Questo è il capitolo 13, spero vi sia piaciuto.
Gli accenni Ziam ci saranno la prossima volta che i due compariranno.
Avete visto come sono stati dolci i Larry in questo capitolo? Sopratutto Haz e.e piccolino.
Bene, al prossimo capitolo pipol.
Ila
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Somewhere in Neverland
FantasyLouis, il nuovo Peter Pan. Harry, un ragazzo che ha bisogno di aiuto, con tutti i requisiti per andare a vivere a Neverland. Insieme ai bimbi sperduti - o forse dovrei dire ragazzi - può succedere di tutto, sopratutto se ci si trova sull'Isola Che N...