Capitolo 3

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POV HERMIONE

"...professor Piton".

Non credevo ai miei occhi.

Era lui in carne ed ossa.

Severus Piton.

Sembrava stare bene.

Sembrava quello di sempre.

Ma vestito in modo babbano.

Mai avrei pensato di rivederlo.

Cos'è uno scherzo?

"Vedo che ha fatto della sua passione un lavoro" commentò guardandosi intorno.

"Perché è qui?" volevo sapere tutto subito, non era normale averlo davanti a me nella Londra babbana.

"Nonostante la sua mancanza dal mondo magico da tre anni, non ha ancora imparato ad essere gentile".

"È successo qualcosa a Minerva? Converrà con me che non è normale che lei sia qui".

"Lei sta bene, come sempre".

"E allora?".

"Sono qui da parte di Hogwarts".

"No".

"Granger, non sa neanche quello che ho da dirle".

"Non voglio saperlo, può andare, professore".

"Mi faccia finire di parlare, lo sa che odio essere interrotto" usò il suo solito tono fermo, quello che non ammette repliche.

"Prego" incrociai le braccia al petto.

"Minerva mi ha chiesto di convincerla ad accettare la cattedra di Trasfigurazione, visto che non riesce a fare lezione e gestire la presidenza insieme".

"Ne sono onorata, mi creda, ma non posso accettare" cosa? Io di nuovo tra quelle mura sporche di sangue?

"Perché?".

"Non sono affari suoi".

"Sempre la solita bambina viziata".

Ero talmente presa dal momento che mi dimenticai del bambino all'interno del negozio.

Quando spostai lo sguardo alla destra dell'uomo lo vidi.

Stava rubando un fumetto.

Dovevo fermalo.

"Ehi!" alzai la voce.

Il bambino corse fuori.

Cavolo.

"Granger, dove sta andando?!" sbraitò il professore.

"Ha rubato nel mio negozio, devo riprenderlo!".

Corsi fuori a ruota.

Rincorsi il fuggitivo.

Ovviamente per strada non c'era nessuno che potesse aiutarmi.

Alle mie spalle c'era anche Piton.

Che figuraccia.

"Fermati! Non voglio farti del male, te lo giuro" urlavo sperando nella sua frenata.

"Granger!".

Vidi il bambino girare a sinistra.

Fine della corsa.

Era un vicolo chiuso.

"Io odio correre" sputò l'uomo appena raggiunto il punto in cui eravamo fermi.

Dagli occhi non scende più nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora