Niall’s pov.
Nonostante fosse passata una settimana dalla mia chiacchierata con Nicole ero ancora abbastanza scosso.
Continuavo ad immaginarmi una piccola Liz sotto shock, rannicchiata in un angolino della sua camera. Certo, più volte avevo pensato al fatto che avesse perso i genitori, ma prima d’allora non avevo mai pensato a quanto potesse essere stato difficile.
Liz era sempre sorridente, ironica, un po’ stravagante, certo, ma pur sempre allegra, non si direbbe che abbia sofferto così tanto.
E più ci pensavo più era assurdo. Liz aveva una forza strabiliante, non avevo idea da dove l’attingesse, ma non perdeva mai le energie.
Tutte le cose che avevo scoperto non mi avevano spaventato, ma un po’ sconvolto.
In realtà quando avevo chiamato Nicole mi ero aspettato di sentire altre cose, ad esempio aneddoti su quando era piccola, o il rapporto che aveva con i genitori o qualunque altra cosa di questo tipo. Non mi aspettavo certo di ascoltare il racconto alla sua reazione alla perdita dei genitori.
«Nicole mi ha detto che le hai fatto conoscere Harry.» mi disse con la voce alterata dalla cornetta del telefono.
«Sì… Mi avevi detto che era il suo preferito, no?» mi chiesi che cos’altro le avesse raccontato la sua amica. Per un attimo ebbi il terrore che le avesse parlato della nostra chiacchierata.
«Sì, infatti. Grazie, le serviva qualcosa del genere. Ultimamente sta passando un periodaccio anche lei! Comunque le prove oggi come sono andate?»
Sorrisi, pensando che qualche mese prima non le sarebbe importato assolutamente nulla.
«Bene, anche se siamo tutti piuttosto nervosi. Non vedo l’ora che cominci il tour..» dissi sospirando e buttandomi sul letto ancora sfatto dalla sera precedente.
Ci fu un silenzio che non capii e poi «Quanto durerà il tour?» chiese atona.
«Da Febbraio a Novembre, più o meno.»
«Oh. E’… molto tempo…» disse piano, in un sussurro.
«Sì, ma avremo delle pause nel mezzo» la rassicurai.
«Sono comunque dieci mesi. Dieci mesi senza vederci..» precisò lei.
«Scherzi?! Tu verrai con me, voglio portarti a New York, poi a Los Angeles, magari ci giriamo tutta la California… Giappone, Cina, Europa, Australia.. Puoi venire con me ovunque.» risposi con un po’ troppo entusiasmo.
Lei rise dall’altra parte del telefono, e sorrisi inevitabilmente.
«Frena! Ho la scuola, e il lavoro… Mi piacerebbe girare il mondo, ma non credo sia possibile» la tristezza che risuonò in quelle parole sarebbe stata chiara a chiunque.
«Allora vorrà dire che verrò da te ogni volta che avrò un giorno di pausa. Tranne in Irlanda, lì ti ci devo portare per forza e non accetto un no come risposta.» Mi immaginavo già di camminare con lei per le vie della mia città, e fargli vedere il posto in cui ero cresciuto…
«Va bene» disse in quella che sembrava una risata accennata.
«Non vedo l’ora che arrivi la settimana prossima… » Stavo già programmando tutto per passare insieme più tempo possibile.
«A proposito… Non credo che verrò a Londra.» disse tornando seria.
«Non vieni?! Ma avevi detto che avresti passato le vacanze di natale da Nicole» dissi rialzandomi immediatamente a sedere. Io volevo vederla.
«Lo so…» lasciò in sospeso la frase, io ero in attesa di una motivazione che però non arrivò.
E avevo paura della risposta, ma volevo sapere.
«Perché?» chiesi allora.
«Non me la sento di venire a Londra…» rispose velocemente, e poi senza lasciarmi tempo di ribattere «Devo scappare, ciao.» disse, attaccando.
Mi ritrovai a bisbigliare un ‘ciao’ a vuoto.
Lasciai il telefono cadere sul materasso.
Avevo voglia di urlare, perché ogni volta che credevo di fare un passo avanti mi accorgevo di farne dieci indietro.
Mi stropicciai gli occhi più volte e dopo aver ampiamente sbadigliato mi guardai attorno.
La porta della stanza era aperta, e il letto, a un paio di metri dal mio, era occupato dalla sua figura sinuosa.
La guardai sorridendo, pensando che fosse bellissima perfino mentre dormiva con i capelli tutti fuori posto.
Rimasi qualche minuto in silenzio, immobile, riscaldato dalle coperte, poi, capito che in casa non c’era nessun altro, mi alzai. Andai a chiudere la porta a chiave e fui colpito dal freddo pungente di dicembre.
Mi avviai velocemente verso il suo letto e mi infilai sotto le coperte.
Fui scosso da un paio di brividi, così mi raggomitolai accanto al suo corpo e mi strinsi forte al piumone.
Dormire in boxer anche in inverno era scomodo solo per quello.
Liz si mosse impercettibilmente, poi aprì debolmente gli occhi.
Mi fissò qualche secondo per poi sorridere.
«Buongiorno» sussurrai stampandole un bacio sulle labbra secche.
«’giorno» rispose lei guardando prima il letto in cui mi trovavo fino a pochi istanti precedenti e poi fissando la porta.
«Che ore sono?» domandò avvicinandosi al mio corpo e richiudendo gli occhi.
«Le dieci e mezzo.» risposi guardando la sveglia che aveva sul comodino.
«Allora siamo soli in casa» mi avvertì lasciandosi sfuggire una risata divertita.
La ignorai e «Ieri sera quando mi sono addormentato eri nel mio letto… Quand’è che te ne sei andata?» chiesi con la voce ancora impastata dal sonno.
«Per fortuna mi sono svegliata verso le cinque meno un quarto e mi sono accorta che i miei ti avrebbero cacciato a calci nel sedere se avessero trovato la porta chiusa a chiave. Ho aperto la porta e mi sono infilata nel mio letto.» rispose con la testa poggiata al mio petto.
«Capito. Come mai ti sei svegliata a quell’ora?»
«Te l’ho detto, a volte mi sveglio nel bel mezzo della notte…»
Le lasciai un bacio sulla fronte.
«Possiamo rimanere tutto il giorno così?» domandai in estasi.
Sarebbe stato fantastico restare tutto il giorno sotto le coperte calde con lei al mio fianco.
«No, anzi dovremmo muoverci, torneranno fra meno di una mezz’oretta.» rispose riferendosi ai suoi.
«mmh» mugugnai in protesta. Lei mi baciò il petto scoperto, risalendo lentamente al collo, alla giugulare, al mento e lasciandomi una scia umida sulle guance per poi baciarmi all’angolo della bocca.
Mi lasciai torturare dolcemente dalle sue labbra, mentre leggeri brividi mi scorrevano per la schiena.
«Dai, vieni a fare i pancake con me» disse alzandosi e scostando le coperte.
«Sei pazza? Fa troppo freddo!» dissi ricoprendomi immediatamente. Lei rise nuovamente.
La fissai, seguendola nei suoi movimenti.
Portava gli slip che lasciavano poco spazio alla fantasia, non potei fare a meno di guardare il suo sedere sodo, perfetto, le sue gambe asciutte, in contrasto con i fianchi adiposi e troppo accennati, le fossette di venere lasciate scoperte da una canottiera troppo corta. Dovetti chiudere gli occhi quando si piegò per prendere qualcosa nella mia valigia, azione a cui neanche pensai visto quanto il suo corpo mi distraeva.
Leggera nei movimenti, era così sexy, le sue imperfezioni non facevano altro che renderla ancora più desiderabile.
Non riuscii a resistere e riaprii gli occhi vedendola piegata solo per qualche istante, poi si rialzò, si voltò e mi lanciò una tuta.
Le sorrisi guardandola anche davanti.
L’ombelico scoperto dalla maglietta e contornato dai suoi capelli fin troppo lunghi…
«Dai muoviti» disse prendendo una tuta anche per se e chiudendosi in una porta in fondo al corridoio, doveva essere il secondo bagno.
Presi la tuta e raggiunsi il bagno in cui ero stato la sera prima. Mi lavai con l’acqua fredda, nonostante il freddo, per riprendermi dall’eccitazione che avevo provato nel fissare il suo corpo.
Quando uscii Liz era già in cucina a preparare l’impasto per i pancake.
Mentre stavamo mangiando tornarono i suoi nonni, e dopo qualche scambio di battute riuscii a capire solo il nome ‘Marco’.
«Possiamo uscire, oggi è una bella giornata, ti faccio vedere un po’ Roma.» disse sorridendo.
«Che ti hanno detto su Marco?» domandai in risposta. Non mi importava di uscire, volevo sapere.
Lei arrossì e evitò il mio sguardo.
«Niente di importante.» disse come sempre non rispondendo.
Sbuffai arrabbiato, andando in camera sua. Perché doveva sempre essere così?
Perché mi doveva nascondere sempre tutto?
Nicole’s pov.
Tentavo di studiare, ma mi era impossibile.
Non facevo altro che pensare e ripensare a quei 15 minuti in macchina con Harry.
Ero ossessionata da ogni istante, rivivevo mentalmente ogni scambio di battuta che c’era stato tra di noi da più o meno una settimana.
E mi aveva anche scritto due messaggi. Ero tentata di scrivere tutto su twitter ma ero troppo gelosa di quell’incontro che c’era stato tra noi da non volerlo condividere con nessuno.
Avevo solo accennato a Liz che Niall ci aveva fatti conoscere.
Non che ci fossimo proprio conosciuti, però avevamo parlato.
Poco, certo, e mandandoci frecciatine, ma avevamo parlato.
Avevo respirato la sua aria e lui la mia in quello spazio ristretto mentre mi riaccompagnava a casa.
Era più di quanto non avrei mai potuto immaginare.
Ero al settimo cielo, e di studiare proprio non ne avevo voglia.
Dopo mezz’ora sprecata a disegnare cuoricini sul libro matematica, il mio telefono cominciò a squillare. Sembravo davvero una tredicenne.
Quando lessi il nome sullo schermo del cellulare cominciai a tremare come una foglia.
Presi un respiro e risposi.
«Nicole! Come va?» disse una voce che conoscevo fin troppo bene dall’altra parte del telefono.
«Ciao. Bene.» dissi cercando di non risultare troppo emozionata.
«Fantastico. Volevo parlarti di una cosa… Hai da fare?» chiese Harry con un tono più autoritario.
«In realtà sì.» dissi piccata, nascondendomi dietro la maschera di indifferenza.
«Okay, tra dieci minuti sono a casa tua.» disse fregandosene altamente della mia precedente risposta, e attaccando.
Guardai il telefono sconvolta. Poi, realizzando le sue parole corsi allo specchio, tentando disperatamente di rendermi presentabile.
Il campanello suonò, e poco dopo sentii la voce di Fred raggiungermi.
«C’è un ragazzo per lei, miss Owen. Lo faccio salire?»
«No!» risposi categorica. Non poteva venire in camera mia e vedere tutti i poster con la sua faccia sopra.
Avrebbe capito quanta adorazione provavo nei suoi confronti.
«Scendo subito» dissi cercando di nascondere quella punta di panico che c’era nella mia voce solo qualche istante prima.
Ed eccolo sulla soglia della porta con i suoi pantaloni rotti, i capelli sempre perfetti e le converse bianche ormai sporche.
«Ciao» disse con sguardo criptico appoggiandosi allo stipite della porta.
«Ciao» risposi evitando il contatto visivo.
«Possiamo andare in un posto più… Discreto?» domandò rivolgendo un’occhiata fugace a Fred.
Mi voltai verso quest’ultimo rivolgendogli un sorriso di scuse.
«D’accordo» presi una felpa dall’appendiabiti e mi chiusi la porta alle spalle.
Camminammo per poco, per andare sul retro della casa, lontano dalle mura, in modo che nessuno ci sentisse.
«Allora, cosa c’è di così importante da piombare in casa mia così?» domandai con una sicurezza che non avevo.
«Prima dammi il cellulare» disse tendendo la mano.
«Perché dovrei?» chiesi scettica.
«Dammelo e poi capirai.»
Sbuffai, e tirai fuori il telefono dalla tasca dei jeans.
Guardò lo sfondo aggrottando le sopracciglia, ma poi spense il dispositivo.
«Perché?» chiesi, ma lui mi ignorò e «Hai altro appresso? Ipod, o qualcosa di questo tipo?» chiese invece.
«No.» risposi ovviamente. Ero uscita così di casa, non avevo neanche la borsa!
Lui sorrise restituendomi il cellulare.
«Bene. Ho una proposta da farti.» disse guardandosi un po’ attorno.
«Spara» dissi tenendo le mani in tasca e rabbrividendo.
Mi guardò diritta negli occhi e poi «Sesso» disse semplicemente lasciandomi spiazzata.
Il cuore non aveva mai pompato il sangue così velocemente.
«Cosa?!» chiesi incapace di proferire altra parola.
«Hai presente quella cosa che fanno due persone quando si trovano da soli in una stanza, senza vestiti…» disse lui divertito dalla mia reazione.
Sbattei velocemente le palpebre cercando di capire se fosse un fottuto scherzo, perché no, non era divertente.
«So cos’è il sesso, intendevo che cos’è questa proposta!» risposi indignata.
Lui ghignò divertito.
«Semplice, ogni tanto ci incontriamo e ci divertiamo insieme. Allora, sì o no?» disse guardando l’orologio al polso.
«Che razza di proposta è?» chiesi ancora sconvolta.
«Una di quelle indecenti. Mi serve una risposta, non ho tutto il giorno.» rimise le mani rosse per il freddo nel giacchetto.
Deglutii velocemente e «Mi stia chiedendo di essere una specie di scopamici?» non riuscivo proprio a realizzare.
«Mh, mi piace come definizione. Sì. La proposta è questa. Sì o no?» chiese nuovamente.
Mi stava sfidando con lo sguardo, ma non lo avrei lasciato vincere e presa dall’adrenalina risposi.
«Okay ci sto.»
Lui sembrò stupito, ma rise guardando in alto.
«Fantastico, allora ci sentiamo presto.» mi rivolse un occhiolino e sparì nella sua auto.
Rimasi in cortile qualche minuto, assolutamente scioccata , poi cominciò a nevicare e decisi a rientrare in casa, andando diritta in camera mia.
Mi sdraiai sul letto incredula. Doveva essere un sogno, o un incubo.
Non poteva essere la realtà, no. Perché il mio idolo, quello che avevo difeso a spada tratta negli ultimi anni non poteva andarsene in giro a fare proposte del genere.
Ma forse poteva, anzi di sicuro poteva, e l’aveva appena fatto.
Quante volte avevo fatto sogni erotici su di lui? Tante, troppe. Ed ora era così sbagliato.
Ero incredula, era come se tutto quello in cui avevo creduto fosse un immensa bugia.
Harry era davvero come lo descrivevano i giornali, ma io questo non avrei voluto scoprirlo.
Pensai che sarebbe stato meglio non conoscerlo affatto, piuttosto che scoprire la verità.
Harry non poteva essere un arrogante, presuntuoso, ricco ragazzino viziato e puttaniere.
No, non poteva essere così… Lui era il ragazzo che andava a trovare i malati terminali e regalava sorrisi a tutti… Lui era quello che donava i soldi in beneficenza, che alle signing abbracciava le fan anche se i loro bodyguard dicevano che non poteva farlo.
Era quello che diceva alle ragazze autolesioniste di buttare la lametta.
Ma che ne potevo sapere io? In fondo non lo conoscevo davvero.
Liz’s pov.
Dire a Niall che non sarei andata lì a Natale era stato difficile, ma dirlo a Nicole sarebbe stato impossibile.
Mi serviva una vera scusa, qualcosa che reggesse.
Ci pensai tutto il giorno e quando tornai a casa dal lavoro mi decisi a chiamarla.
«Hei Nick, tutto bene?» chiesi mentre intanto cercavo di risistemare la borsa e facendo mente locale su che materie mi rimanevano da studiare.
«Sì, tu?» chiese con voce stanca.
«Tutto bene. Sicura?»
«Sì… è solo la scuola. Ci stanno distruggendo.» si giustificò, anche se non ne ero del tutto convinta. A lei non era mai interessato molto della scuola.
«Okay.. Volevo dirti che probabilmente non verrò per le vacanze…» aspettai la sua reazione, che puntualmente arrivò.
«Come sarebbe a dire che non vieni?!» chiese alzando il suo tono di un ottava.
«E’ che nonna non sta molto bene… Preferisco rimanere qui per tenere la situazione sotto controllo.» che bugiarda che ero.
«Oh… Ma non ci sarà Daniele con loro?» domandò poi, cercando una soluzione.
«Sì, ma non m la sento di venire laggiù, preferisco rimanere qui.»
«Capito. Troveremo un modo, magari posso venire io…» si propose.
«Okay, poi ci mettiamo d’accordo. Ora devo andare a studiare. Ci sentiamo domani, va bene?» chiesi sperando di chiudere al più presto quella conversazione.
«Certo, a domani.»
«Ciao» risposi attaccando.
Ultimamente eravamo così distanti. Odiavo mentirle.
Mi misi a studiare cercando di non pensare a nulla.
«Liz» sentii una mano scuotermi dolcemente.
«Liz» mi richiamò di nuovo ridendo piano.
Aprii gli occhi e li stropicciai, tentando di mettere a fuoco la figura davanti a me.
«Marco» sorrisi appena prima di ricordarmi che erano settimane che non parlavamo per la nostra litigata.
«Ti sei addormentata sui libri, come sempre» mi fece notare prendendo in mano letteratura e posandola sulla scrivania.
Sbadigliai e lanciai uno sguardo alla sveglia, erano le dieci e un quarto. Probabilmente gli aveva aperto nonna .
«Che ci fai qui?» chiesi mettendomi a sedere e facendogli posto sul letto.
«Perché non vuoi andare a Londra?» chiese diretto.
Sbuffai, e «Nicole, vero?» domandai per conferma.
«Sì. Tua nonna sta benissimo, quindi perché non vuoi andare a Londra?» insisté perforandomi gli occhi con i suoi.
Scossi la testa e «Non ho i soldi, okay? Ma non dirlo a Nicole, sai che mi pagherà il biglietto e che non vorrà i soldi indietro.» dissi poggiando la schiena alla testiera e stringendo un cuscino.
Lui alzò le sopracciglia e rise, «Solo per fare l’orgogliosa non passerai, come è tradizione da ormai da 5 anni le vacanze di natale con la tua migliore amica. Ti rendi conto che sei un’idiota, vero?»
Sorrisi per la schiettezza con cui eravamo soliti parlarci e «Sai che non sopporto essere in debito con la gente.»
«E il tuo ragazzo cosa ne pensa?» chiese poi cercando di non cambiare espressione.
Io invece tornai seria, Niall era il motivo per cui avevamo litigato.
«Non ne ho idea, non gli ho lasciato tempo per parlare, gli ho solo detto che non andrò lì.» risposi sinceramente.
«Sei sempre la solita, quel povero ragazzo non sa cosa lo aspetta…» disse ironico.
Rimasi seria, in tensione.
«Senti Liz, a proposito… Mi dispiace. Se tu credi che con lui funzionerà voglio crederci anche io. E’ solo che… Mi preoccupo per te, lo sai.»
Annuii, leggermente sollevata.
«Lo so. Ho esagerato ma per una volta devo provarci, sto sperimentando, e ho davvero paura. Ho bisogno di te quindi…» non finii la frase e lui mi abbracciò stretta.
«Ci siamo io e Nicole, qualunque cosa accada, lo sai. Noi non andiamo da nessuna parte.»
Volevo piangere, ne sentivo l’istinto. Non riuscivo a pensare a cosa sarebbe successo se un giorno Niall fosse sparito dalla mia vita. Non volevo pensarci.
«Grazie» mi limitai a dire sciogliendo l’abbraccio.
«Ora però voglio che mi racconti tutto» disse dandomi una leggera gomitata nelle costole e buttandola sul ridere.
«Dai, sono sempre io che ti racconto gossip sulla mia vita sentimentale ora ne voglio sentire un po’ da te.»
«Non c’è molto da dire… Siamo ancora agli inizi…» cercai di deviare il discorso ma Marco alla fine mi estorse un sacco di informazioni su me e Niall.
«Sembra un tipo apposto.» sentenziò alla fine.
«Sì» lo assecondai.
«Comunque per Londra dovresti dirglielo. Lui è multimiliardario credo potrà permettersi un biglietto per Londra, anzi è il tuo ragazzo, dovrebbe pagartelo a prescindere.» disse categorico.
«Lascia stare! Magari riusciamo a passare le vacanze insieme, no?» gli feci notare, sentendomi in colpa nei confronti di Niall.
«Sì hai ragione. Mi sa che ora devo andare, o non ci arrivo domani a lavoro»
«Va bene. Grazie per essere passato» risposi sinceramente grata e accompagnandolo verso la porta.
«Ci sentiamo presto piccola.» disse voltandosi e lasciandomi un bacio sulla fronte prima di sparire per le scale.
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Condividiamo le ali.
FanfictionLiz è una ragazza qualunque che vive nella grande città di Roma, ma lei non riesce a definirsi "normale". Quell'aggettivo non lo trova appropriato per descrivere se stessa. Niall è un ragazzo famoso, legato alla famiglia e alla sua città natale. Nea...