VI - IL LAGO, infine disse

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RICORDO E VI PREGO GENTILMENTE, IN QUANTO AUTRICE, DI NON PROCEDERE A STAMPARE NULLA DI QUESTO RACCONTO, NE' PER INTERO NE' IN ALCUNA SUA PARTE. GRAZIE.




I thought I was Narcissus
but I am the lake

CAPITOLO VI - IL LAGO, infine disse.

«Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello.
Piango per Narciso perché, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza».

N.B:

La prima parte del capitolo (scritta al passato) si colloca temporalmente dopo la metà del capitolo precedente, cioè quando Harry ha lasciato Firenze prima della fine dello shooting. Quando il racconto parte di nuovo al presente, la storia si colloca cronologicamente dopo la fine del quinto capitolo, cioè quando Louis si sveglia da solo dopo che Harry ha lasciato Firenze per la seconda volta.
Questo capitolo è un po' più corto degli altri, ma mi sono resa conto di aver caricato tanto la parte emotiva, quindi volevo evitare di renderlo troppo pesante.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura.





Quando Liam aveva ricevuto la chiamata da parte di Harry che gli comunicava di essere appena salito su un aereo diretto a Los Angeles, aveva sentito il mondo aprirsi sotto ai suoi piedi e la terra risucchiarlo. Questo era quello che aveva percepito, così si era sentito mentre la rabbia gli bruciava nel petto e pensava al fatto che ci sarebbero dovuti essere almeno altri tre giorni di shooting, prima di aver finito il lavoro.

Harry, Liam lo sapeva, era nato per creare problemi. Era nato per creare problemi a lui, se non altro. Di questo ne era sicuro.

Dopo la notizia, si era ritrovato subito a dover gestire un momento di crisi di Sarah, dovuto alla partenza del modello. Non era stato facile, ma alla fine l'aveva mandata in hotel per poter pensare lucidamente senza avere altre distrazioni a cui pensare.

Poi aveva respirato. Lenti respiri profondi per ritrovare la calma e non lasciare che l'ansia prendesse il sopravvento.

Non sapeva perché Harry fosse partito, perché li avesse lasciati lì e nella merda, con il compito di avvertire Gucci e soprattutto Louis.

Louis.
Louis sì che era il problema più grande. Liam non aveva idea di come potesse prendere la notizia dell'improvvisa partenza del modello.

Aveva chiuso la chiamata con il mal di testa per non essere riuscito ad avere spiegazioni da parte del ragazzo, si era passato le mani tra i capelli e aveva deciso che a quel punto la cosa da fare fosse solo una.

Risolvere il problema che Harry aveva creato.

Come sempre. Rimboccarsi le maniche e cercare di arginare i danni di una partenza improvvisa a lavoro non ancora terminato.

Odiava il ragazzo per avergli dato questo compito. Odiava sentirsi perso senza sapere come gestire una situazione nuova e strana.

Zayn.

Zayn era la persona che gli era venuta in mente, per prima. Nonostante tutto, è lui a cui aveva pensato quando aveva realizzato che avrebbe dovuto risolvere tutto questo. Aveva pensato agli occhi ambra del modello e alle sue mani gentili, le uniche che sapeva lo avrebbero potuto calmare.

Si era diretto, allora, a passi veloci verso l'albergo del ragazzo. Nel petto l'unica speranza di trovare un po' di supporto.

Supporto che sapeva di non meritarsi, in quel momento. Per come lo aveva trattato, per ciò che aveva detto. Perché aveva ridotto solo a del semplice sesso quando invece aveva sentito il cuore di Zayn battere contro la sua pelle, il suo respiro spezzato scontrarsi contro il suo. Si era maledetto per aver avuto paura, per averlo allontanato, per averlo tenuto un passo più distante da lui, per paura di farsi del male.

I thought I was Narcissus but I am the lakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora