XI

242 31 19
                                    



PRESENT


13-11-19
h.18:25


Un forte odore di cioccolato aleggiava nella mia stanza tanto da risvegliarmi, proveniva dalla cucina, "sicuramente mamma starà preparando un dolce".
Mi alzai a fatica per tutto quello che era accaduto la notte precedente e notai che mia madre aveva appoggiato il mio cellulare sulla scrivania, mi allungai per sbirciare velocemente ed era ancora spento.
" Non voglio accenderlo, rimarrà così per un altro po'. ", una volta preso lo misi nella tasca dei pantaloni e andai ad accertarmi cosa fosse quell'odore, avevo ragione, stava cucinando una torta al cioccolato mentre preparava la cena, mi poggiai sullo stipite della porta a fissarla per qualche minuto ricordandomi come mi faceva sentire rilassato e protetto vederla cucinare, fin quando nel muoversi davanti ai fornelli si accorse di me, finsi di essere appena arrivato le sorrisi e mi lanciai sopra il divano.
Prima di cenare mi raggiunse sul divano e ci mettemmo a guardare un film insieme, come facevamo quando da piccolo ero triste, " quanto mi mancava tutto questo! ".
Una volta finito cenammo piuttosto velocemente e tornammo nelle nostre rispettive camere, " credo che anche per questa sera non tornerò al dormitorio, voglio riprendermi del tutto ", tirai fuori il cellulare dalla tasca e senza accenderlo lo lanciai sul letto, non avevo voglia di sentire nessuno.
Provai a sdraiarmi ed a chiudere gli occhi per rilassarmi, ma un pensiero iniziò a passarmi per la testa, " Devo strappare la lista, devo strapparla perché non ho seguito nulla di quello che c'è scritto", iniziai a passarmi le mani sul viso energicamente, "Sono un ipocrita perché continuo ad ostinarmi a cercare la persona giusta per me a tal punto di scrivere una lista in piena notte e poi mi infilo sempre in relazioni impossibili, come quella con la ragazza bionda ", i pensieri iniziarono a rimbombarmi nella testa tanto da farmi uscire un urlo, «BASTA!, LA STRAPPO!», aprii gli occhi e mi ritrovai seduto sul letto.
Decisi che avrei seguito quello che diceva il mio istinto così scesi di scatto dal letto e mi vestii senza prestare attenzione a cosa stessi indossando, udii dei passi avvicinarsi, era mia madre, allarmata dall'urlo che aveva appena sentito «Tutto bene Ander? Che è successo?», mi girai e la vidi piuttosto preoccupata così inventai la prima scusa che mi venne in mente e le risposi «No mamma tranquilla, non succede nulla, mi sono appena ricordato di aver un esame proprio domani e devo scappare a studiare!», la vidi aggrottare la fronte ma fortunatamente non mi chiese ulteriori dettagli, finii di vestirmi presi il cellulare e cominciai a correre in direzione del college.
Dopo qualche isolato fatto correndo iniziai a rallentare continuando a camminare a passo veloce, nel frattempo ricordai di avere ancora il cellulare spento in tasca così lo presi e provai ad accenderlo, volevo scusarmi con mia madre per quello che era successo e ringraziarla per tutto.
Lo accesi e cominciarono ad arrivare notifiche di chiamate, messaggi e social vari ma non persi tempo a controllarli e cominciai a scrivere subito un messaggio a mia madre.


To: Mamma
h. 21.00
"Grazie mamma, grazie mille di tutto quello che fai per me, grazie per la tua disponibilità, per la tua comprensione e per il tuo amore, devo ringraziare solamente te per quello che sono e che possiedo, anche se non te lo dico spesso, ti amo."

Lo inviai senza controllare le altre notifiche e riposi il cellulare in tasca,avevo deciso che avrei risposto a tutti con molta calma, ormai ero nei pressi del dormitorio, cominciavo ad avere il fiato corto così rallentai il passo ed iniziai a scrutare per bene i giardini che circondavano i dormitori.
Un lungo viale centrale divideva i diversi edifici, quest'ultimi erano separati da piccole stradine circondate da coloratissime aiuole.
Tra gli edifici e la strada c'erano svariati piccoli giardini dentro i quali si trovava un alberello al centro, il tutto circondato da piccole ringhiere semicircolari.
Girai al secondo vialetto sulla destra ed entrato nell'edificio mi diressi velocemente verso la mia camera, " spero non ci sia nessuno, spero non ci sia nessuno" continuavo a ripetermi come un mantra mentre incrociavo le dita perché non avevo assolutamente voglia e ne mi sentivo pronto a dare spiegazioni di quello che era accaduto la notte precedente.
Entrato in stanza era tutto in perfetto ordine, Guzmán fortunatamente era uscito, controllai velocemente anche nel bagno se ci fosse stato qualcuno, una volta accertatomi che fossi solo nella stanza mi gettai a terra vicino al letto e presi la scatola di scarpe dove tenevo la lista, ero deciso a strapparla.
" Devo farlo, devo farlo perché altrimenti resterò condizionato da quello che ho scritto e non posso vivermi quello che mi accade", aprii la scatola e presi la scarpa dove era la lista, " devo farlo perché sono un fottuto ipocrita, voglio il vero amore, lo cerco a tutti i costi e poi mi faccio scopare dalla prima che capita in un bagno, per giunta di cui ancora non conosco il nome e il colmo dei colmi credo di essermi preso una cotta per lei ", presi la lista in mano e cominciai a rileggere le prime righe, iniziarono a tornarmi in mente tutte le sensazione che avevo quella sera mentre la scrivevo, quando preso da un gesto di ira feci per strapparla vidii con la coda dell'occhio la maniglia della porta girarsi, stava entrando qualcuno.
Con un gesto fulmineo infilai la lista nuovamente nella scarpa e quest'ultima dentro la scatola e la spinsi sotto il letto senza prestare attenzione se fosse tutto in ordine.
Mi alzai con uno scatto e finsi di riaggiustare il letto,  quando mi voltai per vedere chi fosse vidi la faccia di una ragazza mai vista prima sbucare dalla porta, " e tu chi sei ora?" continuavo a domandarmi così presi coraggio e con un finto sorriso stampato in bocca le dissi,  « Ciao cerchi qualcuno oppure hai sbagliato semplicemente stanza?», mentre mi avvicinavo alla porta cominciavo a guardarla meglio, « Ei ciao, no no non ho sbagliato porta, stavo solamente cercando Guzmàn ed a quanto pare non è qui! » disse mentre stava per chiudere la porta quando d'improvviso l'aprì di nuovo continuando «Perdonami non mi sono neanche presentata, piacere sono Milagros», le strinsi la mano sorridendo perché la scena era diventata estremamente buffa e le risposi «Tranquilla, piacere mio Ander».
Una volta rimasto da solo attesi qualche istante, immobile davanti alla porta prima di girarmi per completare quello che avevo intenzione di fare, quando sentii arrivare una notifica al cellulare, era un messaggio.


THE LIST | Arón Piper |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora