Capitolo 12

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Galleggiava leggero, senza peso, immerso in un vuoto senza fine, dove l'ombra e la luce non esistevano, dove i colori sembravano mille e più, eppure non ve n'era nessuno.

Percepiva voci diffuse, melodie ancestrali, il suono di un gong in lontananza, il pizzicare leggero di un'arpa dalle corde in rame, come quella che si divertiva a suonare a casa, per la gioia di Malcolm.

Malcolm.

Il suo dolce bambino... lui, più di tutti, avvertiva intorno a sé, da ogni direzione possibile. Il suo odore, la sua voce, le sue risatine. Tutto.

Eppure non scorgeva nessun volto, non percepiva il tocco di alcuno, né riusciva in nessun modo a smuoversi da quel lento galleggiare nel nulla.

Dov'era?

Kimmy!

Dov'era, lei? Perché non era lì con lui?

Alla fine, non aveva mantenuto la promessa? Gliel'avevano portata via?

«K-Kimmy...» gracchiò flebilmente mentre tutto il corpo, squassato da mille e più scosse elettriche, riusciva finalmente a muoversi, a padroneggiare l'uso dei muscoli, dei nervi, delle ossa.

Una mano fresca e liscia gli sfiorò la fronte, mentre un sussurro delicato e familiare mormorò accanto a lui: «Sono qui, Winter... tranquillo.»

La mano, che tanto delicatamente l'aveva accarezzato al volto, scivolò via per raggiungere la sua, protesa e tremante e, con forza, la strinse per poi accompagnarla fino a un corpo caldo e solido.

Non stava sognando.

A quel punto, Winter spalancò gli occhi, li volse per cercare il volto tanto amato e, trovandolo, sorrise spontaneamente prima di esalare quasi senza voce: «Sei tu... sei viva.»

Kim annuì, il volto un po' pallido, dove profonde occhiaie segnavano gli occhi color giada. Appariva stanca, ma anche sollevata.

A quel punto, Win si guardò intorno e, sempre più sorpreso e confuso, si rese finalmente conto di trovarsi in una camera d'ospedale, attaccato a un monitor ECG e a una flebo di quella che gli sembrò essere soluzione fisiologica.

Dietro la figura di Kimmy, semi sdraiato su una poltrona, l'uomo vide Malcolm.

Completamente addormentato, stringeva al petto un pupazzo di Picachu e quello, più di qualsiasi altra cosa, lo mandò in confusione.

Dalla morte della madre, non aveva più voluto giocare con quel peluche in particolare, perché Erin lo chiamava sempre a quel modo e, per lui, era diventato doloroso anche il solo vederlo.

Perché, allora, Mal aveva quel peluche? E cosa ci faceva lì?

Stordito e annebbiato dalla stanchezza, Winter mormorò roco: «Kimmy, cos'è...»

Bloccandosi a metà della sua strascicata richiesta, sgranò gli occhi non appena vide una stampella accanto alla poltrona di Kimberly e lei, seguendone lo sguardo, sorrise e si accomodò sul bordo del letto.

«Quella è mia. Mi servirà ancora per una settimana o due.»

Cercando senza successo di mettersi a sedere, Win fu costretto a utilizzare la pulsantiera elettronica del letto per alzarne la testiera. Detestava sentirsi così debole e confuso, ma almeno per qualche tempo sarebbe stata quella, la sua condizione, da quel che gli parve di capire.

Broken Ice - Volume 1 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora