XIX

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La strada taceva, nonostante tutto. Nonostante la gente che parlottava al cellulare on con il compagno di fianco. Nonostante l'immenso e infinito traffico che da sempre caratterizza le strade contorte di New York, composto da camion e auto che impazienti emettevano quello spregevole e assordante rumore di clacson, o da moto e motorini che correvano manco dovessero fare una gara di velocità. Nonostante i canti e il suono delle trombe degli artisti di strada, o le lagnose lamentele dei barboni che chiedevano l'elemosina e non la ricevevano. Nonostante gli schiamazzi felici e spensierati che si rincorrevano nei marciapiedi, con gli zaini sulle spalle più grandi delle loro schiene.

Nonostante tutto, Percy non percepiva nulla. Dentro il suo cuore si celava un vuoto enorme. Ma non doveva lasciarsi abbattere. Non l'avrebbe fatto, per Annabeth, si era promesso. Per questo in quel momento era diretto all'Empire State Building con tutta la banda. Non erano in molti in realtà, anzi. La maggior parte (e probabilmente i più saggi) si era rifiutata a partecipare a quello più comunemente definito: "Morte Certa". Ma i veri amici restavano, Percy lo sapeva che non lo avrebbero mai abbandonato, neanche si sarebbe trattato di trasferirsi nel tartaro a ottant'anni. C'erano Nico e Will, che si erano proposti ancor prima che Percy chiedesse loro qualcosa. E di questo il figlio di Poseidone ne era ancor più grato, e l'amicizia che aveva il figlio di Ade aveva sviluppato con Ade, inizialmente lo aveva sorpreso. Poi c'era Piper, che però non era la stessa di tanti anni prima, soprattutto dalla morte di Jason. Quando Percy era venuto a conoscenza dell'accaduto, non aveva potuto fare a meno di restarci malissimo. Jason sarebbe sempre stato il suo bro preferito. Hazel e Frank erano giunti da Nuova Roma apposta per lui e Leo e Calipso avevano rimandato l'apertura della loro officina per poter partecipare al suo "Albero dell'Impiccagione". Leo non avrebbe mai smesso di paragonare tutto ad Hunger Games, e Percy gli voleva bene proprio per questo, perché sollevava il morale del gruppo quando non era il figlio di Poseidone a farlo. Grover, il suo migliore amico, aka miglior ragazzo-capra del secolo, era con un intero esercito di satiri a bordo del pullman dietro il loro, capitanato da Tyson e qualche altro ciclope. Percy si chiedeva come potevano star tutti in unico mezzo.

Il figlio di Poseidone frenò l'autobus al semaforo rosso mentre una mandria di mortali anziani attraversava le strisce pedonali alla velocità di un bradipo molto stanco. E questo stufava a Percy.. Quella mattina gli dava tutto fastidio ed era più irascibile di Clarisse La Rue. Il ragazzo tirò un lungo respiro e colse l'occasione per parlare del piano con gli amici.

-Salirò soltanto io.- Annunciò con il tono di chi sta per innescare una bomba

-E noi?- Chiese Piper.

-Non possiamo lasciarti solo. E poi teniamo anche noi ad Annabeth, amico- aggiunse Leo.

-Si ma preferisco far così. Una specie di istinto da semidio, credo- rispose il figlio di Poseidone.

-E noi dove andremo?- chiese Will

-Trovatevi un'occupazione. Ma dividetevi o sarete una facile preda per i mostri-

-E come faremo a sapere quando avrai bisogno di noi?- Hazel si morse l'unghia del pollice della mano destra, pensierosa.

Percy tamburellò le lunghe dita affusolate sul volante, agitato. -Beh, se sentirete una leggera scossa di terremoto, venite altrimenti state tranquilli.

-Come facciamo a stare tranquilli, Jackson?- la voce di Nico avvertì Percy che il figlio di Ade in quel momento era irrequieto tanto quanto lui.

-Vi prego, fidatevi di me- lo disse, in realtà, più che altro per convincere se stesso. Nemmeno lui si fidava di Percy Jackson. Persino il più grande eroe di questo tempo poteva provare diffidenza nei propri confronti.

Percy's deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora