Beatrice

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TRIS

-Tris chi è Jennifer?

Se alla fine del servizio in televisione credevo di aver cominciato a respirare ancora una volta, allora mi ero dovuta per forza sbagliare.

Con quella domanda, Justin mi aveva spiazzato peggio di quanto avesse fatto la giornalista che aveva da poco parlato.

Mi girai a guardarlo, se ne stava lì, con le braccia muscolose e tatuate incrociate al petto, e con una spalla appoggiato al muro, mentre i suoi occhi color oro mi scrutavano, come se fossi un codice che andava capito.

La mia bocca rimaneva chiusa, mentre il mio petto si alzava e abbassava in maniera quasi spaventosa.

Se avessi pianto, probabilmente in quel momento avrei allagato la stanza, avrei formato un altro lago da indicare sulle cartine, o sui libri di geografia.

Distolsi lo sguardo, e tornai a fissare le mie gambe, senza aprire bocca, mentre Justin camminava verso la televisione per spegnerla, per poi sedersi sul letto accanto a me, ma non alzò neanche un dito per toccarmi.

-Tris?
Mi costrinsi a guardarlo - Si?
-Vuoi rispondermi? Chi è Jennifer?
-Jennifer - presi un respiro profondo - era una mia cara amica. Intendo, della vecchia me.
-E...
-E mi ha fatto un certo effetto sentire della sua scomparsa.
-Okay, e chi è Beatrice?

A quella domanda, mi presi la libertà di non rispondere e di distogliere lo sguardo, spostandolo dall'altro lato, cioè verso la porta.

-Tris, che c'è? Era una tua parente?

Scossi la testa.

-Tua sorella?

Scossi la testa, di nuovo.

-E allora chi... - lasciò la frase in sospeso, trasalì.

Mi girai a guardarlo, ed aveva gli occhi sbarrati.

-Tris, - fece una pasua - sei tu Beatrice Collins?

Ora i miei occhi si spalancarono, ma annuii. Non potevo crederci. Avevo tenuto nascosto tutto ciò per molto tempo, e ora, arriva Justin che ancora una volta stravolgeva la mia vita per ''niente''.

-Non dirlo a nessuno. - sibilai, e lui annuì.

Sapevo che non l'avrebbe fatto, neanche se non gliel'avessi chiesto, ma era più per abitudine che mi comportavo in quel modo.

-Senti, c'è qualcosa che dovresti sapere...
-Riguardo cosa?
-Jennifer...

In quel momento mi ricordai che l'avevano già menzionata, quando eravamo a casa. Ma poi Ryan non aveva più fatto parola, e io mi ero rassegnata dal chiedere informazioni che non avrei mai avuto. O almeno fino ad ora.

-Dimmi. Ti ascolto.
-Lei mi ha salvato la vita.
-Come scusa?
-Si, ecco... - distolse lo sguardo verso la finestra, come se dovesse trovare le parole, e poi tornò a guardarmi - Eravamo coinvolti in una spedizione per Jason, e c'è stato un malinteso. Stavamo per entrare nell'edificio, quando abbiamo sentito una voce femminile piangere e gridare. Non eravamo preparati, ma comunque l'abbiamo lasciata fuori. Solo che mentre stavo uccidendo uno di quegli uomini, un altro stava per farmi fuori e lei lo ha ucciso. Così l'abbiamo risparmiata.
-Stai parlando di Jennifer... Non credevo che... Wow. - feci un altro respiro profondo - E cosa intendi per ''risparmiata'' dato che ancora si riesce a trovarla?
-L'abbiamo portata con noi, da Jason.
-Voi cosa? - urlai, allontanandomi da lui, mettendomi in piedi.
-Oh andiamo Tris, ragiona. Lo sai come funzionano queste cose. L'altra possibilità era ucciderla.
-Si, ma ora l'ha uccisa Jason, quindi non vedo che differenza fa... - mi stoppò.
-Jason non l'ha uccisa, o almeno non che io sappia.

Lo guardai confusa. Era impossibile che Jason non l'avesse uccisa. Voglio dire, perchè lasciarla vivere?

-Lui mi ha detto semplicemente di portarla da Doc. Avrà qualcosa in mente...

Non riuscivo più a parlare, avevo la gola secca, così senza dire più nulla passai davanti a Justin, andai in bagno e chiusi la porta.

Mi poggiai al lavandino e respirai profondamente, come se fossi appena riemersa dall'acqua. Mi guardai allo specchio e riuscii a vedere le mie guance rosse. Non potevo stare così. Mi sciacquai il viso e uscii.

Mi diressi verso il letto, ma non mi allungai e presi il giubbino di pelle e lo indossai.

-Cosa hai intenzione di fare?
-Uscire.
-Tu non esci in queste condizioni. - si mise tra me e la porta.
-Scommettiamo? Ho bisogno di prendere aria, non sono stupida non farò nulla di pericoloso.

Presi una sigaretta e l'accendino e poi uscii, urtando di proposito contro la sua spalla. Dovevo calmarmi e non ci sarei riuscita se fossi rimasta in quella stanza con lui.

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