New York

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Justin era intelligente. Non aveva più fatto parola riguardo a Jennifer o il ragazzo. Il viaggio era finito bene, e continuavamo con le nostre missioni. A giorni da soli, a giorni in squadra.

Con Jason andava bene, non sospettava nulla riguardo le nostre, come dire, storie. Ultimamente era sempre più impegnato ma nessuno sapeva il perchè.

Comunque pareva avere ancora un briciolo del suo tempo per noi, per questo, circa un mese più tardi il ritorno da Los Angeles, ci chiamò di nuovo da lui.

-Jason.
-Ragazzi, ho un nuovo compito per voi, e credetemi, questo vi piacerà. Specialmente a te, Tris - mi guardò, ma io ero confusa.
-Come prego?
-Andrete a New York. Purtroppo questa volta non è ancora chiaro ciò che dovrete fare, credo solo difendere il territorio, ma per essere più sicuri, limitatevi ad andare lì. Qualcuno vi spiegherà ciò che dovete fare.
-E quel qualcuno è... - iniziò Logan, intimandolo a proseguire.
-Ragazzi, ci teniamo in contatto. Non vi ho mai deluso e sempre sarà così. Fidatevi.
-Noi ci fidiamo, Jason, lo sai, vorremmo solo sapere ciò che dobbiamo fare. - intervenne Aimee.
-Vi basti sapere questo. E ora andate, ho delle cose da fare!

Ci liquidò con molta velocità, così come faceva sempre ultimamente, ed andammo a preparare per l'ennesima volta le nostre valigie.

Ora non vorrei dire di essere una di quelle persone che prevede il futuro o altre cazzate del genere, ma certo era che avevo un brutto presentimento per quel viaggio.

Buttai velocemente i panni in valigia e caricai tutto in auto, anche le armi. Si trattava di difendere il nostro territorio, da quel poco che ci aveva riferito Jason, quindi erano più indispensabili del solito.

Mi è sempre piaciuta New York, una città caotica piena di gente, dove puoi camminare inosservato senza che nessuno faccia caso a te.

Katherine era già pronta ed era al piano di sotto al telefono con Logan, mentre Aimee preparava le sue armi.

Io non avevo nulla di meglio da fare mentre aspettavamo che i ragazzi arrivassero, così scesi in palestra per allenarmi.

Presi a pugni e calci il sacco con tutta la mia forza; era da tanto che non mi sfogavo così, e ogni volta mi sentivo meglio. In effetti ci stavo riuscendo, finchè qualcuno non mi interruppe.

-Non romperla. - Justin spuntò da dietro la sacca che aveva fermato con entrambe le mani.
-Se non ti levi, vedi come romperò te.
-Non lo faresti.

Non risposi; andai a sedermi per riposarmi e mi tolsi i guanti che poggiai al loro posto, mentre il biondo si fermò avanti a me. Alzai lo sguardo su di lui.

-Sai, ci ho pensato...
-A cosa esattamente? - avevo già qualche sospetto in effetti.
-A New York non ci conosce nessuno, quindi pensavo di portarti fuori a cena e magari comportarci come... - non lo feci finire che gli misi una mano sulla bocca.
-Non ti azzardare a dire una cosa del genere un'altra volta, chiaro?
-Perchè? Non credevo ti dispiacesse l'altra volta! - sorrise furbo.
-Nomina quella notte ancora una volta e ti taglio le palle - sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra morbide che avrei tanto voluto baciare.

Una volta al piano di sopra e pulita, salimmo in auto per dirigerci verso la città che non dorme mai. Fortunatamente il tragitto non era lunghissimo quindi durante il viaggio ci fermammo solamente una volta.

Una volta arrivati ci sistemammo in un albergo, il cui dirigente era parte della società. Era centrale, di fronte al famosissimo Madison Square Garden e a cinque minuti a piedi da Times Square.

Ryan andò fuori a chiamare Jason, con Aimee, per avvisarlo che eravamo arrivati, mentre noi ci sistemavamo nelle stanze, io ovviamente ero con Justin.

-Quindi tra di noi non succederà nulla questa notte? - chiese lui divertito.
-Insisti?
-So che muori dalla voglia.

Si avvicinò pericolosamente a me, la distanza tra la sua bocca e la mia era di pochi centimetri. Un solo passo e saremmo caduti entrambe sul letto.

