Luka's pov

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Sorry per il ritardo ma ero a un corso. Ora inizieranno gli ultimi 5 capitoli, dove verrà spiegata la storia dal punto di vista nel nostro rockettaro. Ho cercato di renderla molto più introspettiva, e ho amato scriverla. Spero vi piacerà 🐍💚💙

A volte mi chiedo se sia stato solo un caso averla incontrata, una normalissima giornata è diventata la più bella della mia vita. I suoi occhi azzurri e il sorriso stampato in faccia, le gote rosse per l'imbarazzo e la difficoltà nell'approcciarsi.

Ho sempre pensato che la vita fosse abbastanza monotona, solo la musica riusciva a strapparmi dalla realtà, dandomi un senso di libertà e di leggerezza. Conoscendola però ho scoperto finalmente il lato positivo della vita, tutto era bello con lei, non avevo bisogno della musica.

Fin da subito l'avevo capita, il suo modo di fare, di porsi, di pensare. Tutto di lei mi attraeva, non potevo espormi così tanto, non l'avevo mai fatto. Il bisogno di sentire la sua presenza, il suo profumo, il suo calore era diventato quasi una droga, mia sorella e i compagni della band si stava preoccupando, mi vedevano ormai assorto in chissà quale mondo distorto dove regnano incontrollato. Dovevo vederla ma come? Sapevo che era in classe con mia sorella, però non potevo venire lì e dire "ehi! sono venuto per fare un giro dato che sapevo che sareste uscite ora" o " stavo passando qui per caso" e chiederlo direttamente a Juleka sarebbe stata la più grande gaffe della mia vita. Ormai ho 17 anni, dovrei riuscire a cavarmela..ma chi voglio prendere in giro, non ho mai avuto una relazione seria, tutte erano attratte solo dal mio personaggio, e quando scoprivano che non ero il solito stronzo mi lasciavano. Ma lei, sì lei, l'unica che sarebbe in grado di capirmi è innamorata di un altro. Lo sospettavo già, ma quando abbiamo passato insieme il pomeriggio alla pista di pattinaggio non ho più avuto dubbi, si vedeva, si capiva, il suo sguardo e i suoi pensieri erano solo per lui.

Tutto mi sembrava così sbagliato, non le avrei mai rivelato i miei sentimenti, dovevo lasciarla libera, mi bastava la sua felicità, avrei potuto anche soccombere nell'oblio pur di vedere ancora quegli occhi illuminarsi di quella tenacia e allegria o così credevo.
Quella maledetta sera, ero tranquillamente sdraiato sul letto ad ascoltare la musica quando vidi Juleka prepararsi per un non so che, non era mai stata una persona molto aperta ed era riuscita a fare passi da gigante nell'ultimo periodo, l'unica persona con cui riusciva ad essere anche acida ero io, che fortuna. Mi schiarí la voce emettendo un piccolo colpo di tosse per attirare la sua attenzione. Stava per ritornare in bagno quando si fermò in mezzo al corridoio e si girò verso il sottoscritto.
«Che succede?»
«Niente»
«Spara, non ti schiarisci la gola a caso»
«Va bene...lo ammetto, sono solo curioso di sapere dove stai andando»
«Te l'avrò già detto un milione di volte! Questa sera c'è la pizzata di classe»
«Oh... è vero»
« Io, Rose, Mylene, Alix, Alya e Marinette ci ritroveremo qualche minuto prima per chiacchierare un po'»
A quel nome spalancai gli occhi, ero diventato così stupido nell'ultimo periodo! Certo che ci sarebbe stata anche lei.
«Vengo anch'io»
«Cosa?»
«Ti accompagno»
«Sicuro?»
«Certo...volevo proprio cambiare ambiente per comporre»
Ovvio che non è per questo Jule, non avrei potuto dirti che speravo solo di incontrare Marinette.
Feci una doccia veloce, mi cambiai e portai Juleka al luogo stabilito, non sapevo ci fossero dei centri sportivi con piscine e ristoranti. Mi allontanai quasi subito, il mio incontro doveva essere casuale, il destino mi avrebbe portato da lei. Cercai uno dei tanti sdrai liberi e mi ci stravaccai per suonare un po'.
La mia mente iniziò a vagare, chissà, forse mi ero soltanto fatto prendere dalla situazione, insomma lei amava un altro, che possibilità avevo io? Lui era gentile, disponibile, modesto e tutto quello di cui una ragazza aveva bisogno, io ero...beh me stesso.

