Epilogo

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Allora, ci siamo, è giunto il momento.
Mi scuso per essere sparita per un mese con questa storia, ma volevo trovare il finale giusto. Dopo aver ricevuto l'ok dalla mia bff sono pronta a postarlo. Sopra c'è il link di una canzone che apparirà (Sparks dei Coldplay), quella scena l'ho scritta di getto ascoltandola. Stavolta sarà in terza persona. Spero vi piaccia🐍💙💚

A volte le cose non vanno come le avevamo pensate, e questo l'aveva capito negli ultimi dieci anni. Da quando si erano incontrati in quelle piscine tutto era cambiato, avevano passato così tanto tempo insieme da allora. Avevano giocato, scherzato, si erano amati in ogni loro sfaccettatura. Avevano passato momenti imbarazzanti come il pranzo famigliare a casa Dupain-cheng e a casa Couffaine con i tanto agognati album fotografici. Avevano intrapreso e realizzato i loro sogni contando l'uno sull'altra. Erano solo loro due o meglio...non per molto.

Era agitata, impaziente, terrorizzata, si era ritrovava lì, seduta sul gabinetto con il cuore a mille e la voglia di trovarsi in un qualsiasi altro posto.

«Alya sicura?» la voce flebile ed esitante accompagnata dal tremore delle gambe

«Tesoro provaci, cosa ti costa? Lo sai, lui ne sarà felice»

«Lo so... però...» guardò ancora una volta il contenitore di plastica appoggiato sul mobiletto in mogano « non so se sono pronta i-io....»

«Marinette io ci sarò sempre, in qualunque modo andassero le cose»
«Grazie Alya, ti faccio sapere»

Chiuse la chiamata iniziando a fissare le mattonelle lucide del bagno. Doveva farlo e lo sapeva, prese coraggio, ladybug era una tosta. Prese quell'aggeggio bianco dalla punta colorata e lo fissò come se non ci fosse un domani, deglutì a vuoto, cercando di sopprimere le sue ansie e paure ma senza molto rimedio.

Quei due minuti furono uno strazio, l'orologio tichettava scandendo ogni secondo, i piedi si muovevano ansiosi accompagnati dal leggero tremolio delle gambe.

Chiuse gli occhi facendo un respiro profondo per poi mischiare l'azzurro dei suoi occhi nelle due lineette rosse, gli occhi cominciarono ad inumidirsi e il respiro affannoso prese il sopravvento.

Era incinta

«Marinette! È fantastico»

«Non direi Tikki, ho bisogno di prendere una boccata d'aria»

«TIKKI TRASFORMARMI!!»

Ladybug era seduta su uno dei tanti palazzi illuminati dal tramonto fioco. Con uno sguardo nostalgico osservò il panorama occupato principalmente dalla tour Eiffel, era stanca, troppo stanca. Tutte le responsabilità che aveva dovuto portare sulle spalle iniziavano a pesare, ne avrebbe dovuta aggiungere un'altra? Si toccò delicatamente il ventre, suo figlio era lì dentro, e non solo il suo ma anche quello di Luka. Era pronta? Ovvio che no, chi era pronto in quel momento? Chi poteva veramente sentirsi sicuro? Nessuno.

Come avrebbe potuto dirglielo? L'avrebbe odiata, disprezzata o peggio lasciata? In cuor suo sapeva che non l'avrebbe mai fatto, ne avevano già parlato, ma viverlo era tutt'altra cosa.

Continuò a rimuginare dondolando le gambe e ascoltando il cinguettio di qualche uccellino che passava lì appresso. Si alzò soprassalto, come se avesse avuto un'illuminazione, cominciò a correre usando lo yo-yo per spostarsi con più facilità. Arrivò lì, dove tutto era iniziato, i due sdrai vicini, l'erba appena tagliata, la piscina silenziosa. Una lacrima le solcò il viso, come era stata stupida.

Aveva bisogno di parlare, di confidarsi. Aveva bisogno di qualcuno....Alya, la sua migliore amica, colei che l'aveva sempre appoggiata in ogni sua scelta, che non l'aveva giudicata per la sua sbadataggine. Tornò con passo svelto nel suo piccolo appartamento. Dopo essersi detrasformata prese il telefono e digitò il numero con un po' di fatica dovuta alla vista offuscata dalle lacrime.

La musica dice più delle parole #LukanetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora