AU: Anime gemelle

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Haley era di nuovo in ritardo, i capelli svolazzanti che le cadevano lunghi dietro le spalle e il giubbotto di pelle che la teneva al caldo in quella mattina autunnale, coronata dal vento che sapeva di pioggia.

La città era sveglia ormai da ore e per le strade c'era movimento, tanto che doveva correre tra la folla che andava troppo lenta per i suoi gusti e per un attimo i suoi occhi scorsero una caffetteria, avidi di caffeina.

Ma non era il caso, dato che la metro non l'avrebbe di certo aspettata.

"Scusi!" Lasciava dietro di sè scuse come piovesse quando urtava le persone che si ponevano davanti a lei, troppo occupate a parlare al telefono o troppo concentrati suoi propri piedi per accorgersi del suo arrivo.

Non poteva arrivare di nuovo in ritardo a lezione, dato che ormai la professoressa l'aveva segnata sulla sua lista nera.

Come per miracolo, le scale che portavano alla metropolitana apparvero davanti a lei come fosse un miraggio, e quasi si mise a volare per scendere, lo zaino che non ne voleva sapere di stare fermo sulla sua schiena, continuando a sbattere rumorosamente.

Le persone continuavano a guardarla in modo strano, e se non fosse stato per la sua folle corsa, avrebbe abbassato lo sguardo e cercato di nascondersi il più possibile, ma l'università era più importante della sua dignità.

Ma a quanto pare il mondo quella mattina aveva deciso di prendersela con lei, perchè nonostante vedesse in lontananza il treno, era talmente pieno che se anche fosse arrivata in orario dubitava sarebbe riuscita a salirci.

Dopotutto, era lunedì per tutti.

Eppure vide un piccolo spazio in cui infilarsi appena alla porta d'entrata e così all'ultimo secondo, prima che le porta si chiudessero dietro lei, riuscì ad entrare in quella maledetta scatola metallica troppo piena per essere legale, schiacciata contro le porte e circondata da persone a lei sconosciute.

E senza darle un attimo di respiro, la metro iniziò a scorrere sulle rotaie, costringendola ad afferrare il primo palo disponibile per non cadere addosso a qualcuno. Solo che la sua mano non incontrò il ferro freddo, ma qualcosa di caldo, e con l'orrore negli occhi li alzò per incontrare lo sguardo del ragazzo che sembrava sorpreso quanto lei.

E ci fu un momento in cui sentì il mondo fermarsi e poi iniziare a muoversi più velocemente, facendole girare la testa come se avesse bevuto troppo ad una festa, e per un breve attimo strinse la mano attorno a quella del tipo prima di staccarla di colpo come scottata.

Un senso di calore si diffuse per tutto il suo corpo e tutte le preoccupazioni che la affliggevano pochi secondi fa svanirono come per effetto di una magia arcana, soffocate da un senso di pace che mai aveva provato prima. Era come se lui l'avesse tranquillizzata con la sua sola presenza e per un attimo si chiese se lo conoscesse.

Ma la risposta era chiaramente un no, perché si sarebbe ricordata se avesse parlato con un tipo del genere.

E come lo schiocco di un elestico che torna alla sua forma originale, la sua mente iniziò ad urlare dall'orrore e le sue guance iniziarono a colorarsi di un tenue rosso.

"Scusami." Nonostante la sua reazione affrettata, la sua voce uscì in modo stabile, stupendo anche se stessa e anche il tipo ci mise qualche secondo per riprendersi e raddrizzarsi, improvvisamente attento.

E Haley ebbe l'occasione per osservarlo meglio, notando come avesse degli occhi di un verde tenue che le ricordava i boschi di montagna che tanto amava e una massa di capelli mossi di un nero pece, che tradivano quante volte in realtà si passasse una mano sui capelli, scompigliandoli.

Compagni di Guerra | Raccolta di momentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora