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PAST



09/07/19
h. 22.45



Il sapore delle sue labbra era rimasto impresso nella mia bocca, continuavo a fissarla negli occhi senza abbassare lo sguardo, eravamo entrambi immobili, quasi in una specie di trance.
Cominciai ad accarezzarle il viso spostando delicatamente i capelli che le erano andati davanti al viso, "quanto sei bella!", mi avvicinai e le stampai un altro bacio ma questa volta sfiorandole appena le labbra.
Le presi una mano e cominciai ad avviarmi verso il ristorante, eravamo scomparsi da un bel po' di tempo, " Omár mi ucciderà, l'ho lasciato da solo con sua sorella!", non facevo altro che pensare a questo quando avvertii una piccola scossa alla mano, era Lucrezia, voleva richiamare la mia attenzione.
«Dimmi piccola» le risposi girandomi, la vidi fare uno scatto in avanti e fermarsi a due centimetri dal mio naso, «Avevo dimenticato una cosa, Ander» disse mentre le sue labbra erano di nuovo sulle mie.
Riuscimmo a raggiungere i miei amici al tavolo,  in lontananza vedevo Omár lanciarmi occhiatacce, "sarà incazzato nero, mi devo far perdonare".
« Allora ragazzi, cosa avete fatto tutto questo tempo fuori?» esclamò Omàr, "lo sapevo che me l'avrebbe fatta pagare sin da subito, maledetto!", risposi con un sorriso nervoso senza emettere un fiato, «Stiamo aspettando ragazzi », si fermò mimando un finto sorriso per poi riprendere «Vogliamo sapere tutto, perché siete rimasti fuori un bel po' di tempo! » continuò mentre sul viso si formava un ghigno di soddisfazione.
Molto lentamente mi girai verso Lucrezia per capire se volesse parlare prima lei, era occupata a rispondere ad un messaggio sul cellulare o almeno fingeva, " che situazione imbarazzante! Pensa, pensa, pensa Ander!".
«Bene ragazzi, vogliamo ordinare altro o credete sia ora di pagare?» dissi alzandomi cercando di cambiare discorso, «Mhhh Ander, non scappi» mi rispose,  " Dai Omár non insistere ti prego, mi stai mettendo in imbarazzo!", lo guardai come per implorarlo di smettere.
«È successo qualcosa che non volete dirci?» insistette, sentii un fuoco divampare sul mio viso, "okay ora come ne esco?, sai che non mi piace parlare di questo e soprattutto non davanti a tutti", mi girai verso Omár e con estrema calma gli risposi, « Non è successo nulla Omár, abbiamo ammirato il giardino di rose che si vede dalla terrazza del ristorante e voi?», provai a ribaltare la situazione per creargli imbarazzo ma lo vidi cambiare completamente di espressione, inarcò le sopracciglia mentre alzandosi esclamò «Noi siamo rimasti qui al tavolo ad aspettarvi,  fin quando non abbiamo visto che non tornavate e siamo venuti all'entrata delle terrazza...» si fermó girandosi verso la mia direzione, fulminandomi con gli occhi continuò, «e abbiamo visto come guardavate le rose» disse mentre mimava le virgolette sull'ultima parte della frase.
"Ci ha visti, ho fatto una figura pessima, avrà pensato che volevo nasconderglielo, ma non è così!", ero diventato paonazzo, così decisi di stamparmi un finto sorriso sulle labbra e cominciare ad avviarmi verso l'uscita del ristorante, senza prestare attenzione se qualcuno di loro mi stessero seguendo.
Una volta pagato il conto entrammo in macchina e decidemmo di accompagnare prima Lucrezia, non parlammo molto nel viaggio di ritorno forse per l'imbarazzo che si era creato per la bugia detta, l'unica persona che parlava era Lucrezia ma per indicare la strada ad Omàr, " non riesco mai a fare la cosa giusta, perché non l'ho detto tranquillamente, alla fine non c'era nulla di male o sbagliato".
Fortunatamente arrivammo presto a destinazione, eravamo davanti ad un enorme cancello di ferro battuto nero, alto all'incirca 2 metri e mezzo, posto all'entrata di un lunghissimo muro di cinta che chiudeva la zona residenziale, uscii dalla macchina e corsi ad aprire la portiera di Lù, da bravo gentiluomo optai per accompagnarla anche all'interno della zona residenziale, proprio fino al suo appartamento.
Superammo il cancello ed un enorme giardino ben curato si aprì davanti ai miei occhi, c'erano piccole aiuole di colori diversi, un piccolo vialetto portava a diversi villini, " È bellissimo questo posto!", non facevo altro che scrutare tutto il paesaggio mentre mi lasciavo guidare, improvvisamente ci scontrammo, si era bloccata davanti ad un villino sul lato sinistro, lanciai un occhiata all'orologio e non era molto tardi così mentre entrava nel suo guardino e si accingeva a salutarmi la bloccai e la spinsi contro il suo ingresso.
Poggiai le mani contro la ringhiera di ferro che era sull'entrata per bloccarla e spinsi il mio corpo contro il suo, con un gesto fulmineo le presi il viso e la baciai.
Cominciai a premere con forza la mia erezione che nel frattempo si stava gonfiando contro il suo ventre, mentre continuavo a baciarla sempre con più passione, provai con una mano ad alzarle la maglia per poi arrivare al reggiseno, sentivo le sue mani stringere con forza le mie natiche e spingerle contro il suo corpo, mi desiderava, " continua Lù, continua".
Alzai la maglia e riuscii facilmente a slacciarle il reggiseno, iniziai a dare dei piccoli morsi al lobo dell'orecchio per poi passare a baciarle il collo, la sentivo gemere contro il mio orecchio e la situazione mi stava eccitando sempre di più, improvvisamente un suono fece sobbalzare entrambi, era il suo cellulare, "cazzo! Proprio ora?".
Lo tolse dalla tasca lanciando un occhiata veloce, «Oddio Ander! Sono i miei genitori » esclamò mentre la vidi diventare pallida in viso, « Spero non ci abbiano visto! Che figura di merda, ma soprattutto perché stavo facendo questa cazzata?, Va via Ander ti prego» sbottó mentre spingendomi leggermente mi ritrovai nuovamente sul vialetto, la vidi ricomporsi e fare un enorme respiro,  " cazzo, proprio adesso?",  non mi diede nemmeno il tempo di risponderle che chiuse il cancelletto mandandomi un piccolo bacio.
Amareggiato ma consapevole della situazione iniziai a dirigermi verso la macchina dove mi stavano aspettando Omàr e Nadia, " sarà ancora più incazzato ora che mi ha dovuto aspettare, sempre se mi ha aspettato?!", aprii il cancello molto lentamente come se non avessi il coraggio di vedere se fosse ancora lì, fortunatamente mi stavano aspettando.
Una volta uscito accelerai il passo verso il veicolo ed entrai velocemente, non ci fu un grande scambio di chiacchiere perché Omàr era arrabbiato e Nadia era crollata dal sonno sul sedile anteriore.
Arrivammo sotto la mia abitazione e tentai di ringraziare per la serata ma non udii nessuna risposta, " non riesco a capire, non puoi incazzarti per una cazzata del genere", scesi dalla macchina salutando Nadia ed iniziai ad avviarmi verso casa.
Non ero ancora rientrato che il cellulare vibrò, feci per prenderlo dalla tasca che vibrò nuovamente, mi era arrivato un altro messaggio, erano Omàr e Lucrezia.


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