Restiamo a guardarci per qualche minuto, mentre i suoi occhi si fermano sui dettagli che non subito si notano al primo sguardo; le occhiaie ben disegnate, la mancanza di trucco sul mio volto, i capelli arruffati e scompigliati, le maniche lunghe anche se fa caldo. Tutto di me può fargli capire che era successo qualcosa che mi aveva scosso. Continuo a guardarlo pensando a cosa dirgli, come dirglielo, se renderlo partecipe del mio "incidente".
<non so di cosa tu stia parlando...>
<non sono di certo stupido Stefany.>
Deglutisco assaporando ogni secondo che mi resta. So benissimo che devo dirlo a qualcuno prima o poi: anche su ogni sito internet che ho visitato dicono che parlarne fa bene, che ti toglierà un peso di dosso e presto ti sentirai meglio, col tempo... Ma parlarne è come accettarlo, farlo diventare reale più di quanto lo sia già stato. Non voglio.
<Stef...>
<No... Non voglio...>
Mi copro le orecchie iniziando a scuotere la testa ripetutamente, facendo qualche passo indietro, urlando sempre di più quei "non voglio". Chiudo gli occhi, li strizzo come per impormi di tenerli chiusi e sperando che quando li riaprirò sarà stato solo un brutto sogno.
Ma quando li riapro non è per svegliarmi.
Daniel mi aveva appena cinto con le sue braccia e le sue mani. Grandi, calde, forti che mi accarezzavano dolcemente, come se fossi una bambolina di porcellana. Era da quella notte che nessuno mi toccava. I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime che scesero piano sulle mie guance, per poi aumentare sempre di più facendomi diventare una cascata. Mi nascosi nel suo petto buttando fuori ogni cosa, ogni dolore urlando e stringendomi sempre di più a lui. Non mi importava più nulla in quel momento, c'eravamo solo io e lui, in quell'abbraccio speciale.<shh... Ci sono qui io ora... Non preoccuparti di nulla e sfogati con me...>
Ormai ero in suo potere, non potevo oppormi. Mi sedetti sul letto assieme a lui e iniziai a parlare tra i singhiozzi e le lacrime di come Mike mi aveva protetta, di come mi aveva illusa e aggredita; della conseguente corsa nel bosco e il ritorno a casa in macchina con Tessa. L'arrivo di mio padre in camera, l'odore pungente e nauseate dell'alcool, di come mi aveva legata spiegandomi che era solo una innocente punizione. Di come le sue mani si erano posate sul mio corpo nudo con possesso e violenza per poi violentarmi.
Appena fini calò il silenzio tra di noi. Le sue mani tremavano mentre mi poggiava la testa su di lui accarezzando la paglia che avevo in testa. Non sapevo più cosa dire, se dire qualcosa. Aprii la bocca, ma venne subito chiusa dalle sue labbra.<dormi... Ora ci penso io a te.>
Chiusi gli occhi come distinto mentre le sue parole mi fecero appena capire quanto fossi stanca, cadendo in un sonno profondo appoggiata alla sua spalla.
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Non come le altre
RomanceStefany Morris, è sempre sulle sue a scuola, non ha mai fatto niente di male e anche se sorride ha una vita non facile. A movimentare le cose sarà l'incontro con questo ragazzo, Daniel Lewis. Sarà l'unica a riuscire a tenergli testa e a... sazzia...