All'improvviso sentì un singhiozzo e dei passi, mi girai per vedere chi fosse. Marinette. Perché piangeva? Cos'era successo? Non mi aveva notato? Iniziai a canticchiare qualcosa per ottenere la sua attenzione e vedendola così triste non riuscì più a trattenermi, avrei subito io la sua angoscia, avrei subito il suo dolore per vederla felice. Quando la abbracciai sentì di essere il ragazzo più fortunato del mondo anche se il suo cuore batteva per qualcun altro.
Quando il suo respiro si fece più calmo constatai che ormai era tardi, sapevo che sarebbe dovuta tornare dai suoi compagni di classe, eppure il fato decise che per la sua solita "maestria" sarebbe caduta in una delle piscine. Credo di non aver mai riso così tanto in vita mia. Decisi è una parolona, diciamo che mi buttai per istinto anch'io nella piscina, e specchiarmi nei suoi occhi illuminati dalla luna fu un colpo al cuore. Rimanemmo lì per qualche istante a fissarci che se non ci fosse nient'altro.
Grazie al suo telefono incredibilmente ancora integro e alla sua amica riuscimmo ad avere un cambio e un momento imbarazzante(?) Beh Alya ha la lingua molto tagliente da quello che avevo potuto capire, avrei dovuto farci attenzione in futuro. Tornato a casa, in moto, ricevetti una bella strigliata da mia madre, ma poco importava quella serata mi aveva cambiato totalmente. Forse avrei avuto una possibilità? Avrei dovuto capire come muovermi, le avevo già dato il mio numero di telefono, bel passo avanti...ora mancava tutto il resto.
Per pensare uscì per qualche ora per godermi quel cielo stellato così emozionante e distante allo stesso tempo.

I due giorni seguenti li passai praticamente nella mia mente, anche i miei compagni di classe si erano accorti che qualcosa non andava in me, ma quando provavano ad avvicinarsi riuscivo sempre a cambiare argomento. Anche a casa era così finché la mattina dopo scoprì accidentalmente che Marinette si era ammalata...ecco la mia occasione. Pregai mia mamma di saltare un giorno di scuola e lei con uno sguardo da * mi stai prendendo per il culo* me lo permise...soltanto perché le spiegai di Mari..che brutto momento.
« Quindi mi stai dicendo che vuoi saltare scuola perché devi fare innamorare una ragazzina di te?»
«Si...»
« e che ci andresti comunque anche se non fossi d'accordo»
« Esatto..»
I secondi stavano passando, cominciai a fissare il pavimento nella disperata ricerca di trovare una risposta plausibile, quanto mi mancava la mia chitarra in quel momento, avrei potuto spaccarmela sulla testa, almeno non avrei avuto più problemi.
« E va bene! Ma solo perché non ti ho mai visto così e sei andato bene a scuola»
Gli occhi si illuminarono e un sorriso sincero spuntò sul mio volto. Corsi in un garage che avevamo affittato vicino a casa per prendere la moto e arrivare il più velocemente da lei.
Quando arrivai i suoi genitori stavano lavorando.

«Salve...voi siete i coniugi Dupain-cheng?»
« Si, ti serve qualcosa figliuolo?»
Mi rispose una donna non troppo alta, ma dal colore dei capelli e il portamento si trattava sicuramente di sua mamma.
« Beh..in realtà so che Marinette è ammalata e volevo vedere come stava»
Sentivo letteralmente le gocce di sudore scendermi lungo i collo, nessun interrogazione o concerto erano riusciti ad agitarmi in quel modo, il mio piede tentava di rilassarsi mentre giocavo insistentemente con l'anello che avevo sull'indice della mano sinistra.
Che mi stava succedendo?
«Oh che carino, vuoi che la chiami per avvisarla del tuo arrivo?»
«Mi f-farebbe molto piacere»
Avevo appena balbettato? Ok ero fuori, feci un respiro profondo per riprendere le redini di me stesso.
Intanto suo padre mi stava squadrando dalla testa ai piedi e questo non aiutò, dovevo fare bella figura.
« Lei è il signor Tom giusto?»
«Dici bene ragazzo»
«Mi scusi, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Luka Couffaine, sono il fratello maggiore di una compagna di classe di Marinette, l'ho saputo da lei stamattina, così ho deciso di passare»
« Hai fatto bene» Continuò la signora «dovrebbe essersi svegliata. Sali le prime scale, quando arrivi al salotto prosegui fino a quando arrivi ad una botola»
«Grazie mille»
Seguì le indicazioni senza badare alle risatine di sua mamma e mi trovai nella sua camera. Era praticamente sdraiata sulla scrivania, alcune ciocche di capelli si erano liberate dai codini e le incorniciavano il volto candito, mi soffermati sulle sue labbra rosee e mandai giù a vuoto.
Lo sai che non puoi, toglietelo dalla testa
Mi stava squadrando spaesata e aveva anche ragione, di certo non se lo sarebbe mai aspettato e neanche io. Dopo l'incertezza iniziale cominciò a tranquillizzarsi finché decisi di lasciarmi un po' andare, insomma forse avrei avuto una possibilità, almeno avrei dovuto giocarmela bene. La presi a mo' di principessa e la riportai a letto. Il suo profumo di vaniglia e crema mi arrivò fino alle narici mandandomi in estasi, avrei voluto sentire quel profumo per tutto il resto della mia vita.

La musica dice più delle parole #LukanetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora