P.AR.A.D.I.S.O (SPOILER ALLERTA)

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La bambina si sentiva sola.
Era seduta sul terreno, interrompendo il percorso delle formiche che cercavano di tornare nel nido.
Le mancava tutto.
Le mancava casa sua.
Le mancava sua madre.
Le mancava suo padre.
Le mancava il suo gatto.
Le mancava la sua capretta.
Ma soprattutto, le mancava sua sorella.
Così era seduta sul selciato, immobile in mezzo alla strada bianca, bloccando il passaggio alle formichine.
Ripensando a tutto quello che aveva perso il giorno della rivolta, sospirò. Un sospiro tremulo, spezzato. Come il suo cuore.
Si sentiva sola.
Gli occhi e il naso pizzicarono fastidiosamente.
E poi le lacrime.
Tante lacrime.
I singhiozzi.
Singhiozzi incontrollati le scuotevano il corpo, costringendola a coprirsi il viso con le mani.
I capelli biondi, legati in due trecce, le ricadevano sulle spalle inermi.
Era stata sua madre ad acconciarle i capelli. Ed era di sua sorella, il vestito che indossava.
Di suo padre non aveva nulla. A parte il ricordo della sua voce. Una meravigliosa voce, che venne spezzata da una mina nelle miniere quando lei aveva solamente sette anni.
Per la disperazione, in tutta quella tranquillità, lanciò un grido d'orrore.
Si sentiva sola.
Da dietro una casa, poco lontano, un giovane uscì allo scoperto.
Sì diresse verso di lei, a passo spedito. Sembrava preoccupato.
Quando le fu vicino, si inginocchiò al suo fianco. La guardò, con due occhi da cerbiatto. Non le chiese nulla. Non si curò di consolarla. Si sedette semplicemente al suo fianco e le fece appoggiare la testolina bionda sulla sua spalla.
—So cosa provi— disse, quando i singhiozzi sparirono. —Fa male anche a me.
La bambina sgranò i suoi occhi azzurri. Poteva capire il suo dolore?
—Ma se la caveranno— si affrettò ad aggiungere il giovane, girandosi e sorridendole. —Sono forti.
La bambina rimase senza fiato per un attimo. Annuì, con decisione. Si alzò, asciugandosi le lacrime. Il ragazzo la imitò, tendendole una mano in seguito. Lei l'accetto, senza proferire parola.
Si fece guidare dal ragazzo, fino ad una grande casa, bianca come tutto il resto. Sul selciato davanti alla porta c'erano decine di persone. Sedute, chi con le gambe incrociate, chi stese, chi con il mento sulle ginocchia. Parlavano tutti. Sembravano allegri, ma avevano perso quella scintilla che distingueva le persone veramente allegre.
—Dove siamo?
Le parole le uscirono senza poterle fermare.
Il ragazzo le indicò la casa, come se fosse la risposta a tutto.
La bambina strizzò gli occhi. Sopra il tetto c'era un cartellone pubblicitario grigio, con i bordi sbeccati. La scritta era nera, sbavata, ma si capiva ancora.
"Punto di ARrivo per Anine Decedute: Istituto Statistico di Orientamento"
—Questa è l'associazione P.AR.A.D.I.S.O.— disse il ragazzo, con ancora la mano tesa verso il cartello. —Ci prendono dal mondo dei vivi e ci trasferiscono qui. Noi semplicemente ci risvegliano in questo posto, e quelli che c'erano già in precedenza con delle ronde ci ritrovano.
La bambina deglutí. Sapeva di essere morta, ma sentirselo dire così era destabilizzante.
Improvvisamente, una ragazza dai capelli biondo cenere li notò, e sorrise. Si alzò e fece cenno a tutti verso di loro. —August è tornato!— gridò, attirando l'attenzione di tutti. Come se non stessero aspettando altro, le persone lì presenti si animarono e li raggiunsero. Ci furono pacche sulle spalle, abbracci e frasi di bentornato.
La bambina si sentiva schiacciata, circondata da persone che non conosceva.
La bionda di prima sembrò accorgersene, perché le fece cenno di seguirla.
Con titubanza la assecondò, lasciando il ragazzo a parlare con un suo coetaneo dai capelli rossi.
La ragazza la squadrò. Come lei, aveva gli occhi azzurri, ma i suoi sembravano più spenti.
—Sei nuova, giusto?— le chiese, in po' brusca. Le ricordava sua sorella, sicura di sé e pronta all'azione. La bambina notò solo allora il fodero di una pistola che aveva legato alla cintura e i tatuaggi sulla clavicola. Tre uccelli, tutti neri, che sembravano volare via dal suo cuore.
Il viso della ragazza al suo silenzio si addolcí. —Se vuoi ti dico i nomi di qualcuno del posto, così ti ambienti meglio.
Quando la bambina annuì, la bionda si animò. Con un gesto della mano, si mise ad indicare tutti. —Quel ragazzo che ti ha portato qui, si chiama Augustus Waters. Nel mondo ha lasciato la ragazza che amava, Hazel Grace Lancaster. Poi— aggiunse, spostando il dito sul ragazzo dai capelli rossi vicino ad Augustus. —Quello è Fred Weasley. Sono amici oramai da quasi tre anni, da quando sono qui. Ha lasciato suo fratello gemello, la famiglia e tutti i suoi amici. Vedi quelle due teste bionde là in fondo? Quello più alto si chiama Jason Grace, ha lasciato la fidanzata, la sorella e i suoi amici, mentre l'altro è Laio, ha lasciato i suoi due migliori amici. Il ragazzino che sta cercando di fregare il panino a quel biondo è Chuck, mentre il malcapitato è Newt. Hanno lasciato entrambi i loro amici. Siamo in molti ad essere biondi, non trovi? Mentre quella ragazza là si chiama Marlene McKinnon e non sta parlando da sola, ma con la fata Soffiododicisofficisoffidivento, chiamata da tutti Fidiven. Hanno combattuto fino alla morte per la salvezza delle persone a loro care E poi…
Improvvisamente sembrò svuotata. La luce nei suoi occhi si spense, e il suo sguardo vagò senza meta lungo le case disabitate davanti a loro.
La bambina le prese una mano. —E tu?
La bionda la guardò, e si sforzò a fare un sorriso. —Io sono una ragazza che ha abbandonato la sua migliore amica, e il ragazzo che amava. Sono quella che ha sparato al suo migliore amico in testa, senza pensare di poterlo salvare. Io sono Beatrice Prior, una ragazzina che non ha fatto altro che fare errori. Eppure eccomi qua.
La bambina le strinse la mano, come per farle capire che lei ci sarebbe stata.
Spostò lo sguardo verso le case anche lei.
—E tu, bambina? Chi sei tu?
Pensò a sua sorella.
Se la sarebbe cavata.
Era la persona più forte che conosceva.
—Primrose. Mi chiamo Primrose Everdeen.

Percy Jackson E Multifandom (Collaborazione di Laragazzaconilchat) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora