Prologo

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Prologo


Una brezza lieve spirava sulla capitale degli Stati Uniti, portando con sé l'odore acre della città, ma anche il vociare dei vicini e il cinguettio degli uccelli sugli alberi.

Il cielo, terso e privo di nubi, era di un azzurro intenso, quasi irreale; una rarità, se si teneva conto della cappa che solitamente regnava su Washington D.C.

Winter Hamilton lo scrutò per un attimo, pensando ad altri cieli altrettanto tersi, prima di tornare al suo interesse principale, e a ciò che realmente gli stava a cuore, in quel momento.

«Non credi che sia rischioso salire su quel ciliegio, Kimmy?» brontolò con tono leggermente saccente il quattordicenne, ponendo i pugni stretti sui fianchi snelli e atteggiandosi a un militare dinanzi al suo plotone di indisciplinati soldati.

La risata trillante di una ragazza riverberò nel giardino di casa Clark, vicini degli Hamilton e da anni loro grandi amici.

Kimberly, autrice di tale risatina di scherno, era la migliore amica di Winter, anche se ella era di due anni più piccola di lui.

Fin da quando la famiglia Hamilton si era trasferita in America, abbandonando le verdi terre irlandesi per il Nuovo Mondo, Winter e i suoi fratelli avevano avuto Kimberly come amica.

Era stata la loro prima conoscenza nel quartiere ove avevano comprato casa e, da quel giorno, Winter e Kimberly erano stati inseparabili.

Nulla di strano, perciò, che Winter fosse preoccupato per lei, il tutto a causa di una delle sue potenziali marachelle. Winter proteggeva tutti, ma Kimmy in particolare.

Le scure sopracciglia aggrottate, il giovane Win perciò scrutò l'amica d'infanzia con la segreta speranza di non vederla scivolare dal ramo dove ella si trovava per raccogliere alcune ciliegie.

In cuor suo, però, sapeva che il suo piede non stava poggiando stabilmente sul ramo su cui aveva trovato appoggio, perciò il disastro sarebbe giunto entro breve.

Un attimo dopo, infatti, avvenne quanto temuto.

Kimmy scivolò clamorosamente, le ciliegie volarono tutt'attorno in una pioggia scarlatta e Win, pronto, si lanciò in direzione dell'amica.

Presala al volo senza neppure troppo sforzo, ruzzolarono a terra sull'erba smossa del prato e ciò permise, di fatto, che accadesse il peggio.

Confusa e sì, spaventata per quella caduta, Kimmy si guardò intorno confusa, notando solo vagamente le ciliegie sparse per il prato. La sua attenzione era interamente indirizzata al ragazzo che, tanto coraggiosamente, l'aveva salvata da un brutto capitombolo.

Sdraiato a terra e con un braccio saldamente trattenuto contro il torace, Win stava digrignando i denti ma non un solo lamento usciva dalle sue labbra piegate in una smorfia. Non un solo rimprovero la raggiunse.

Subito, Kimmy gli fu accanto, il volto percorso dal panico e, non appena sfiorò il suo braccio, Winter si lasciò sfuggire un grugnito e una lacrima.

Kimberly allora iniziò a piangere a dirotto, dispiaciuta per il dolore causato all'amico e terrorizzata all'idea di essere la causa di un potenziale braccio rotto.

Riaprendo gli occhi nel sentirla piagnucolare, il ragazzo però borbottò: «Sono io che mi sono fatto male, e tu piangi? Non ha senso!»

«Ti ho fatto male io!» singhiozzò irrefrenabile Kimmy, cercando di asciugarsi le lacrime dal viso con le mani sporche di ciliege ed erba.

Broken Ice - Volume 1 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora