Capitolo 7

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«Non. Ci. Posso. Credere.»

Mugugnando nel riemergere dal mondo dei sogni nell'udire la voce eccitata e sorpresa di Rowena – ricordava di essersi trovata immersa nell'acqua ghiacciata, sentendosi stranamente al sicuro –, Kim sbatté le palpebre sugli occhi sonnacchiosi.

«Cosa... non puoi credere?»

«Vieni, vieni, vieni! E' incredibile!» strillò la donna, muovendo una mano nella sua direzione in maniera irrefrenabile.

Erano sbarcati gli alieni? O fuori dal rifugio c'era per caso Hugh Jackman a torso nudo?

Sempre più confusa, Kim afferrò la sua vestaglia di ciniglia e vi si avvolse per affrontare la frescura della stanza. A fatica, quindi, si levò da letto e la raggiunse alla piccola finestrella da cui la collega stava scrutando il ghiaccio che li circondava.

Sembrando in tutto e per tutto una groupie invasata.

«Che c'è? Lo Stretto si sta aprendo sotto i nostri piedi? Matt Bomer ha deciso di farci visita?» brontolò Kim, stringendosi la vestaglia fin sotto il mento.

«Niente di tutto ciò» ridacchiò la donna prima di abbracciarla e dichiarare: «Buon compleanno!»

«Uhm, grazie» esalò lei, stritolata dalle braccia robuste di Rowena.

«Dai, ora guarda!» rise eccitata la donna, sospingendola verso la finestrella.

Chiedendosi seriamente se il freddo potesse aver attecchito nel cervello della donna, frizzandole qualche neurone, Kim si avvicinò scettica alla finestra, già pronta a inventarsi un po' di entusiasmo giusto per farla contenta.

Non appena i suoi occhi registrarono ciò che con tanta foga aveva voluto mostrarle Rowena, però, la donna si esibì in uno strillo ed esclamò: «Oh, mio Dio!»

Infilati gli scarponi senza neppure darsi il tempo di cambiarsi, Kim si catapultò fuori dalla stanza, seguita a ruota da Rowena.

Non c'era tempo per una cosa sciocca come gli abiti! Doveva assolutamente uscire per toccare con mano ciò che i suoi occhi avevano visto, ma che la sua mente si rifiutava di credere.

Non appena raggiunsero lo sgabuzzino, indossarono in tutta fretta le giacche a vento e uscirono dalla casupola del campo base, lo sguardo eccitato e pieno di aspettativa.

Lì, dinanzi ai loro occhi strabiliati, una gigantesca statua di ghiaccio raffigurante Kermit la Rana se ne stava ritta e fiera sotto il cielo limpido e non più avvolto da nubi, scintillante quanto un diamante finemente lavorato.

Portandosi le mani alla bocca per soffocare un altro grido, Kim si avvicinò alla statua perfettamente eseguita e, sfiorandola con un dito per saggiarne la consistenza, si accorse di quanto fosse levigata e liscia.

Avrebbe potuto anche essere di marmo, e scolpita da Michelangelo in persona, tanto quella statua risultava perfetta e sericea al tatto.

«Hai un covone di fieno in testa, o sono i tuoi capelli?» dichiarò una voce alle sue spalle.

Volgendosi di scatto, gli occhi ricolmi di lacrime di gioia, Kim si ritrovò a fissare un sorridente Winter che, armato di scalpello e martello, se ne stava di fronte a lei come se nulla fosse.

«Win...» sussurrò debolmente lei, non sapendo bene cosa fare, o cosa dire.

«Ehi, capo, l'hai fatto tu?»

Broken Ice - Volume 1 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora