capitolo 6

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Reatammo in quella libreria magica per due ore.

Sfogliavamo libri, lei li annusava, io li pesavo.

Studiavamo le loro copertine, i loro colori.

Fantasticavamo sulle loro storie, leggevamo i loro titoli.

Lei passava l'indice sulle lettere, seguiva gli sbuffi delle lettere.

Eravamo come due cacciatori di tesori che andavano alla ricerca di una ricchezza perduta. La mia ricchezza era il suo cuore. La mia ricchezza era lei.

-Ero sicura che ti sarebbe piaciuto, Dolcezza.

-Si. A chi non piacerebbe?

-Alle persone senza spessore?

-Cioè?

-Lo scoprirai.

-Oddio, Sara!

-Cosa?

-Sei una palla!

-Tu sei una palla!

Usciti dalla libreria andiammo in un bar, a prendere un gelato.

Lei prese un MilkShake alla fragola, io un frappè al cioccolato.

-Mi fai sentire il tuo MilkShake?

-Fammici pensare... No.

-Perché? Dai!

-No, è mio, Dolcezza. Rassegnati.

-Va bene, allora il non ti faccio assaggiare il mio frappè.

-E chi ti ha detto che lo voglio mangiare?

-Ti leggo nel pensiero, donna.

-Sono spaventata.

-A volte faccio quest'effetto.

-Ti adoro.

-Lo so.

Parlammo per tre ore di cavolate, gelato e cinema. Discorsi stupidi, ma che mi rendevano felice.

-Sei bellissima, Sara.

-Si, certo.

Non ci credeva. Perché? Io glielo ridissi, perché era bella davvero.

-Un giorno poi, mi spiegherai perché non vuoi parlare di te.

-No.

-Sara, perché non mi dici nulla?

-Perché fa parte del mio passato. E il passato si ricorda, se si è bravi si dimentica. E io voglio dimenticarlo.

-Perché?

-Perché ho smesso di starci male.

-Ma si puo sapere che ti hanno mai fatto?

E lei me lo disse, con la più serenità del mondo. Con un viso impassibile, senza versare una lacrima, mi raccontò il suo passato sal quale voleva scappare.

Mi disse che suo padre era morto quando lei era piccola. Sua madre era diventata fredda, 'un blocco di pietra con gli occhi di un serpente.'

Alle medie passò un periodo orribile, fu vittima di bullismo da tutti quelli che credeva suoi amici. Passò un periodo nel quale voleva smettere di soffrire e l'unica via di luce che vedeva era un treno.

Cercò di suicidarsi quando aveva appena 12 anni. E sua madre le disse semplicemente: 'sono fatti tuoi.'

Ma poi le medie erano finite e lei aveva deciso che non sarebbe più stata male per nessuno.

Io piangevo. Piangevo da quando mi disse di sua madre. Piangevo perché una ragazza così bella, così forte, così tutto, non si meritava nulla do quello che aveva passato.

-Mi dispiace tantissimo, Sara.

-Non importa.

-Si che importa.

-A me no.

-Ma a me si.

-L'ho superata.

-Hai smesso di star male per le persone che non ti meritano.

- Lo so.

-Ora ci sono io.

-Lo so, Dolcezza.

Per quanto di sforzasse di non piangere, una lacrima le scappò dal viso e le cadde sul vestito.

Io piangevo da tanto, ma quella lacrima mi distrusse l'anima. Non doveva soffrire più.

Mi alzai e l'abbraccai. Un abbraccio soffocante, fino a toccarle l'anima.

-Non soffrirai più. Ora ci sono io.

-Lo so, dolcezza.

Non tratteneva più le lacrime, non ci provava nemmeno.

-Non soffrirai più. Te lo prometto.

E affondai la testa nell'incavo del suo collo.

Sapeva di casa.

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