6. Zucche a Natale

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<Hunter..> lo chiamo un'altra volta, ma è come se nonostante io gli sia accanto lui non riuscisse a sentirmi. E' completamente paralizzato, così faccio l'unica cosa che mi passa per la testa: gli prendo il volto fra le mani facendo in modo che mi guardi.

<va tutto bene> dico soltanto e poi lo abbraccio. Lo stringo forte aspettando che il suo respiro ritorni regolare. E' stato a causa del palloncino? Mi dispiace da morire per lui, deve aver passato l'inferno se ora si comporta in questo modo...

A un certo punto, le sue mani mi spingono lentamente via, sciogliendoci dall'abbraccio. Si alza in piedi e guardandomi per un secondo con occhi spenti, se ne va, lasciandomi accovacciata a guardare il punto dove se ne è appena andato.<che è successo?> Heather si avvicina curiosa guardando me e poi nella stessa direzione del mio sguardo.

<non lo so proprio.. > rispondo soltanto.
Non lo andrò a cercare, probabilmente vorrà stare da solo anche se il dolore è meno forte quando si condivide con qualcuno.

Intanto è venuto ad aiutarmi Gennaro e abbiamo fatto piuttosto in fretta a nascondere il muro crepato, ammesso che  quasi due ore si possano definire " in fretta".
<ok ragazzi! Per oggi va bene cosi! Vi voglio carichi anche domani mi raccomando!!> la presidentessa incita tutti che la salutano con un gran sorriso sul volto. È perfetta per quel ruolo, è una leader nata, lo è sempre stata.
La saluto anche io e mi dirigo verso il mio armadietto per recuperare delle cose per poi passare dal nonno. Sarebbe bello se ci fosse un pullman, ma non ci sono i soldi per acquistarne uno e poi a detta di tutti non serve perché il paese è piccolo. Si, è piccolo, ma non così tanto, 10 minuti a piedi da qui al nonno sembrano pochi, ma con meno di zero gradi sembrano ore.

Uscendo dalla porta d'ingresso vedo che l'auto di Hunter si trova ancora nel parcheggio così mi guardo intorno, ma di lui nessuna traccia. Ci sono solo le ultime persone rimaste che stanno andando via. In effetti sono quasi le sei e la scuola chiude alle sette, ma di solito fino a quell'ora rimangono soltanto i professori.

So che dovrei lasciarlo solo, so che non sono affari miei e so che forse farò la cosa sbagliata, ma non riesco ad ignorarlo. Salgo le scale velocemente, so dove trovarlo, nello stesso posto dove anche io riesco a ritrovare la tranquillità: le scale antincendio. 

<non si corre in corridoio!> mi ammonisce Richard lanciandomi un'occhiataccia, ormai non ci spero neanche più in un sorriso da parte sua, ma io so che in fondo ci vuole bene. Quando arrivo davanti alla porta mi fermo. Faccio un respiro profondo e successivamente la apro. Un ondata di aria mi fa volare il cappellino di lana a terra, scompigliandomi i capelli. Hunter è seduto sul primo scalino, dove la neve non è arrivata grazie al tetto sporgente. E' appoggiato al muro e quando si accorge della mia presenza lo sento sospirare. 

<mi dispiace...> comincia, ma io lo interrompo.

<è bellissimo il paesaggio, non è vero? Non lo capisco quando le persone si lamentano che qui non ci sia nulla, tutto quanto è una meraviglia.> mi avvicino e mi siedo accanto a lui. Ha gli occhi rossi e in mano stringe un fazzoletto. 

<scusami per ..> 

<non farlo. Non scusarti se hai semplicemente avuto bisogno di stare da solo. Ognuno di noi ne ha bisogno qualche volta. Non sono qui per chiederti spiegazioni, ma voglio soltanto che tu sappia, nonostante tutto quello che puoi pensare, che io ci sono se hai bisogno, in qualsiasi occasione puoi contare su di me.>

<è difficile fidarsi..> mormora e una fitta al petto mi fa venire ancora più voglia di stringerlo a me.

<lo so e non pretendo tu che lo faccia, ci vuole del tempo, ma prometto che ci sarò sempre se vorrai> gli offro il mio mignolino <è una promessa> sorrido raggiante sperando accetti il mio gesto così infantile, ma significativo. La nonna lo faceva sempre con me. Dopo un momento di esitazione Hunter stringe il mio dito con il suo mignolo.

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