Porte e portoni

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Ti va un drink?

Chissà se aveva dimenticato che non bevo alcolici.

Ora io e Jane saremmo tornati all'angolo delle chiacchiere; saremmo sprofondati nei puffosi divanetti, alienati dal marasma discotecario.Con le sottili falangi intrecciate attorno al freddo bicchiere, Jane avrebbe abbandonato ogni remora per confidarsi con me, come fossi il diario segreto che mai aveva tenuto.

Invece, ora, Max aveva fatto delle mie ginocchia la sua poltrona personale e Jane s'era aggrovigliata al proprio ragazzo.

Sorseggiavamo le bevande tra una risata e l'altra, raccontandoci varie stramberie e peripezie di vita come presunti veterani, o come alle cene tra vecchi compagni di scuola, nelle quali ci si interroga sul perché si è smesso di frequentarci.Osservando Jane, il tempo dedicato a questa perfetta armonia collettiva, si riduceva in vuoto a perdere. Attimi irrecuperabili che mi spettavano secondo la logica popolare del ti-va-un-drink-sottinteso-da-solo-con-me.Volevo riavvolgere il nastro e mettere in pausa sul fotogramma in cui il mio corpo e quello di Jane, immortalati nell'anonimia di un bagno pubblico, erano un unico reticolo di atomi elettrizzati. 

Potevo contare quanti respiri emettesse, e quanti ne avesse mancati; la gente che usciva ed entrava dalla porta ci scansava bruscamente per passare, ma noi restavamo lì impalati a specchiarci l'uno negli occhi dell'altra. L'impronta della sua mano come un marchio a fuoco sulla pelle bruciava ancora; cinque piccole dita capaci di far implodere il mio cuore senza nemmeno sfiorarlo.

«Wheeler, sei fortunato che non abbia un debole per i petti villosi!» scherzò Max, allargando la scollatura della mia camicia.Tutti ridemmo, io a mezza bocca, malgrado non mi avesse offeso davvero. Abbottonai il colletto della camicia in fretta, preoccupato per la mia ormai sminuita virilità al cospetto di Jane. Al contrario, ella non accennò un sorriso, mentre le gote s'accendevano dell'aurora del mattino.


Da prode paladino, attraversavo la città in sella al destriero italiano su due ruote, per riportare la giovane pulzella Max Mayfield a casa.

Ascoltavo il ronzio del motore attutito dal casco, con gli occhi incollati sulla strada, trascurando il languido tepore del suo petto appoggiato contro la mia schiena, e la sua vivace tonalità dialettica. Gridava al vento quanto New York fosse fica, quanto la moto di Will fosse fica, quanto quella notte fosse fica e quanto fossi fico. Persino io che non mi reputavo tale, un po' fico mi sentivo.


«Hey Max...Ho passato una bella serata grazie.»Dopo la terza mandata, la ragazza aprì il portone e filò dritta in casa. Pur non conoscendo le usanze newyorchesi di congedo, potevo affermare quasi con certezza che mi aveva mollato senza salutarmi. Già, ero proprio fico: così fico da meritarmi il portone chiuso in faccia.La grossa maniglia dorata a forma di testa leonina non si muoveva. Gettai un'occhiata al Casio e decisi di attendere altri dieci secondi prima di bussare. Tre...Due...Uno...Tirai fuori dalla tasca le chiavi e corsi verso la Vespa parcheggiata sul marciapiede, quando udii quella voce...«Hey riccio, cosa fai, scappi via?»

Max mi prese per mano ghignando, e salimmo le scale alla velocità della luce per raggiungere la sua camera. Notò subito il mio sguardo all'indirizzo della porta situata sul lato opposto. Mi piantò un tenero e lungo bacio sulle labbra e sussurrò: «Mike, alla mia inquilina non dà fastidio.»

Nell'istante in cui varcavo la soglia, la figura di Jane emerse dalla camera appena citata. Indossava una canottiera bianca, un paio di pantaloncini neri e la stessa espressione di quando per la prima volta l'avevo sorpresa ad utilizzare i suoi poteri. 

Ci guardammo in silenzio per poi dileguarci all'interno delle rispettive stanze.


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Salve a tutti cari lettrici/lettori! Spero stiate tutti bene.

Ringrazio ancora chi ha la costanza e la voglia di seguire questa storia pur non essendo aggiornata spesso. Ho leggermente accorciato i tempi previsti di pubblicazione per questo capitolo (mi scuso per la sua brevità), ma sentivo che non era il caso di aggiungere altro per il momento. 

Come pensate sia andata a finire la serata? E' difficile decifrare il comportamento di Jane nei confronti di Mike, non credete?

Vi saluto dicendovi che probabilmente posterò presto un nuovo capitolo.

Un abbraccio

Minerva

L'ultimo treno | MilevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora