Elettra

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Elettra è una ragazza che nella vita ha sempre dovuto cavarsela da sè, dietro ai suoi occhi verdi, grandi, nasconde un suo universo in cui nessuno è riuscito ad entrare. Quando si dice che i muri si costruiscono per vedere chi è abbastanza motivato da volerli abbattere, si parla di lei, e di tutte le persone che, come lei, proprio non ce la fanno a dimostrare le proprie debolezze agli altri. Nella vita quotidiana hanno bisogno di qualcuno che noti queste debolezze senza sottolinearle. È necessario che qualcuno si accorga che esistono ma abbia la delicatezza di non farle capire che quelle debolezze non sono poi così ben nascoste. Le persone come Elettra tremano all'idea di essere viste per quello che sono: persone. Persone che possono temere qualcosa e sono autorizzate a non aver sempre pronta una soluzione per tutto. Lei però non sa di appartenere a questa categoria di esseri umani la cui debolezza principale è il voler apparire sempre forti, padroni di sé e privi di debolezze. Lei si crede imbattibile ma il suo antagonista è proprio sé stessa. Infatti, mentre è in cucina e si prepara la sua tazza di the, medita su quell'avvenimento di tre mesi fa che l'ha sconvolta, quando esausta di quei giorni vuoti e insignificanti non solo ha pensato di voler morire, ha proprio trovato il coraggio di farlo. Poi, poco prima che le lame le sfiorassero il polso, il rumore dell'acqua corrente che si infrangeva nella vasca piena e le accarezzava le gambe l'ha fatta rinsavire. Le è bastato poco meno di un secondo di lucidità per capire che, come qualcuno diceva, "il suicidio è una soluzione permanente per dei problemi temporanei". Posò l'arma che l'avrebbe lasciata a morire dissanguata al lato della vasca e fuoriuscì con cautela, tremando. I movimenti lenti a causa della scarsa visibilità dovuta alle lacrime che le invadevano gli occhi e le scivolavano sulla bocca e sul collo, fino a confondersi con l'acqua che aveva sul corpo. Indossava una canotta bianca a righe blu e un semplice slip. Si era seduta a terra e aveva continuato a piangere per ore, ore che aveva a disposizione grazie alla reazione che aveva avuto dinanzi alla propria azione. Cosa l'aveva portata a prendere una decisione del genere? Cosa porta una persona a pensare che la morte sia l'unica soluzione? A volte sfugge che, alla morte, ci si arriva comunque. Tanto vale provare a godere di ciò che riusciamo a trarre nell'attesa di essa, no? A questo concetto Elettra ci sta arrivando, giorno dopo giorno. Dopo aver atteso la lettera di Isabella per due settimane decide di leggerla tutta d'un fiato, non appena tornata da lavoro, per la curiosità che la attanaglia. La apre prima ancora di rientrare in casa e la legge saltando i gradini delle tre rampe di scale che la portano al suo piccolo appartamentino. Riesce a rincasare sana e salva, non prima di aver inciampato in un gradino e poi anche nel tappetino che ha dinanzi la porta, su cui solitamente ci si pulisce le scarpe. È ormai notte fonda ma a lei poco importa. Terminata la lettera ad Elettra sono chiare due cose. La prima è l'attesa che entrambe dovranno sopportare ogni volta tra una lettera e l'altra, la seconda è il contenuto della risposta che invierà ad Isabella. Si toglie le scarpe senza slacciarle, sfilandosele dal tallone con i piedi e le lascia accanto al portaombrelli, situato tra la porta e l'appendiabiti. Procede con i calzini bianchi fino al tavolo della cucina a cui si accomoda, mangiucchiando dei biscotti, e comincia a scrivere, poi, si blocca. I ricordi che le riaffiorano e le parole di Isabella e le aspettative che si sta creando sono un macigno sul suo petto e le lacrime le rendono difficile il proseguimento della stesura della risposta per la sua ''amica di penna''. Si appoggia sul letto e si addormenta con ancora i vestiti intrisi degli odori del locale dal quale è appena tornata. I piedi gonfi per il tanto lavoro fuoriescono dal letto e, il mattino dopo, li ritrova addormentati. Dopo averli agitati per farli svegliare, ora le tocca mangiare per provare a sembrare, anche solo lontanamente, sveglia. Riprende i biscotti che aveva lasciato lì qualche ora prima, e i fogli per scrivere e inizia la lettera da capo. Si delucida mente e ricordi e cerca di non perdere il filo logico.

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