-Sarà una lunga giornata domani e sarà meglio mettersi a letto subito. Avremo tempo domani per festeggiare - gli feci l'occhiolino e mi chiusi in bagno per lavarmi.

Quando uscii lui era già a letto che guardava la televisione, c'era una partita di basket e lui amava il basket.

-Ma non fai prima ad attraversare la strada ed andare a vedere una partita al Madison Square Garden?
-Hai ragione. Domani andremo, io e te.
-Cosa? A me neanche piace il basket! - dissi mentre mi appoggiavo ai cuscini per poterlo guardare meglio.
-Oh, credimi ti piacerà. E potrei aver già comprato i biglietti... - sbarrai gli occhi -Davvero credi che sarei venuto a New York senza neanche guardare una partita di basket al Madison Square Garden?
-Buonanotte, Justin - dissi divertita e gli baciai la guancia, lasciandolo senza parole, almeno una delle poche volte.

Il mattino dopo mi svegliai presto e Justin dormiva ancora, a pancia in su, con le lenzuola che lo coprivano solo per una parte ed era bellissimo.

Mi vestii velocemente e scesi di sotto dove si trovava la palestra dell'albergo. Alle cinque di mattina era difficile che ci avrei trovato qualcuno.

Beh, a quanto pare mi sbagliavo, dato che vidi subito Ryan che si allenava duramente. Era senza maglietta, e in quel momento capii cosa ci trovasse in lui Aimee, fortunata.

-Hey Ryan, - lo salutai poggiando a terra la mia bottiglietta d'acqua - già sveglio?
-Tris, come dire, ho una brutta sensazione riguardo a questo viaggio, e non sono riuscito a dormire molto questa notte, così ho deciso di venire qui.
-Sarò onesta, anche io ho una brutta sensazione, ma chi lo sa. Probabilmente non è niente...

Sentivo una parte di me che mi diceva di non raccontare stronzate, eppure per una volta speravo di sbagliarmi. Non poteva davvero succedere qualcosa di brutto.

-Hai ragione. Io salgo, vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo Tris.
-Ryan, - lo chiamai prima che potesse uscire - aspetta un attimo.

Lui si fermò e io mi avvicinai a lui, in modo che le telecamere o qualsiasi altra cimice non potesse sentirci.

-Dimmi.
-So che non è niente, ma se davvero dovesse succedere qualcosa in questi giorni, beh... STa con Aimee.
-E tu sta con Justin - mi sorrise, prima di andare.

Andai ad allenarmi, tenendo in mente le parole di Ryan. Chi lo sa, magari ci sarei andata alla partita di basket con Justin. Magari mi sarei anche divertita e sarebbe stata una serata diversa dalle solite.

Quando decisi che fosse abbastanza, tornai a prendere l'ascensore che mi avrebbe riportato in camera. Uno di essi si aprì ed io entrai, c'era già un uomo dentro, ma non mi preoccupai più di tanto, sapevo come difendermi.

-Che piano? - mi chiese.
-Quinto, grazie - risposi e lui premette il pulsante.

Arrivata al mio piano, oltrepassai le porte e quando mi girai per osservare bene quell'uomo lo vidi sorridere in modo inquietante, proprio mentre le porte si chiudevano.

Tornai velocemente nella mia stanza, dove Justin si stava svegliando molto lentamente.

-Dove sei stata? - mi chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
-Svegliati, veloce! - dissi, mentre prendevo la mia divisa nera.
-Che è successo? - saltò giù dal letto, venendo verso di me.
-Ero scesa in palestra, e come salivo c'era un uomo, sembrava strano, e diciamoci la verità, cosa ci faceva alle sei di mattina in ascensore? Comunque come sono scesa, era lì che mi guardava e mi sorrideva, e ho la netta sensazione che lui abbia a che fare con tutto ciò che accadrà in questi giorni qui a New York.
-Okay, adesso calmati. Ci vestiamo e andiamo a svegliare i ragazzi.

Annuii, e feci ciò che aveva detto. Dieci minuti più tardi ero lavata e pronta per uscire, non persi neanche tempo a truccarmi, misi solo del mascara.

-Tris, - Justin mi chiamò prima che aprissi la porta - andrà tutto bene, okay?

Piantò il suo sguardo nel mio e anche io feci lo stesso. Nei suoi occhi lessi le parole che mi aveva detto prima Ryan. Così lo baciai forte, e prima che avesse qualcosa da ridire, mi ero già staccata ed ero già fuori per svegliare i nostri ragazzi.

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