IX

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PRESENT



13-11-19
h. 04.15

L'aria faticava ad entrare nei polmoni nonostante mi fossi fermato e stessi facendo grandi respiri.
Alzai la testa e molto lentamente cominciai a guardarmi intorno, dovevo trovare un posto per rilassarmi perché se fossi rientrato in quello stato mia madre si sarebbe sicuramente spaventata.
" Respira Ander, respira e stai tranquillo ", continuavo a ripertermi, con molta calma cercai di capire dove mi trovavo, nella foga di correre avevo perso l'orientamento.
Ero a qualche isolato dal college, " potrei andare nel parco vicino al college, è l'unico aperto anche di notte", così con un andamento lento e continuando a prendere grandi respiri mi incamminai in quella direzione.
Lanciai uno sguardo all'orologio per capire che ora fosse, erano le 4.15 del mattino.
Non potevo rientrare prima delle 7 altrimenti mi avrebbe visto mia madre e non volevo assolutamente deludere anche lei, " non posso farle questo, non a lei" mi ripetevo mentre con una mano tentavo di asciugare il sudore che mi stava scendendo sulla fronte per la corsa che avevo fatto.
Arrivato davanti al parco iniziai a girarmi per vedere se qualcuno mi stesse seguendo, " perché Omàr mi stava giustificando?, perché dopo tutto quello che ho detto sia a lui che a Lucrezia?", mentre guardavo con maggiore attenzione continuai " sono una persona pessima e non merito amici come loro, devo stare da solo".
Una volta essermi accertato che non ci fosse nessuno che mi stava seguendo entrai nel parco mi avviai verso un albero bello grosso, aveva un insenatura nel tronco che mi avrebbe protetto dal freddo che stava cominciando a farsi sentire di nuovo, " non riesco a non farmi paranoie, devo smetterla".
Appena arrivai notai che l'insenatura nel tronco era abbastanza larga da potermici infilare, "oh già mi sento meglio, questa notte fa veramente freddo", cominciai a strofinare le mani energicamente per creare calore, stavo congelando.
Decisi di provare ad abbracciarmi da solo e tentare di rialzare la temperatura.
Fortunatamente l'albero mi stava proteggendo dall'aria fredda che tirava quella sera, ero riuscito a riscaldarmi un pochino continuando a muovermi, "non ho voglia di chiamare nessuno e tantomeno di rientrare nella stanza del college", avevo preso la decisione di non tornare.


h. 06:50


Il cinguettio degli uccelli ed il cellulare che continuava a vibrare mi svegliò, una piccola fessura nell'albero lasciava entrare un raggio di luce nei miei occhi.
Controllai l'orologio e segnava le 06.50, "okay posso tornare a casa".
Con fatica riuscii ad uscire dall'insenatura dove mi ero riparato poche ore fa, Il cellulare continuava "quando la smetteranno di chiamare?", continuavo a chiedermi così decisi di spegnerlo senza controllare chi mi stesse cercando.
Uscito dall'albero provai a stiracchiarmi, avevo tutti i muscoli intorpiditi a causa del freddo e dalla posizione in cui ero rimasto per quelle ore.
Cominciai ad incamminarmi con passo spedito per paura di incontrare qualche compagno di corso, volevo tornare a casa senza dare spiegazioni a nessuno.
Arrivai piuttosto velocemente, "cazzo, è ancora qui!", pensai notando che la macchina di mia madre era ancora nel suo parcheggio.
" Entrerò senza farmi vedere", cominciai ad accelerare il passo, entrai e mi diressi con decisione verso la mia camera cercando di fare meno rumore possibile, " fortunatamente è in bagno!".
Una volta in camera, chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai scivolare verso il pavimento, esplosi in un pianto disperato cercando di sforgarmi.
Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e lasciai cadere la testa fra le gambe, provai ad incrociare le mani dentro ai capelli quando un scarica di dolore mi fece sobbalzare.
Mi guardai entrambe le mani e mi ritornò subito in mente cos'era successo, nel frattempo il piccolo dolore che avevo provato cominciò ad aumentare, cominciai a sentirla pulsare, continuavo a scrutarla sempre di più avvicinandola agli occhi.

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