《05》

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Una volta finito il pasto a Jimin fu cobsigliatot di riposare nella seconda casetta di quella sequoia principale.

Taehyung lo aveva aiutato spontaneamente a fare le scale per entrare in quel che era il loro "dormitorio" e una volta entrati il nuovo arrivato si era preso un attimo per studiare il nuovo ambiente.

Era un'unica grande stanza a ciambella intorno al tronco, con un vecchio baule di recupero accanto alla porta dove tenevano vestiti e lenzuola.

Sul pavimento ricoperto di pelli e vecchie coperte utili ad isolare erano messi in po' a caso dei sacchi a pelo, tutti con la testa rivolti all'albero.

La cosa che colpì Jimin maggiornente fu la presenza di qualche cuscino: erano ingombranti e si poteva facilmente vivere senza, quindi nessuno li prendeva con sé.

Anche perché non si trovano in una casa precedentemente abitata, quei guanciali erano stati trasportati lì ben dopo lo scoppio dell'apocalisse.

Non fece domande a riguardo, preferendo di gran lunga rimanere in silenzio mentre Taehyung gli dava una mano a mettersi seduto senza fare troppa pressione sul piede ferito.

"Se hai bisogno di qualcosa ti basta chiamare hyung, lascio la porta socchiusa."

Jimin annuì al coetaneo con le guance leggermente arrossate per due motivi: il primo, era che si sentiva come un bambino nel venir messo a letto in quel modo.

Il secondo era quel "hyung" cui non era affatto abituato, non avendo sempre abitato lì in America.

Era strano sentirlo rivolgersi a lui con quell'onorifico, ma visto che lo utilizzavano tutti quanti lì dentro aveva deciso di provare ad abituarsi.

Anche se faceva fatica a ricordarsi che gli unici con cui non doveva usarlo erano proprio Taehyung e Jungkook.

Rimase solo e un sospiro di sollievo sfuggì dalle sue labbra quando vide che l'altro ragazzo aveva mantenuto la sua promessa: la porta non era chiusa completamente.

L'ansia all'idea di poter essere rinchiuso lo assillava fin da quando Yoongi gli aveva offerto il proprio braccio per camminare verso quel rifugio.

Adesso aveva capito che quei ragazzi non erano pericolosi, ma quella paura irrazionale era dura a morire, specialmente dopo quanto gli era accaduto in passato...

Scosse la testa e decise di provare a sdraiarsi sia per non dare corda a quei pensieri, sia per cercare di ignorare il dolore alla caviglia che, gonfia e rossa, poggiava su un cuscino posizionato sotto alla coperta.

Non era particolarmente freddo, ma un plaid oltre al leggero sacco a pelo era necessario, specialmente perché in quel posto non potevano esserci fuochi, a meno che non si desiderasse mandare a fuoco tutto quanto e morire bruciati vivi.

Solo al piano inferiore c'era una vecchia e sgangerata stufa a legna per cucine in ghisa sicura da usare, una di quelle che c'erano prima dell'uso del gas.

Probabilmente l'avevano rubata in una di quelle baite in legno risalenti agli inizi del ventesimo secolo di cui, di tanto in tanto, si trovavano i resti in giro.

Jimin si sdraiò e chiuse gli occhi nel tentativo di riposare un poco; era da quasi due giorni che non dormiva per colpa di quegli zombie che spuntavano come funghi dopo la pioggia.

Non era riuscito a trovare un posto sicuro e così altro non aveva potuto fare se non incrociare le dira nella speranza di non avere un colpo di sonno improvviso.

Altrimenti avrebbe avuto un risveglio a base di versi agghiaccianti e denti affondati nella sua carne.

Riaprì di scatto gli occhi quando dei passi si avvicinarono a lui, ma si rilassò subito: era uno dei ragazzi, non uno zombie.

End Of Time [YOONMIN]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora