17. Io non sono lei

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Se Niall non avesse tutti quei problemi con sua figlia, da quando sta a Los Angeles e convive con Vivian come se fossero effettivamente una famiglia, passerebbe più tempo a pensare che gli piace davvero avere di nuovo una donna in casa. E Vivian è fantastica quando si tratta di convivenza.

Praticamente fa tutto lei, mentre Niall si occupa di sua figlia. Il cantante si sente decisamente in colpa, ma anche se le ha detto più volte di lasciar perdere la casa, Vivian non demorde e fa tutto con piacere. Senza nessun obbligo.

Niall ha perfino iniziato a conoscere la famiglia di Vivian, dalle varie chiamate e videochiamate che le fanno nell'arco della giornata. Sono tutti carini e gentili tanto quanto lei, Niall adesso capisce da chi ha preso.

In ogni caso, in quel periodo Niall è troppo nervoso. Hanno iniziato la terapia per Rain. Ogni giorno vengono medici e infermieri in casa per gestirla. Le iniettano tutte quelle medicine in corpo e la bambina perde peso sempre di più, visto quanto fatica a mangiare del cibo solido e che non le vada in circolo per endovena.

Ma anche se è nervoso, Niall non deve darlo a vedere. Cerca sempre di sorridere alla sua bambina, anche se lei ha problemi perfino a muovere certi muscoli e preferisce stare tutto il giorno distesa sul divano a guardare la televisione.

«Signor Horan.» il tono del medico di sua figlia quel pomeriggio non gli piace per nulla. «Che ne dice se inizia a portare Rain anche in clinica?»

Niall avrebbe voluto evitare gli ospedali. Rain non ne può più di quei posti. «È proprio necessario?» tenta infatti, ma nemmeno lui è tanto convinto di quella domanda.

«Sì, signor Horan. Le attrezzature in clinica sono migliori e più avanzate di queste mobili. E a breve dovremmo anche fare degli esami più approfonditi per vedere se il corpo di Rain sta reagendo a questo trattamento. È la cosa migliore.»

E Niall annuisce. Quella sera lui, Rain e Vivian sono accoccolati tutti e tre sul divano. La bambina adora avere il contatto con entrambi e anche a Niall piace intrecciare i piedi con quelli di Vivian. Si toccano sempre più spesso, ma nessuno dei due commenta la cosa. Succede e basta.

Mentre il cartone animato della Disney prosegue, anche se Rain sta già dormendo da un pezzo, Niall decide di parlare. Il suo cervello sta rimuginando davvero troppo. «Credi che sia la cosa migliore?»

Vivian si volta a guardarlo con la fronte aggrottata. «Cosa, Niall?»

«Riportare Rain dentro una struttura medica.»

«Non credo che possiamo farne a meno. Lo so che è difficile per te e soprattutto per lei, ma lo sai che... beh, ormai anche Rain è abituata. E anche se è ancora così piccola, capisce che lo stai facendo per il suo bene. Non ti odierà se la riporti lì, te lo posso assicurare.»

Vivian capisce subito quello che lo preoccupa. E ciò che vuole sentirsi dire. Ecco anche perché adora Vivian.

Così tornano in clinica. Rain torna a perdere i capelli e continua a subire. È come un circolo vizioso.

Per lo meno, la stanza singola di quella clinica privata in cui adesso sta Rain è molto più colorata e vivibile di quella asettica dell'ospedale di Londra.

Vivian e Niall si alternano per andare a casa, anche solo per fare una doccia, mangiare qualcosa di sostanzioso - Vivian di solito cucina anche per Niall e porta tutto in clinica - e dormire un po'.

E quando quel pomeriggio, il turno di riposo di Niall - turno che lo ha angosciato più del dovuto - finisce e torna dalle sue due ragazze, è quasi stupito di sentire già dalla fine del corridoio Rain e Vivian che ridacchiano. Rain non ha grande energia ultimamente. «Sssh, shhh. Sta arrivando! Eccolo!» sente dire appena prima di aprire la porta.

Hold On ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora